Dolomiti 1915-1917. Storie di alpinisti in divisa Stampa E-mail

Antonella Fornari

Dolomiti 1915-1917
Storie di alpinisti in divisa


Edizioni DBS, pagg.152, € 13,00

 

fornari dolomiti  IL LIBRO – Furono gli uomini che contribuirono a costruire il mito delle Dolomiti: alpinisti come Antonio Berti, Gino Carugati, Arturo Andreoletti, Fausto De Zolt tra 1915 e 1917, durante la Grande Guerra, scalarono cime e pareti mettendo a disposizione dei propri Paesi la conoscenza e l'esperienza che avevano maturato in tempo di pace. Le loro storie, appassionate ed umanissime, sono state raccontate da Antonella Fornari nel suo nuovo libro: "Dolomiti 1915-1917. Storie di alpinisti in divisa".
  Dal Monte Paterno alla Tofana, dal Cristallo a Monte Popera, la pluripremiata autrice racconta da alpinista le storie di questi "Grandi" delle montagne, alpinisti per passione e soldati per dovere.
  Per ogni gruppo di montagne che spazia dalle Tre Cime di Lavaredo alla Marmolada, Antonella Fornari narra una vicenda alpinistica ad essa legata e la storia dell'uomo che ne fu protagonista. Ne emerge una panoramica delle Dolomiti nuova. Strapiombi e cenge altissime diventano testimoni d'eccellenza del coraggio umano nel contesto di un conflitto che sulle montagne sublimò in straordinarie imprese.
  Non sparisce la brutalità della guerra, che resta terribile anche a quelle quote: ma i racconti di Fornari rendono onore a un coraggio e una capacità alpinistica e atletica ancor oggi degna di tutto rispetto.
  A renderla tangibile al lettore sono le immagini: le Dolomiti nel libro sono immortalate in grandi foto a colori a piena pagina, con scatti realizzati dall'autrice ripercorrendo le vie percorse dagli uomini di cui parla. A cento anni di distanza in quei luoghi è cambiato poco. Per il lettore, anche digiuno di grandi altezze, sarà un'emozione poter salire con lo sguardo e con la lettura su posizioni e alture difficilmente accessibili a uno scalatore meno che esperto.
  Spiega Fornari: "questo libro nasce dalla volontà di fondere la mia esperienza personale con le vicende alpinistiche e di guerra di molti figli di quel tempo che ad un tratto si trovarono costretti ad affrontare i monti non per diletto ma per "ragioni di guerra". Da quei giorni di guerra combattuta a fil di cielo prendono vita le belle figure di Luigi e Giuseppe De Carlo di Calalzo di Cadore; di Paolo, Augusto, Arturo, Cristiano e Umberto Fanton pure di Calalzo, paese che, agli inizi del Millenovecento sarà il "salotto buono" dei nomi illustri che frequenteranno le Dolomiti. E poi, ancora un cadorino, Fausto De Zolt, l'ingegnere cadorino il cui nome è tutt'oggi legato alla parete che sale alla siderea Cresta Zsigmondy.
  Tante storie da rivisitare con immagini di oggi e di ieri e con i racconti di straordinarie avventure, spaccato di vita che si svolge come su un filo sottile teso fra amore e guerra, fra passione e amicizia, fra leggenda e storia ... come un atto d'amore per le nostre montagne."

  DAL TESTO – Alcune "vie" nuove, in roccia, vengono aperte per necessità di guerra anche sotto il fuoco nemico: il ten. Fusetti sale sul Sasso di Stria e la morte lo invola sulla vetta.
  Il Ten. Gino Carugati conquista Nèmesis scendendo dalla cima della Tofana Terza.
  I Ten. Tarra, De Zolt e Salvetti - passando per la cresta del Monte Giralba di Sopra - raggiungono la cima del Monte Papera.
  Ancora: il Ten. Fausto De Zolt sale sulla Cresta Zsigmondy passando per il versante Busa di Dentro.
  Gli ufficiali degli Alpini Gardiol, Castagnero e Prinetti superano il Canalone ad "U" di Croda Rossa (Rotwand) mentre l'irredento trentino Italo Lunelli – solo – conquista Torre Trento.
  Il Ten. Ugo Ottolenghi conte di Vallepiana, con la guida valdostana Joseph Gaspard, sale sulla Tofana di Ròzes per il "Camino degli Alpini".
  Ma non si dimentichino le imprese in campo avversario.
  La guida alpina tirolese Joseph Innerkofler attraversa il Ghiacciaio Pensile di Popera calandosi - attraverso Forcella Zsigmondy - per un itinerario individuato vent'anni prima e mai realizzato.
  Hans Forcher, guida alpina pure lui e compagno di scalate di Innerkofler sale, nel Gruppo del Cristallo, la Punta Est del Forame da Val Prà del Vécia, mentre un manipolo di Kaiserjäger lo raggiunge da Forcella Gialla.
  Da Alpini e Artiglieri viene issato un cannone sulla Cima Grande di Lavaredo e altri tre presso la cima del Monte Popera tra cui il "cannone che sparava dalle stelle".
  Si combatte ovunque e, come ancora racconta Antonio Berti, si porta ad un grado che sarebbe stato inconcepibile prima, la resistenza al freddo e alle intemperie. Insomma, gli alpinisti dovettero indossare la divisa e mettere a disposizione la propria esperienza per quella guerra strana, la guerra in montagna, verso la quale - solo pochi anni prima - si erano vinti i pregiudizi.
  Una guerra che iniziò proprio quando l'alpinismo aveva raggiunto il suo apice su larga scala; proprio quando era diventato quasi un fenomeno di massa come testimoniano la nascita delle Associazioni Alpinistiche e l'apertura dei primi veri rifugi alpini.
  Si comincia a sentire parlare di Österreichischer Alpenverein, di Club Alpino Italiano, di Deutsche und Österreichischer Alpenverein.
  Compaiono, sempre più numerosi, portatori e guide alpine.
  Fu proprio in Tirolo, nel 1881, che - su iniziativa dell'OAV - si tennero i primi corsi per guide alpine civili e - quasi contemporaneamente - nacquero le Truppe da Montagna in senso più stretto.
  Sebbene fin dal 1872, in Italia, fossero stati creati gli Alpini e poco dopo, in Francia, gli "Chasseurs des Alpes", ancora non si praticava un vero e proprio addestramento: la "guerra in montagna" sembrava veramente un'eventualità assai remota.

