Elaboratori elettronici e controllo sociale Stampa

Stefano Rodotà

Elaboratori elettronici e controllo sociale
Ristampa anastatica a cura di Guido Alpa


Jovene Editore, pagg.XXVI-206, € 21,00

 

rodotà elaboratori

  IL LIBRO – Nel 1973 la casa editrice il Mulino pubblicava un libro di Stefano Rodotà intitolato "Elaboratori elettronici e controllo sociale" che ebbe subito vasta risonanza per le idee illuminanti che esponeva e per i pericoli contro i quali l'Autore metteva in guardia i lettori, e, in generale, i cittadini. Era un libro scritto con una chiara coscienza degli aspetti politici della tematica indagata, sospinto dalla preoccupazione del giurista che, volendo tutelare i diritti civili, si rendeva conto che l'impiego diffuso degli elaboratori - poi ridenominati computers - avrebbe potuto aprire nuovi orizzonti nei rapporti tra l'individuo e le autorità pubbliche, nuovi rapporti tra l'individuo e i grandi operatori del mercato, ma anche produrre nuovi danni ai soggetti che, vivendo in una aggregazione sociale, venivano utilizzati come oggetti fornitori di dati oppure si mettevano in contatto tra loro istituendo reti in cui avrebbero fatto circolare dati di natura personale. La persona si trovava così esposta ad aggressioni da parte di enti pubblici e privati senza avere alcun mezzo di reazione, se non quello, tardivo e incerto, del risarcimento del danno, del tutto inadeguato a rimediare ad una lesione ormai perpetrata. Di più. Considerando in modo globale la ricerca, la classificazione, la conservazione, l'utilizzazione e la circolazione dei dati, Rodotà sottolineava come le nuove tecnologie avrebbero potuto influire non solo sul riserbo della vita privata, ma avrebbero potuto condizionare la stessa vita sociale, incidendo sullo status delle persone, sulla loro aggregazione, sui loro orientamenti politici, religiosi, sindacali, e quindi direttamente sulle loro libertà costituzionali.
  A più di quarantacinque dalla prima edizione, l'opera di Rodotà torna in libreria per i tipi di Jovene Editore e con un saggio introduttivo di Guido Alpa.
  Il volume – spiega Alpa – "ha al tempo stesso un valore storico e un valore profetico. Storico e profetico, perché riesce a collegare insieme aspetti che fino a quel momento nella letteratura giuridica ma anche nella mentalità collettiva erano stati considerati isolatamente, non come componenti di un unico fenomeno che avrebbe caratterizzato una nuova era, come le intercettazioni telefoniche segrete, la schedatura dei lavoratori, la profilazione dei consumatori e degli utenti, gli orientamenti politici, sindacali e religiosi di categorie di consociati, ma anche l'accertamento dei dati più sensibili, come quelli inerenti la salute, o gli orientamenti sessuali, o i rapporti familiari; e tutte queste informazioni aggregate erano manipolate dalle nuove tecnologie che mettevano a disposizione nuovi strumenti di chi governava la società, la politica, l'economia, la finanza. Senza tema di eccedere nell'apprezzamento, si può accostare Elaboratori elettronici e controllo sociale all'orwelliano . Il primo sembra quasi il seguito del secondo: la società nuda profetizzata dal primo viene descritta nella sua concretizzazione nel secondo. E dunque anche questo è un libro profetico, perché anticipa di mezzo secolo gli scenari che si sono profilati nella realtà di oggi."
  Nei capitoli che si susseguono - la raccolta delle informazioni, il mito del consenso del soggetto sul conto del quale si raccolgono i dati, la gestione e il controllo delle banche di dati – si ridefinisce un "quadro istituzionale", che postula l'intervento urgente del legislatore, lamenta l'insufficienza dell'intervento giudiziale (certamente utile, ma sporadico e occasionale), denuncia l'assenza di mezzi di protezione della persona, disvela gli scopi occulti e illegittimi delle pubbliche Amministrazioni e delle grandi imprese. Nel 1973 non erano ancora sorti i Big Data, il mondo sociale di Internet, le tecnologie diffuse dell'Intelligenza Artificiale che avrebbero sconvolto la società fino ad allora esistente per fondare la società post-moderna. Ma Stefano Rodotà, da giurista impegnato e da apostolo dei diritti civili, vedeva «le buone ragioni che inducono a ritenere che sia possibile e opportuno affrontare subito i problemi derivanti dalle invasioni della sfera privata attuate a mezzo di elaboratori , anche se la situazione italiana non consente ancora analisi esaurienti o significatlve di esperienze concrete» (pp. 7-8).

  DAL TESTO – "[...] la novità fondamentale introdotta dall'elaboratore consiste nella trasformazione di informazioni disperse in informazione organizzata. Infinite sono le tracce che ciascuno lascia durante le sue giornate: contravvenzioni per infrazioni al codice stradale, soggiorni in albergo, rimborsi da enti mutualistici, denunce a fini fiscali, operazioni di cambio di valuta, acquisti soggetti a registrazioni, operazioni bancarie, domande amministrative (passaporto, patente di guida, porto d'armi, ecc.), e via dicendo. Ciascuno di questi dati, considerato a sé, può essere poco o nulla significativo: meglio, poco o nulla dice al di là della specifica questione a cui direttamente si riferisce. Nel momento in cui diviene possibile conoscere contemporaneamente e connettere tutta la massa delle informazioni riguardanti una determinata persona, ecco che dall'intreccio delle relazioni emerge un profilo complessivo del soggetto considerato, che ne permette la valutazione e il controllo da parte di chi dispone del mezzo idoneo ad effettuare tali operazioni."

  L'AUTORE – Stefano Rodotà è stato uno dei più autorevoli e originali giuristi italiani ed europei, protagonista di importanti battaglie in difesa dei diritti e della Costituzione. È tra gli autori della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea. Ha insegnato Diritto civile all'Università di Roma La Sapienza, di cui è stato professore emerito. Già presidente dell'Autorità garante per la protezione dei dati personali, ha presieduto il gruppo europeo per la tutela della privacy.

  IL CURATORE - Guido Alpa, ordinario di Diritto civile nella Facoltà di Giurisprudenza della Sapienza Università di Roma, è stato Presidente del Consiglio Nazionale Forense, corrispondente della British Academy e honorary bencher di Gray's Inn. Tra le sue pubblicazioni "Trattato di diritto civile" (Milano 2000), di cui sono apparsi i volumi "Introduzione. Storia, Fonti, Interpretazione" e "La responsabilità civile", e del "Manuale di diritto privato" (Padova, 2010).

  INDICE DELL'OPERA – Prefazione, di Guido Alpa - Elaboratori elettronici e controllo sociale - Premessa - I. La raccolta delle informazioni - II. Consentire o controllare - III. Il controllo tra tecnica e partecipazione - Questioni - Testi e progetti di legge - Indicazioni bibliografiche