Russofobia. Mille anni di diffidenza Stampa E-mail

Guy Mettan

Russofobia
Mille anni di diffidenza


Sandro Teti Editore, pagg.399, € 22,00

 

mettan russofobia  IL LIBRO – I provvedimenti e le accuse senza appello che governi, media e opinione pubblica occidentali hanno rivolto alla Russia e al suo presidente in occasione della crisi ucraina del 2014 e del recente intervento in Siria, costituiscono solo la più recente manifestazione di un atteggiamento che prese avvio più di mille anni fa. Partendo da Carlo Magno, Guy Mettan ricostruisce le linee di forza religiose, geopolitiche e ideologiche di cui attraverso i secoli si è nutrita la russofobia europea prima e statunitense poi. Attraverso una discussione critica delle fonti mette in luce le debolezze e le mistificazioni del pregiudizio che ancora oggi porta l'Occidente a odiare l'"orso" russo e a temere il suo presunto imperialismo.
  "Il libro di Guy Mettan – si legge nella Nota dell'editore - è importante non solo per denunciare questo fenomeno, che minaccia la stabilita e la pace, ma ha anche il merito di smontare il castello di pregiudizi su cui si fonda la russofobia, descrivendone il percorso storico che inizia da Carlo Magno per arrivare fino ai giorni nostri."
  "La Russia – scrive Franco Cardini nell'Introduzione - rimane, per gli europei, altro-da-noi. Si ha difficolta, come con la Turchia, ad ammetterla nel club europeo; e, se e quando lo è, ci si affretta a sottolineare sempre che si tratta di una Russia "mutante" in quanto l'"anima russa" ci resta estranea: e si ha un bel ripetere che in fondo quel che Mustafa Kemal ha fatto in Turchia nella prima meta del Novecento, Pietro il Grande lo aveva già fatto in Russia nella seconda metà del Seicento. È la dimensione del ponte tra Europa e Asia, la dimensione propriamente eurasiatica, a sfuggirci; e quell'Oriente "blocco territoriale" proposto dal Behemoth schmittiano contro l'Occidente inteso come Leviathan occidentale padrone di un sistema di acque e di terre, di oceani e di continenti, che si ha difficolta a prendere in considerazione in quanto entrerebbe in conflitto con la più facile, diffusa, comoda, affermata visione di un Occidente "civile" contro un Oriente "barbaro", di un Occidente "libero" contro un Oriente "tirannico", di un Occidente "razionale" contro un Oriente "folle", di un Occidente "pacifico" contro un Oriente "aggressore". La russofobia poggia su quest'ancor solida base di ormai inveterati pregiudizi. Se ne servirono bene, ieri, gli avversari di Gorbačev che riuscirono a mettere l'ex Unione Sovietica nelle mani dei Chicago boys riducendola alla rovina socioeconomica. Cercano di servirsene di nuovo oggi gli avversari di Putin, obiettivo dei quali e la trasformazione di quello che potrebbe essere l'avvio di un nuovo equilibrio nell'assetto internazionale del mondo in una grottesca replica della Guerra fredda di mezzo secolo fa, a sua volta squallido riproporsi del "Great game" nel quale si trovo impigliata, in pieno Ottocento, l'Europa colonialista in Asia."

  DAL TESTO – "È un sentimento complesso. Esiste un odio passivo, che consiste nello sfruttare una debolezza momentanea della Russia per instaurarvi un ordinamento favorevole o impadronirsi delle sue risorse, come avvenne nell'era El'cin quando, con la scusa della liberale "terapia shock" ispirata dal Fmi e dalla Banca mondiale, gli oligarchi fecero man bassa delle sue ricchezze. Ma esiste anche una russofobia attiva, aggressiva, che si manifesta al contrario quando la Russia ritrova le sue forze, e la preoccupazione diventa quella di impedirle di acquisire troppa importanza. Si è visto in atto questo fenomeno nel 2003 quando – facendo marcia indietro a tutta velocità per prendere le distanze da un Putin che si rifiutava di invadere l'Iraq pur avendo sostenuto gli Stati Uniti nella loro lotta contro il terrorismo in seguito agli attentati dell'11 settembre 2001 - i russofobi occidentali dispiegarono tutta la potenza di fuoco del loro soft power per trasformare Putin in un nuovo anticristo."

  L'AUTORE – Guy Mettan, giornalista, storico e politico ginevrino, e esperto di geopolitica della Russia. È membro fondatore e direttore del Club Svizzero della Stampa. Dopo l'esordio al Journal de Genève, ha collaborato con diverse testate fino a diventare redattore capo del prestigioso quotidiano "Tribune de Genève". Successivamente si è dedicato alla carriera politica, entrando nello schieramento di centro Pdp (Partito democratico popolare), diventando consigliere municipale della città di Ginevra. È autore di numerosi libri di argomento storico dedicati alla Svizzera.

  INDICE DELL'OPERA - Nota dell'editore – Introduzione - Russofobia o russofollia? - La forza di un pregiudizio (La russofobia ovvero la Russia a portata di tutti - Come i cani di Pavlov: il riflesso russofobo - Ucraina 2014, un'agghiacciante acriticità) - Piccola genealogia della russofobia (Una guerra di religione che si protrae dai tempi di Carlo Magno - La russofobia francese e il mito del dispotismo orientale - La russofobia inglese ovvero l'ossessione dell'impero - La russofobia tedesca: dal Lebensraum all'ostracismo della memoria - La russofobia americana ovvero la dittatura della libertà) - Russofobia: istruzioni per l'uso (Le parole e la grammatica della neolingua antirussa – La costruzione del cattivo e il mito dell'orso feroce – Conclusioni: l'Occidente e lo specchio russo, lineamenti di un contro-mito) - Bibliografia