Ugo Ojetti. Critica, azione, ideologia Stampa

Marta Nezzo

Ugo Ojetti
Critica, azione, ideologia
Dalle Biennali d'arte antica al Premio Cremona


Casa Editrice Il Poligrafo, pagg.270, € 35,00

 

nezzo ojetti  IL LIBRO – Ugo Ojetti (Roma, 1871 – Firenze, 1946) fu collezionista e opinionista sagace, ma fu, soprattutto, un raffinato censore del sistema delle arti italiano e, ancor più, un manager delle esposizioni, sorta di curatore ante litteram, teso fra passione antiquaria e ricerca di nuove qualità espressive, possibilmente connotate da un alto potenziale identitario ed economico.
  L'amore per i canoni visivi del nostro passato - avvertiti come necessaria consolazione al presente - lo spinse a promuoverne largamente il recupero, in una perenne ricerca di alleanze intellettuali, politiche e finanziarie. Opzione rischiosa, che lo portò - fra vittorie e delusioni - a incrociare i nodi più oscuri della programmazione culturale fascista.
  Questo volume indaga l'intensità del personaggio sotto il segno del fare. Segue il filo rosso della sua esperienza, affiancando scritti pubblici e carte private, così da individuare non soltanto il legame ch'egli seppe attivare fra indirizzo critico e attività organizzativa, ma anche la sua appassionata battaglia per avvicinare "la bellezza" a un pubblico esteso.

  DAL TESTO – "È restando aggrappato alla fedeltà mimetica e alla centralità soda del corpo umano, che Ojetti si prepara a solcare le acque divise dell'ultimo fascismo e del suo bifronte progetto di riforma delle arti. Com'è noto, nel corso degli anni Trenta, vengono precisandosi, incarnate dai gerarchi Giuseppe Bottai e Roberto Farinacci, due diverse modalità di cooptazione delle forze intelletttuali: la prima è di natura maieutica, intenta a "educare" al totalitarismo per averne un ritorno espressivo "libero" e rilevante; la seconda ha invece natura semicoercitiva, basandosi sul controllo di commesse e premi (cioè denaro) con l'esplicito intento di direzionare la creatività. A ben guardare le due opzioni rispecchiano candidamente la doppia anima socio-politica del regime, a un tempo altoborghese e sanculotto, reazionario e rivoluzionario, elitario e popolare: insomma un'ossimorica tirannide, almeno nelle intenzioni.
  "In campo artistico, l'ipotesi populista - quella degli Interlandi e dei Farinacci - assume tinte vieppiù fosche dacché, nel gennaio 1933, Adolf Hitler, divenuto cancelliere del reich tedesco, impone agli occhi del mondo il programma del nazismo sulle arti. La "nuova Germania" punta, sin dal principio, a normalizzare temi e modi rappresentativi, non soltanto soffocando l'avanguardia, ma imponendo il diktat della verosimiglianza."

  L'AUTRICE – Marta Nezzo lavora presso il Dipartimento dei Beni Culturali dell'Università di Padova, dove insegna Fonti e metodologia della storia dell'arte e Arti extraeuropee: questioni critiche e formali. I suoi studi sono da tempo concentrati sulla critica d'arte ottonovecentesca, esplicata fra riviste specializzate e stampa quotidiana. Interessata agli aspetti organizzativi e simbolici della tutela durante le guerre mondiali, ha maturato una speciale attenzione per i fenomeni di ideologizzazione tanto del discorso sull'arte, quanto del sistema espositivo e conservativo. Fra i suoi lavori: "Ritratto bibliografico di Ugo Ojetti" (2001), "Critica d'arte in guerra. Ojetti 1914-1920" (2003), "Il miraggio della concordia. Documenti sull'architettura e la decorazione del Bo e del Liviano" (2008).

  INDICE DELL'OPERA – Premessa – I. Note sparse sulla formazione di un manager della cultura (La costruzione del dire - Arti e politica delle arti: prime contaminazioni - Il Manifesto e la norma) - II. Biennali antiquarie e Biennali antiquate: Ojetti fra Firenze e Venezia (1911. Ritrarre una nazione - 1919-1922. Progetti fiorentini per il dopoguerra - 1919-1922. La penetrazione nelle Biennali veneziane) - III. 1922. Logica e logistica di un apparato barocco (Organizzazione – Vernissage - Sfide critiche: giornalisti e professori - Il confronto con la "Fiorentina primaverile" - Corollari e derive) - IV. 1922-1925. Arte decorativa e critica applicata (Monza – Parigi – Tokyo) - V. 1925-1930. Fantasmi veneziani (Un intellettuale fascista - Maraini alla Biennale: aspettative – Delusioni) - VI. 1931. Tipizzare l'antico fra ville e giardini (L'organizzazione - Piacentini e Ojetti – Concorsi) - VII. 1932-1936. I «commentaires vivants» fra madrid e venezia (Una nuova figura professionale – Muséographie - Effetti collaterali) - VIII. 1937-1940. Ripensare Firenze (Arte domenicana fra interessi civici e politica internazionale - Lorenzo de' Medici ago della bilancia: contro l'alienazione del patrimonio storico - Il Cinquecento toscano: la patria di fronte al baratro) - IX. 1939-1943. Un explicit oscuro (Proposizioni naziste - Proposizioni italiane - Il confronto internazionale - Il Premio Cremona) – Epilogo - Antologia