Boccioni atto primo Stampa

a cura di Virginia Baradel

Boccioni atto primo
Pene dell'anima e la vocazione giovanile per la scrittura


Casa Editrice Il Poligrafo, pagg.112, € 22,00

 

baradel boccioni  IL LIBRO – Indiscusso protagonista e fervido tribuno dell'arte futurista, Umberto Boccioni manifestava già negli anni dell'adolescenza, trascorsi tra Padova e Catania, quel suo destino di eccezionalità, coltivando propositi letterari. Una vocazione che si traduce in scritti pervasi dalle percezioni che agitavano il suo animo. Tra i vari componimenti poetici e narrativi, si distingue il racconto "Pene dell'anima", che tratta della consunzione e del suicidio d'amore di una giovane donna. Una visione fosca e crepuscolare si accompagna a una scrittura che rivela il linguaggio di un giovane avvertito, spinto da un'incessante lavorio mentale a inoltrarsi nella complessità che caratterizza i temi della bellezza, dell'amore e della morte. Tra le maglie di un patetismo di maniera è possibile intravedere alcune anticipazioni che riaffioreranno nei primi anni milanesi quando, in quella tumultuosa temperie artistica, Boccioni si confronterà con simbolismo ed espressionismo, facendo emergere, come scrive Maurizio Calvesi, quell'«oscuro sentimento della morte che ne insidiava la stessa vitalità generosa».

  DAL TESTO – "L'idea della morte vittoriosa sulle miserie e iniquità umane porta il balbettio macabro di Pene dell'anima su un piano così elevato da collegare in un apocalittico ordito Savonarola e Nietzsche. Al tempo del racconto la morte non aveva ancora le sembianze dello scheletro ma ne aveva l'imperio e, con i dovuti nutrimenti concettuali e iconografici, potrà diventare lo scheletro che cavalca sulle vanità umane.
  "Oltre alla visione allegorica, ben marcata nelle opere simboliste, quelle che meglio si accordano alla vis tragica del racconto, vi è anche l'allusione palese alla forma fisica del cadavere, alla massa o alle rovine dei corpi senza più vita. Infatti, più che il disegno o l'acquaforte con l'Annegato, ci sembra più affine alla temperie del racconto il cumulo dei cadaveri che compare in Beata solitudo sola beatitudo: esso sembra sostanziare la terra, esserne stratificazione. I morti abitano il sottosuolo, le sue paludi, affiorando con parte dei corpi o con la testa a monito e memento. Questo tema compare in modo esplicito quando si manifesta l'allusione all'impossibilità dell'amore, ovvero della felicità."

  LA CURATRICE – Virginia Baradel è critica e storica dell'arte del Novecento. Ha collaborato con varie istituzioni veneziane e padovane, in particolare con la Fondazione Scientifica Querini Stampalia e i Musei Civici di Padova. Ha condotto studi e curato mostre su vari temi del Novecento: dal "Premio Marzotto di Pittura 1954-1968", ad "Artisti ed arazzi del '900", a "La grande svolta. Viaggio in Italia negli anni Sessanta", a "Novecento privato. Arte italiana con vista su Padova", dove ha presentato pittori e scultori coinvolti nel cantiere universitario novecentista. Numerosi gli artisti di cui si è occupata con progetti mirati: da Felice Carena, a Italo Valenti, a Giulio Paolini. Si è interessata in modo particolare all'arte padovana del secolo scorso: suoi i contributi sulla pittura a Padova nei volumi della collana Electa "La pittura nel Veneto. Il Novecento". Gli studi sul primo Novecento hanno fornito nuove conoscenze sugli anni patavini di Umberto Boccioni, Ugo Valeri e Felice Casorati. Ha collaborato con le riviste «Tema celeste», «Op. Cit.» e «Venezia Arti». Collabora alla pagina di cultura dei Quotidiani Finegil Gruppo Espresso.

  INDICE DELL'OPERA - Umberto e Mario: il tesoro di un'amicizia (Famiglia Nicotra) - Umberto Boccioni: Pene dell'anima. Romanzo fisiologico sociale filosofico del XXXXII secolo - Boccioni atto primo - Tra ingenuità e profezie (Virginia Baradel) – Anticipazioni. Bagliori estetici e introspettivi dagli scritti del giovane Boccioni (Franca Munari) - Boccioni e le acerbe pene d'amore perdute (Antonia Arslan) – Altri scritti di Umberto Boccioni (Erminia - Fra i morti - Cos'è il mondo) - Su Umberto Boccioni