Morte della democrazia Stampa

Benjamin Carter Hett

Morte della democrazia
L'ascesa di Hitler e il crollo della Repubblica di Weimar


Einaudi, pagg.XVIII-344, € 30,00

 

hett democrazia  Per l'Autore di questo libro, Benjamin Carter Hett (docente di Storia alla City University di New York), la Germania nazionalsocialista fu "una catastrofe senza alcuna attenuante. Non esiste un altro regime, neanche l'Unione Sovietica di Stalin, che possa vantare una tale distinzione negativa".
  La Germania di Weimar, al contrario, rappresenta "uno dei vertici della civiltà. La Costituzione di Weimar, nel 1919, aveva creato una democrazia modernissima, con un sistema elettorale proporzionale di scrupolosa equità, che tutelava diritti e libertà personali e includeva esplictamente l'uguaglianza tra uomini e donne. Gli attivisti sociali e politici combatterono, con notevole successo, per averne ancora di più. In Germania c'era il più avanzato movimento per i diritti dei gay, oltre a un movimento femminista militante che, dopo aver conquistato il diritto di voto, cercava ora di ottenere quello all'aborto. Le campagne contro la pena di morte avevano incontrato un tale successo che in pratica l'ascia del boia restava inutilizzata. Nei primi tempi della repubblica gli operai avevano ottenuto la giornata lavorativa di otto ore a salario pieno. Dalla Polonia e dalla Russia, gli ebrei accorrevano in Germania attratti dalla sua tolleranza e apertura".
  Nonostante la Repubblica di Weimar fosse un'oasi di "tolleranza e apertura" per gli ebrei, soprattutto nel mondo rurale tedesco allignava un forte antisemitismo che "in politica tendeva a diventare populista: era la causa in nome della quale l'agricoltore si schierava contro il mercante di grano, il piccolissimo imprenditore contro i grandi magazzini. Essere antisemita significava essere antileitario, anticapitalista, antimoderno". Dal lato opposto, l'anti-antisemitismo andava di pari passo con gli "ideali democratici o socialisti", il pacifismo e il femminismo.
  La democrazia weimariana si reggeva su fondamenta "per nulla promettenti: una guerra persa in modo catastrofico e un accordo di pace odiato da tutti, seguiti da un periodo di straordinaria turbolenza politica ed economica".
  Carter Hett, tuttavia, vede nel trattato di Versailles "il più morbido di tutti gli accordi seguiti alla Prima guerra mondiale". Sebbene "quasi tutti i tedeschi" percepissero il trattato come ingiusto, "questo non lo rende necessariamente tale".
  Da quanto sopra si evince l'impostazione che l'Autore di questo volume ha inteso dare alla propria ricostruzione dell'ascesa al potere di Hitler (che, non va dimenticato, avvenne in maniera democratica) e della fine della Repubblica di Weimar.