Lettere dal fronte libico e dalla prigionia in Algeria Stampa

a cura di Gian Michele Gazzola e Luciano Parlato

Lettere dal fronte libico e dalla prigionia in Algeria
Il cappellano militare don Giovanni Rosso


Associazione Primalpe - Cuneo, pagg.235, € 16,00

 

donRosso lettere  IL LIBRO – Dei cinque preti cuneesi cappellano militari durante la seconda guerra mondiale, due rimasero prigionieri fino al 1946. Uno die questi, don Rosso, fu catturato in Tunisia nel maggio del 1943 e tornò in Italia ben tre anni dopo la fine della guerra, nel maggio 1946, dopo aver condiviso tre anni di prigionia militare sotto truppe francesi in Algeria.
  Di questa tragica esperienza è rimasta la corrispondenza tra don Rosso e l'omonimo vescovo di Cuneo. Ed è stato proprio il vescovo a conservare le lettere ricevute da don Rosso, riconsegnandogliele poi al suo rientro e conservate come memoria preziosa di un'esperienza che aveva segnato decine di migliaia di giovani, mandati trionfalmente in guerra e poi lasciati per anni in prigionia, anche ben dopo la fine del conflitto, fino al sospetto di esser totalmente dimenticati dalla stessa nazione che li aveva inviati!
  Queste lettere sono un sobrio specchio del clima di esaltazione sbandierata dal Regime, ma non priva di paura già a partire dalla traversata in mare, e poi dello stato di esasperazione e angoscia degli anni di prigionia. Ed emerge anche la personalità di don Rosso forte della coscienza di compiere il proprio dovere di prete, di servizio morale e spirituale in questi contesti estremi, capace anche di pazienza che rasentava una santa indifferenza. Ci si può chiedere quanto questo suo felice carattere sia stato la forza per reggere oltre cinque anni di prove da anticamera dell'inferno, o se fu questo periodo così duro a temprarlo nella sua paziente saggezza mantenuta inalterata nel resto della sua lunga vita. In tutto questo, don Rosso non perse di vista il suo incarico pastorale, come il vero motivo dell'essere stato inviato tra quei soldati, e affinò la cura morale per le persone che quel dramma passavano in atteggiamenti contrastanti: dalla riscoperta della fede per aggrapparsi a una qualche protezione superiore, alla disperazione di chi sentiva crollare ogni senso di vita umana.
  Come egli stesso scrisse: "Solo la Fede, vorrei dire la santità cristiana, può dare la forza morale sovrumana necessaria a superare questo periodo, e, purtroppo, Voi ben sapete, questa fede profonda e viva non è patrimonio di tutti né di molti". Questa fu la sua vita di prete e, come lui stesso ebbe a scrivere, della sua santità, ordinaria ma profonda.

  DAL TESTO – "Stamane ho avuto una sveglia brusca. Stavo alzandomi per andare a dire Messa e far la Comunione Pasquale a una Compagnia, quando sento una sparatoria contraerea mista a sgranate di mitragliamento aereo. Dopo qualche minuto torna il silenzio. In direzione del caposaldo dove dovevo recarmi, una grossa colonna di fumo. Vien richiesta l'autoambulanza. Giungo prima in moto sul posto. L'anticarro dove dovevo celebrare la Messa è stato colpito da uno spezzone incendiario ed è bruciato in un rogo durato parecchie ore. Poco dopo mi sarei trovato sopra mentre celebravo. Fortunatamente quelli che si trovavano sopra sono riusciti ad allontanarsi: un solo ferito che si era rifugiato sotto la macchina colpita riportando scottature e schegge. Anche lui s'era confessato la sera prima e gli rincresceva di non far in tempo ad aspettare la Comunione prima di esser portato all'ospedaletto. Confessai ancora una decina di uomini e mentre, nella cabina di un autocarro stavo confessando il Comandante la Compagnia altri due aerei giungevano e mi facevano sospendere per tuffarci prudentemente a terra. Più prudenti dei primi 4 questi due passarono alti e se n'andarono. L'altarino era ormai pronto e potei celebrare tranquillamente e distribuire la Comunione a tutti i componenti la compagnia che vennero alla spicciolata dandosi il cambio alle armi. Se volevano pescare me, anche questa volta non ci sono riusciti! Ci vuol altro!"