  L'AUTRICE – Antonella Fornari è nata a Curtatone (MN). Vive da lungo tempo in Cadore fra le sue adorate montagne. Biologa, ha per lunghi anni esercitato la professione dedicandosi nel tempo libero alla sua più grande passione, la Montagna appunto, diventando alpinista di buon livello con un nutrito curriculum di vie classiche sulle "sue" Dolomiti. L'amore per la verticalità e le pareti non le hanno fatto perdere l'interesse per lo studio dell'ambiente in cui vive. Ha fatto parte del Gruppo Rocciatori "Caprioli" di San Vito di Cadore, prima donna - dal 1947, anno della fondazione - a entrare nel sodalizio. Tutti i suoi lavori sono in bilico fra storia e montagna e ripercorrono le vie in roccia e gli itinerari aperti per necessità di guerra negli anni del Primo Conflitto Mondiale. Nel 2005, con la collaborazione del Museo Storico delle Truppe Alpine e del Club Alpino Italiano, ha realizzato lo mostra fotografica la "Guerra dei Semplici". Collabora con le scuole, con strutture pubbliche e private, con circoli culturali dove propone i suoi audiovisivi di cui è unica produttrice. Scrive per "Aquile in Guerra", organo ufficiale della Società Storica per lo Guerra Bianca, per il periodico "Dolomiti", per molti notiziari sezionali del Club Alpino Italiano. Ha scritto per la "Rivista", il bimestrale pubblicato dalla Sede Centrale (oggi "Montagne 360°"). Nel 2002 ha ricevuto il "Premio Marcolin", un riconoscimento che il Club Alpino Italiano, Sezione di Padova, annualmente assegna a uno scrittore alpinista. Sempre nel 2002 ha fatto parte del Comitato Scientifico del Progetto Interreg III Austria/Italia volto alla conservazione e al ripristino dei sentieri e delle opere della Grande Guerra presenti sul territorio dolomitico. Dal 2003 è membro accademico del Gruppo Italiano Scrittori di Montagna. Nel 2008 ha proposto i suoi lavori in una conferenza all'Istituto Geografico Militare di Firenze su invito del Ten. Gen. Corrado Lauretta (al tempo capo del Corpo di Amministrazione e Commissariato dell'Esercito) in occasione dell'apertura di un corso universitario tenuto in collaborazione con l'Università "La Sapienza" di Roma. Nel 2011 ha ricevuto un riconoscimento al Cinema Film Festival dell'Appennino e il libro "Rumore appena visibile di scarpe chiodate" è stato semifinalista al Premio Cortina d'Ampezzo nella Sezione "Libri di Montagna".

  INDICE DELL'OPERA – Note dell'autore - Introduzione - Antonio Berti: cantò i monti in pace e in guerra - Joseph Innerkofler e il Monte Paterno. Basta aprire le ali – I "De Carlo". Le montagne "di casa": le Marmarole, respiro di cielo – I fratelli Fanton. La Montagna nel cuore – Il Tenente Gino Carugati e Nèmesis. Come vendetta divenne amore – Il Padreterno. Quando la Compagnia era la "206" e il suo comandante Arturo Adreoletti - Giovanni Mezzacasa e il Col dei Bos. 'Andèmo Schiochet!" – Ten. Ugo Ottolenghi conte di Vallepiana. Chi porta la penna per un giorno, la porta per tutta la vita - Ten. Fausto De Zolt. La parete e il suo ufficiale: Cresta Zsigmondy - Bortolo Barbarìa. Zuchin, l'uomo dei camini - Bibliografia - Biografia – Le altre pubblicazioni