L'amico di Mussolini Stampa

Giovanni Barletta

L'amico di Mussolini

Edizioni Artestampa, pagg.212, € 16,00

 

barletta amico  IL LIBRO – Roma, 1935. All'ingresso di Palazzo Venezia un distinto signore cerca di essere ricevuto dal Duce. Si tratta dell'ingegnere Vittorio Morandi, che per tre lustri è stato impegnato sul grande cantiere della ferrovia direttissima Bologna-Firenze.
  Un'opera avveniristica, con la seconda galleria più lunga del mondo, diciotto chilometri e mezzo strappati alle viscere dell'Appennino tosco-emiliano. Ma Vittorio Morandi non è solo uno dei tanti tecnici che hanno permesso al regime di mutare il volto dell'Italia e trasformarlo in una nuova scenografia pronta ad accogliere i trionfi e le glorie patrie.
  Vittorio è anche, prima di tutto, un amico di Mussolini. Un amico dei tempi buoni, quando entrambi erano due irrequieti collegiali sempre a un passo dall'espulsione per cattiva condotta. Nonostante gli anni passati - e quali anni! - il loro rapporto appare miracolosamente intatto. Al punto che Vittorio sente di dover raccontare a Benito una storia. Perché dentro alla galleria dell'Appennino, in quindici anni, sono successe molte cose. E, forse, qualcosa ancora deve accadere.
  In un continuo andirivieni nel tempo e nello spazio, dalle quinte imperiali della Roma fascista alle aspre realtà dei cavatori di marmo di Carrara, dei contadini di Sarzana la Rossa, dei braccianti di Cà di Landino prestati come minatori alla Direttissima, questa storia quasi vera abbraccia quindici anni di mutamenti politici e sociali italiani, scanditi dai sogni e dalla vita di personaggi indimenticabili, eppure dimenticati dalla Storia.

  DAL TESTO – "La dorsale appenninica rappresentava un formidabile ostacolo agli spostamenti fra la pianura padana e il resto del paese. Un'idea aveva così preso corpo nelle menti più brillanti dell'epoca: una linea Direttissima che collegasse Bologna a Firenze passando al di sotto della catena montuosa. Un sistema di ponti e gallerie per rendere rapido e agevole un percorso che, al tempo, richiedeva più di cinque ore di faticoso cammino. Le idee erano diventate progetti e i progetti cantieri. E dodici anni prima, nel 1923, si era cominciato a scavare la Grande Galleria dell'Appennino. C'erano voluti ben sei anni per arrivare a far cadere l'ultimo frammento di roccia. Era il dicembre del 1929 quando si poté fare finalmente la cerimonia di inaugurazione. E ci vollero quasi altri cinque anni prima che i treni cominciassero a sfrecciare al suo interno."

  L'AUTORE – Giovanni Barletta ha sessantaquattro anni e gestisce una piccola azienda che opera nel campo della consulenza direzionale in Sanità. Dice di se stesso: "Ho avuto un'infanzia tutto sommato felice, anche se è durata solo una trentina d'anni. L'adolescenza l'ho trascorsa al riparo, nel ventre di una multinazionale farmaceutica. Solo da poco, superati i cinquanta cinque anni di età, sono diventato adulto. In quest'ultima fase di crescita ho finalmente capito cosa voglio fare da grande: scrivere". "L'amico di Mussolini" è il suo romanzo d'esordio.

  INDICE DELL'OPERA – Prologo (1935). Si comincia dalla fine - Capitolo I. L'ingegnere delle Ferrovie (1935) - Capitolo II. Gli uomini del Foro (1929) - Capitolo III. Amilcare (1935) - Capitolo IV. Delina (1929) - Capitolo V. La stazione delle precedenze (1935) - Capitolo VI. L'Arrigo (1920) - Capitolo VII. La Roma nuova (1935) - Primo Intermezzo (1935) - Capitolo VIII. Sangue cattivo (1920) - Capitolo IX. Incrostazioni (1921) - Capitolo X. Sarzana la rossa (1921) - Capitolo XI. Pensieri notturni (1935) - Capitolo XII. La lizzatura (1925) - Secondo Intermezzo (1935) - Capitolo XIII. Dal rosso al nero (1921) - Capitolo XIV. Una coppia perfetta (1929) - Capitolo XV. In macchina (1935) - Capitolo XVI. Su e giù per l'Appennino (1929) - Terzo Intermezzo (1935) - Capitolo XVII. La stanza segreta (1929) - Capitolo XVIII. Il potere dell'amore (1929) - Capitolo XIX. I dubbi dell'ingegnere (1929) - Capitolo XX. Pranzo con dramma (1935) - Capitolo XXI. Cerimonia inaugurale (1929) - Epilogo (1935) - Una tragica imprudenza? (Il Resto del Carlino, aprile 1935)