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Gianfranco La Grassa

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Un porto in disuso e nuovi moli


Mimesis Edizioni, pagg.250, € 20,00

 

lagrassa navigazione  IL LIBRO – Colombo, salpando da Palos, conosceva bene il suo porto di partenza. Quando salpò, scelse una direzione ben precisa e levò le ancore pensando di andare alle Indie. In realtà scoperse qualcosa di inaspettato e sconosciuto, che dovette esplorare. Era però necessario che conoscesse bene la collocazione del porto di partenza. Altrimenti, avrebbe preso il mare navigando senza orientamento e chissà se sarebbe arrivato da qualche parte. Un marxista deve partire da Marx; attestarsi su una determinata rotta con la convinzione di voler arrivare comunque a qualcosa di nuovo, che non può più aspettare dopo un secolo e mezzo di continuo calpestare il solito suolo, di ancoraggio nella solita rada. Restare attestati alla fonda dopo tanto tempo implica che non si è "marinai" se non a chiacchiere. Partire però senza nemmeno sapere dove si stava stazionando durante i preparativi del viaggio, significa votarsi a vagare in alto mare senza cognizione di quale rotta effettiva si sta seguendo. Questo testo ha un impianto molto chiaro e ben definito. Nella prima parte si pone in luce qual è l'effettiva problematica affrontata da Marx. Nella seconda parte se ne pone in luce lo spirito prettamente scientifico contro i tentativi di ridurlo a mero filosofeggiare e per di più con una visione intrisa di utopia. Nella terza parte si propone di fatto una nuova impostazione di fondo che può essere così sintetizzata: dalla centralità della proprietà dei mezzi produttivi all'apprestamento di strategie (la politica in senso stretto) per combattere un conflitto (tra gruppi sociali) in vista della conquista di una supremazia. Le conseguenze di tale cambio di paradigma (come spesso si dice) sono esplicitate nel libro in tutta la loro ampiezza.

  DAL TESTO – "La crisi iniziata da quattro anni ci accompagnerà a lungo. È una tipica crisi di scoordinamento legata all'incipiente multipolarismo. La vera differenza rispetto a quella, più volte ricordata, di fine secolo XIX è la deflazione dei prezzi verificatasi allora. Tuttavia, siamo appena all'inizio di una simile crisi e avremo probabilmente modo di assistere anche a quel fenomeno. Tuttavia, se abbandoniamo i paragoni effettuati soltanto in sede di andamento dei processi economici, riusciremo negli anni a venire ad afferrare meglio una serie di mutamenti maggiori che si realizzano in periodi storici simili a quello che prese avvio con la lunga crisi di depressione ottocentesca e che fu caratterizzato dal declino inglese. Non facciamoci però trarre in inganno ancora una volta: non fu quel declino il fenomeno più rilevante dell'epoca (detta imperialistica). Esso, fra l'altro, non era ineluttabile se non con il solito "senno di poi". Si verifìcò allora soprattutto la fine del capitalismo quale si era formato in Inghilterra, e poi in Europa (e, inizialmente, pure negli Stati Uniti), il capitalismo borghese, che servì da modello per l'analisi marxiana e il cui tramonto fu pensato come inizio della rivoluzione proletaria mondiale, che avrebbe seppellito il capitalismo tout court.
  "La depressione di fìne '800, durata circa un quarto di secolo, aprì la via alle vere grandi crisi, soprattutto belliche - con ulteriori riflessi economici critici in date contingenze, tipo quelli del 1907, "trascinatisi" di fatto fino alla prima guerra mondiale, e del 1929, anch'essi superati solo con la seconda - che hanno prodotto la radicale mutazione storico-sociale cui hanno assistito le generazioni del secondo dopoguerra. L'attuale crisi di relativa stagnazione verrà infine considerata fra un bel po' di tempo (diciamo mezza secolo?) come l'apertura di una nuova "grande trasformazione". La "grande illusione" della lotta tra capitalismo e "socialismo", tipica dell'epoca del mondo bipolare, ha completamente sviato l'attenzione degli studiosi, con l'incomprensione totale dell'avvenuto passaggio dal capitalismo borghese a quello dei funzionari del capitale (definizione da me escogitata provvisoriamente e che sono il primo a considerare non del tutto soddisfacente). Adesso siamo entrati in una nuova epoca di netti, probabilmente violenti, sconvolgimenti con ulteriori modificazioni della formazione sociale, che continuiamo a definire genericamente capitalistica in base all'esistenza degli apparati tipici della sfera economica: il mercato e le imprese, ecc. Stiamo accumulando ritardi su ritardi e ci impantaniamo nel chiacchiericcio inconcludente più che in autentiche analisi teoriche."

  L'AUTORE – Gianfranco La Grassa già docente di economia nelle Università di Pisa e di Venezia. Corsi di specializzazione alla Svimez e alla EPHE (oggi EHESS) presso il CEMI (Centre d'études des modes d'industrialisation, diretto da Charles Bettelheim, con cui ha tenuto poi stretti rapporti). Autore di oltre cinquanta volumi (una decina collettanei) e centinaia di articoli. Da molti anni è impegnato in una radicale riformulazione del pensiero di Marx e dunque della teoria della formazione sociale capitalistica.

  INDICE DELL'OPERA – Introduzione, di Gianni Petrosillo – Premessa - Parte prima. Il capitale non è cosa ma rapporto sociale – I. Posizione del problema - II. Ricognizione del porto di partenza - Parte seconda. La teoria della società è scienza – I. Lo spirito scientifico di Marx: rivisitazione - II. Coscienza e «realtà» - Parte terza. I nuovi moli: crisi e conflitti - I. Sulle crisi: la prospettiva tradizionale (economicistica) - II. Sulle crisi: un ripensamento complessivo - III. Sulle crisi: la dominanza della politica - IV. Sui conflitti: tra gruppi dominanti - V. Sui conflitti: tra dominanti e dominati (?)