Lenin Stampa

Gorkij

Lenin

Castelvecchi Editore, pagg.88, € 12,50

 

gorkij lenin  IL LIBRO – «Non mi aspettavo che Lenin fosse come era», ammette Gorkij parlando della prima volta che ne fa la conoscenza. Vladimir Ilic Lenin viene descritto dallo scrittore come se fosse un personaggio di un romanzo, con la sua semplicità e schiettezza che si manifesta fin nella postura, le braccia incrociate con i pollici sotto le ascelle, la erre un po' arrotata in gola e gli occhi «stupendamente vivi». Sei anni dopo la morte di Lenin, Maksim Gorkij ritorna con la memoria sugli eventi che ha vissuto in compagnia della persona che più ha segnato la storia della Russia rivoluzionaria, per parlarne ora al di là della commozione e del trasporto che lo avevano dapprima colpito. Ciò che ci offre è così un ritratto del tutto originale e genuino dell'uomo Vladimir Ilič. Un ricordo che viene arricchito, in questo volume, da una selezione delle lettere scambiate tra Lenin e Gorkij, e dalle testimonianze della loro sincera amicizia di Speranskij e di Marija Fëdorovna Andreeva, moglie di Gorkij.
  "I ricordi gorkiani – spiega Ignazio Ambrogio nella "Nota del curatore" - offrono senza dubbio una testimonianza di prima mano su idee, gesti, stati d'animo, giudizi di Lenin, ma l'interesse fondamentale non è di ordine documentario, memorialistico (come risulta anche dalle nostre note, i dati forniti dall'autore sono non di rado inesatti); ciò che più conta è la capacità gorkiana di sbalzare nella loro peculiarità i tratti individuali di Lenin e di cogliere altresì la loro connessione profonda con i tratti generali della situazione storico-sociale, con i momenti essenziali della lotta rivoluzionaria socialista della classe operaia e delle masse popolari, evitando a un tempo sia l'idealizzazione romantica dell'"eroismo" sia la tentazione naturalistico-filistea della "quotidianità". Così dal montaggio serrato di "frammenti" eterogenei per dimensioni e natura, ma intrinsecamente congiunti tra loro per analogia o contrasto, e arricchiti pertanto nella loro pregnanza semantica, emerge il ritratto complesso di Lenin, di quest'«uomo semplice come la verità» e capace di grandi previsioni storiche, che concepisce arditi progetti di emancipazione umana e però non perde mai il contatto con le condizioni concrete dell'azione rivoluzionaria, che si apre con passione e «foga giovanile» ai molteplici aspetti della realtà e sa al tempo stesso concentrare tutte le forze in un fine unico, che detesta implacabilmente le sofferenze degli uomini, persuaso che «l'infelicità non è il fondamento ineliminabile dell'essere, ma un'infamia che gli uomini devono e possono distruggere», e che opera e lotta con tutta la sua energia e intelligenza, senza sottrarsi «all'inimicizia e all'odio, per far trionfare l'amore», per costruire un mondo di liberi e di uguali."

  DAL TESTO – "Egli vedeva prima degli altri e, riflettendo, ragionando su alcuni uomini tra il 1919 e il 1921, non di rado predisse senza errori che cosa sarebbero diventati qualche anno più tardi. Non sempre si è voluto credere alle sue previsioni, che erano spesso offensive, ma purtroppo non pochi individui hanno in seguito giustificato i suoi scettici giudizi. I miei ricordi su Lenin, oltre a essere scritti male, non seguivano un filo coerente ed erano pieni di biasimevoli lacune. Avrei dovuto cominciare dal congresso di Londra, quando Vladimir Ilič comparve dinanzi ai miei occhi limpidamente illuminato dai dubbi e dalla diffidenza di alcuni, dalla dichiarata ostilità e persino dall'odio di altri. [...]
  "Non mi aspettavo che Lenin fosse come era. Mi pareva che mancasse qualcosa all'immagine che avevo di lui. Parlava con la erre in gola e tenendo i pollici sotto le ascelle. Aveva un'aria spavalda. In generale, era fin troppo semplice; in lui non si sentiva niente del "capo". Io sono uno scrittore, e la mia professione mi costringe a osservare i particolari più minuti: questo dovere si è ormai mutato in un'abitudine, a volte anche molto fastidiosa."

  L'AUTORE – Maksim Gorkij (Nižnij Novgorod, 1868 – Mosca, 1936) durante la sua giovinezza travagliata fece i più svariati mestieri, imparando a scrivere dal cuoco di un battello. A trent'anni, con "Schizzi e racconti", divenne famoso. Fu perseguitato politico dello zarismo per le amicizie con intellettuali rivoluzionari e gli scritti a sfondo sociale, confinato in Crimea e infine costretto all'esilio volontario. Dal 1903 al 1913 risiedette in Italia, a Capri, dove scrisse "La madre" (1906). Grazie a un'amnistia poté tornare in Russia, ma si esiliò nuovamente nel 1921, rimanendo a Sorrento fino al 1928, dove scrisse alcune delle sue opere più celebri. Fu poi invitato da Stalin a rientrare in patria. Nel 1934, a Mosca, al Congresso degli Scrittori e degli Artisti Sovietici, diede la prima formulazione ufficiale al movimento del realismo socialista. Gorkij fu anche un attivo organizzatore culturale in patria e all'estero, amico intimo di scrittori come Lev Tolstoj e Anton Čechov.

  INDICE DELL'OPERA - Nota del curatore – V.I. Lenin – Appendice - Lenin, Lettere (I – II – III – IV – V – VI) - Incontri con Lenin, di M. F. Andreeva - Un ricordo di Gorkij, di A. D. Speranskij