  L'AUTORE – Rosso Giovanni nacque a Pratavecchia (Dronero) il 22 aprile 1912. Entrò nel Seminario Vescovile di Saluzzo, percorrendone il cammino formativo fino al Diaconato. Nel frattempo, venne nominato vescovo di Cuneo monsignor Giacomo Rosso, già parroco di Dronero, di cui il chierico Rosso Giovanni era parrocchiano. Il nuovo vescovo richiese la presenza del diacono Rosso quale segretario. Ottenuta la debita lettera dimissoria dal vescovo di Saluzzo, monsignor Oberti, ordinò presbitero don Rosso il 5 maggio 1935; da quella data don Rosso rimase in servizio press la Curia di Cuneo, insegnando contemporaneamente Religione nelle Scuole Medie cittadine. Con l'ingresso in guerra dell'Italia, anche don Rosso fu inviato come Cappellano Militare del 65° batt. motorizzato fanteria, a partire dal 24 settembre 1940; trasferito in Africa il 31 agosto 1941, seguì le sorti della divisione "Trieste" nella campagna di Libia fino alla resa, in Tunisia, il 13 maggio 1943. Fu internato nel campo di prigionia IX° di Clauzel e poi nel V° di Costantine in Algeria, ove rimase fino al maggio del 1946. La lunga prigionia in Africa gli lasciò i postumi di una malattia da cui non si riprese mai del tutto. Tornato in patria, rifiutò le agevolazioni offertegli dal suo vescovo per dedicarsi all'insegnamento della religione nelle scuole pubbliche e della lingua francese in Seminario, aiutando nel contempo le parrocchie della città con il suo silenzioso ministero. Il 28 aprile 1957, uscendo dalla sua Pratavecchia verso Dronero, fu anche vittima di un tremendo scontro con una moto che lo tenne in ospedale per lungo tempo, ma che superò con pazienza e rassegnazione. Giunto all'età della pensione, fu anche segretario del Centro Pedagogico Catechistico. Morì il 22 marzo 1990 "dopo tre mesi di duro calvario sopportato con evangelica mitezza".

  INDICE DELL'OPERA – Introduzione - a) Scheda biografica di don Rosso e nota sul carteggio - b) Il ritorno dell'ultimo cappellano prigioniero - c) La Libia come si presentò a don Giovanni Rosso - d) Il fronte dell'Africa settentrionale - e) La testimonianza del cappellano don Giovanni Rosso nella guerra libica (1. Un prete in guerra – 2. La nuova parrocchia Bari e Bacoli – 3. Il viaggio verso l'Africa – 4. La pastorale di don Rosso in terra d'Africa – 5. Bir Hacheim – 6. El Alamein – 7. Verso lo resa – 8. Prigioniero) – Lettere (1. Le lettere da cappellano militare in Italia (1940-1941) – 2. Le lettere da cappellano militare in Libia (1941-1943) – 3. Le lettere da cappellano prigioniero in Algeria (1944-1946)) – Documenti (1. Vincere per vivere – 2. Medaglia al valore – 3. Elenco prigionieri italiani deceduti in Algeria – 4. Stato di servizio - 5) Natale fra i reticolati – 6. L'odissea di un Cappellano – 7. Necrologio sulla "Rivista Diocesona") – Appendici (1. Gli spostamenti di don Giovanni Rosso come appaiono dalle sue lettere – 2. Luoghi geografici della campagna in Libia – 3. Personaggi citati nelle lettere di don Giovanni Rosso e Mons. Rosso – 4. Notizie biografiche di alcuni personaggi particolarmente citati – 5. Note tecniche delle varie lettere) – Bibliografia - Inserti fotografici (1. Famiglia – 2. Con i preti di Saluzzo – 3. Montagna – 4. Segretario del Vescovo – 5. Durante il servizio militare – 6. La tomba) - Indice