Nell'Islam iranico 3 Stampa

Henry Corbin

Nell'Islam iranico
Aspetti spirituali e filosofici
3. I Fedeli d'amore. Shī'ismo e sufismo


Mimesis Edizioni, pagg.410, € 26,00

 

corbin iranico3  IL LIBRO – Forse davvero – come ci ricorda Henry Corbin – è nella cerimonia del matrimonio iraniano che ancora oggi è possibile rilevare la traccia di uno dei significati più alti e vertiginosi del discorso amoroso del sufismo: il marito non guarderà direttamente la moglie mentre entra nella sala, ma ne scruterà un'immagine riflessa in uno specchio. Per dire che nell'amore vero, quello che non può non essere unico e unire le più semplici cose a Dio stesso, non c'è possesso e nemmeno una relazione tra semplici oggetti, ma un gioco vertiginoso di rispecchiamenti, di luci e di ombre, un gioco il cui mistero sacro è lo specchio stesso. L'esperienza dell'amore per un sufi deve essere visione della visione ed è quanto ci ha insegnato il grande mistico Rūzbehān Baqlī ShIīrāzī a cui Corbin dedica la prima parte di questo terzo volume de "Nell'Islam iranico" e che è un esempio di ricerca spirituale assoluta. La seconda parte del volume esplora un problema di non facile soluzione seppur importantissimo: i complessi rapporti tra shī'ismo e sufismo. Per il mondo shī'ita la figura chiave è certamente quella di Haydar Āmolī, che diffonde la teosofia di Ibn 'Arabī correggendola nel quadro della dottrina imāmologica. Come sottolinea Corbin, è la fonte e la garanzia di una vera esperienza spirituale in grado di poter ravvivare la lettera rivelata, anche per un sufismo che spesso "non osa dire il proprio nome", cioè la sua vicinanza o implicita adesione ai principi dello shī'ismo.
  "In ogni caso – si legge nell'Introduzione di Roberto Revello - per attribuire un valore a temi come quelli che troviamo affrontati in questo terzo tomo de Nell'Islam iranico, di così vasta portata filosofico-spirituale, non è necessario aderire all'Islam (Corbin non vi aderì, nonostante la passione viscerale per lo shī'ismo), o comunque a una delle religioni del Libro, o a una qualunque religione, o a un dio con la prima lettera maiuscola. Forse è sufficiente essere solo uomini, uomini sensibili all'antica esortazione del "conosci te stesso". Di altamente significativo c'è invece il fatto di ritrovare questi motivi all'interno di una religione e di una civiltà che sbrigativamente spesso si definisce come propensa al fondamentalismo letteralista, aniconica, ecc., e altrettanto prezioso è il fatto che tali temi siano rinvenuti non nelle pagine speculative di eccentrici filosofi messi al martirio, ma, al contrario, nel cuore pulsante di un'esperienza spirituale diffusa e da Corbin fenomenologicamente rinvenuta e interpretata."

  DAL TESTO – "L'anima trova la quiete scoprendo il segreto delle teofanie ma dalla loro moltitudine è mantenuta in uno stato di inquieto movimento. L'invito "Ritorna, o anima pacificata" non deve tanto intendersi come un Ritorno conseguenza della pacificazione dell'anima, ma come un Ritorno che consiste in questa stessa progressiva pacificazione. Così vi è una certezza crescente nella quiete di questi inquieti, nell'inquietudine di questi appacificati. Essi ignorano le vertigini del nulla e dell'assurdo, il panico che precipita le masse e gli individui nei rifugi dogmatici, religiosi o laici, anticipatamente preparati. Il ritorno, come è commentato da Ibn 'Arabī, non è il ritorno a Dio in generale, a un Dio collettivo, ma al tuo Signore personale: segna la dissociazione radicale del divino, l'individuazione del rapporto tra il Signore e il suo fedele (rabb e marbūb), in correlazione al sentimento di un radicamento preesistenziale, preeterno, dell'individualità spirituale. L'Essere Divino si manifesta al proprio fedele in una teofania appropriata al suo essere, in Lui esistente preeternamente, in cui Egli stesso si rivela manifestandola. Si tratta del fenomeno dell'individuazione mistica (tafrīd), sia per annichili mento (fanā) della nafs ammāra, l'anima "imperialista" degli istinti possessivi, sia per sovra-esistenza (baqā') nell'atto della rivelazione di Dio a se stesso."

  L'AUTORE – Henry Corbin (1903-1978) è stato un filosofo orientalista di enorme influenza nel pensiero contemporaneo. Con la sua opera monumentale di saggi e di edizioni critiche, ha rivoluzionato la nostra conoscenza del mondo musulmano, facendoci riscoprire l'immenso tesoro spirituale e filosofico dell'Iran shī'ita. I suoi studi sono diventati punto di riferimento imprescindibile non solo per gli storici e i filosofi delle religioni, e per chi si occupa del dialogo interculturale tra Oriente e Occidente, ma per tutti coloro che sono interessati a esplorare le ricche potenzialità di ciò che Corbin chiamava "mundus imaginalis", la dimensione immaginale, chiave per comprendere ogni fenomeno religioso e ogni atto creativo. Tra le opere più famose, già tradotte da Mimesis: "Il paradosso del monoteismo" (2011), "Nell'Islam iranico I" (2012), "Tempo ciclico e gnosi ismailita" (2013), "La Sophia eterna" (2013), "Nell'Islam iranico II" (2015). È in corso di pubblicazione il quarto e ultimo volume della summa "Nell'Islam iranico".

  INDICE DELL'OPERA – Introduzione. L'ultima religione, la religione d'amore. Introduzione, di Roberto Revello - Nell'Islam iranico. Aspetti spirituali e filosofici - I Fedeli d'amore. Shī'ismo e sufismo - Argomento dei libri I-IV - Libro III. Rūzbehan Baqlī Shīrazī e il sufismo dei Fedeli d'amore - I. Sufismo e quiete dell'anima - II. Rūzbehan di Shīraz - III. L'annuvolamento del cuore e la prova del velo - IV. Diarium spirituale - V. Il gelsomino dei Fedeli d'amore - VI. Il pellegrinaggio interiore - Libro IV. Shī'ismo e sufismo - I. Haydar Āmoli, teologo shī'ita del sufismo - II. Un trattato anonimo sui sette sensi esoterici del Corano - III. Tipologia degli spirituali secondo Sā'inoddīn 'Alī Torkeh Isfahānī (830/1427) – IV. I sette organi sottili dell'uomo secondo 'Alāoddawleh Semnānī (736/1336)