Perfidi giudei, fratelli maggiori Stampa

Elio Toaff

Perfidi giudei, fratelli maggiori

il Mulino, pagg.288, € 22,00

 

toaff perfidi  IL LIBRO – Quando il 13 aprile 1986 Giovanni Paolo II entrò nella sinagoga di Roma la notizia fece il giro del mondo. Non accadeva dai tempi di Pietro che un papa entrasse in sinagoga. Quel gesto, che marcava un eccezionale avvicinamento fra cristiani ed ebrei, era opera di due personaggi a loro volta d'eccezione, papa Wojtyła e il rabbino capo di Roma Elio Toaff. Per Toaff era il coronamento di una vita spesa per intero a servizio dell'ebraismo e degli ebrei. Egli volle allora ricapitolarla in questa memoria, che con un racconto sereno e saggio, ma non indulgente, attraversa il fascismo, la persecuzione, la guerra, la nascita di Israele, il rapporto della società italiana con l'ebraismo, l'antisemitismo ritornante.
  Il volume ripropone l'autobiografia di Elio Toaff, "Perfidi giudei, fratelli maggiori", pubblicata nel 1987. La riprende però seguendo la versione del dattiloscritto originale, ora conservata presso il Museo ebraico di Roma: un testo indubbiamente meno ripulito ma più spontaneo e vicino allo stile dell'autore e al suo spirito toscano. L'edizione è poi completata da un inserto fotografico, in appendice da una lunga lettera inedita del marzo 1945 di Toaff al fratello, dal discorso di commiato da lui tenuto nel 2001 e da una breve sintesi della vita di Toaff successiva al 1987.
  "Ammiravo Toaff – scrive Sergio Della Pergola nell'Introduzione – non solo per le parole eccezionalmente efficaci e pertinenti, oltre che sempre semplici e chiare, che sapeva dire in ogni occasione, ma forse ancora di più per la sicurezza delle sue azioni animate dalla sua fede incrollabile e dalle sue ampie conoscenze. «Si fa così», diceva, e questo poteva valere tanto nella estemporanea macellazione rituale di una colomba, quanto nel delicato confronto politico con un capo di Stato, nella soluzione di un problema di giurisprudenza rabbinica legato alla conversione di un minorenne, o nei momenti finali del suo stesso funerale, da lui stesso concepito in ogni dettaglio, e indimeticabili per chi vi ha assisitito e li ha capiti."

  DAL TESTO – "Intanto il pontificato di Giovanni XXIII volgeva al suo termine. La malattia inesorabile che lo aveva colpito e che sopportava con ammirevole rassegnazione lo avvicinava rapidamente al trapasso. Per me questo era fonte di dolore e di tristezza. Dopo tanti secoli finalmente era stato creato papa un uomo semplice, buono, sensibile e onesto, scarsamente politico ma profondamente religioso. Dopo aver promosso una riforma della liturgia del sabato santo abolendo la preghiera per i «perfidi giudei», aveva voluto, col Concilio, rendere finalmente giustizia al popolo ebraico che rispettava e amava, come ebbe a dire nel corso di un colloquio a Jules Isaac che, alla vigilia del Concilio, aveva pregato di far cessare quell'insegnamento del disprezzo, che era ormai palesemente ingiusto e anacronistico.
  "Aveva dimostrato questo rispetto e questo amore un sabato di primavera quando, passando per il lungotevere, vide gli ebrei che uscivano dal Tempio dopo la preghiera. Fece fermare il corteo di macchine che lo accompagnava e in piedi benedisse i fratelli ebrei che, dopo un momento di comprensibile smarrimento, gli si fecero attorno e lo applaudirono entusiasticamente. Era infatti la prima volta nella storia che un papa benediceva gli ebrei ed era forse quello il primo vero gesto di riconciliazione. Per questo la notte in cui agonizzava e tanti cattolici vegliavano in preghiera anch'io sentii imperioso il bisogno di andare con alcuni ebrei a recitare dei salmi per lui, per ricambiare, come potevo, quella benedizione che non potevo dimenticare. Quando qualcuno sulla piazza San Pietro si accorse di me e mi pregò di avvicinarmi, di farmi vedere, rifiutai perché la mia presenza non voleva essere una inutile esibizione, ma solo il soddisfacimento di un sentimento che sentivo come un dovere e un debito di riconoscenza."

  L'AUTORE – Elio Toaff (1915-2015), dopo aver studiato al Collegio rabbinico di Livorno e all'Università di Pisa, è stato rabbino ad Ancona e a Venezia, e dal 1951 al 2001 rabbino capo di Roma. Con Bompiani ha pubblicato anche, insieme ad Alain Elkann, «Essere ebreo» (1994) e «Il Messia e gli ebrei» (1998).

  INDICE DELL'OPERA - Introduzione, di Sergio Della Pergola - I. Livorno-Pisa 1938-40 - II. La prima esperienza rabbinica ad Ancona - III. Clandestinità - IV. Nella Resistenza - V. La liberazione - VI. L'ebraismo italiano risorge dalle rovine della guerra - VII. Nasce lo Stato d'Israele - VIII. Sulla cattedra rabbinica di Roma - IX. Sionismo e antisemitismo - X. Un nuovo rapporto con la Chiesa: da «perfidi giudei» a «fratelli maggiori» - Epilogo – Appendice - Elio Toaff al fratello Renzo in Palestina - Discorso di commiato del rabbino Elio Toaff - Gli anni dal 1987 al 2001, a cura di Sergio Della Pergola e Daniel, Miriam e Ariel Toaff - I ricordi di un allievo, di David Gianfranco Di Segni