Conflitti separatisti Stampa

Loretta Dell'Aguzzo

Conflitti separatisti
Caucaso Meridionale, Europa Orientale e Balcani
(1991-2014)


Carocci Editore, pagg.192, € 21,00

 

dellaguzzo conflitti  IL LIBRO – A partire dal crollo dei regimi comunisti in Unione Sovietica, in Europa orientale e nei Balcani occidentali, l'intera regione è stata attraversata da conflitti tra nazioni dominanti e minoranze etnoculturali che aspiravano all'indipendenza. Ad eccezione delle secessioni pacifiche della Slovacchia e del Montenegro, le dispute territoriali nell'area postcomunista sono sfociate in guerre civili. Nel volume si indagano le condizioni che hanno influenzato le diverse modalità di secessione, in alcuni casi facilitando la risoluzione pacifica delle controversie e in altri contribuendo allo scoppio di guerre civili. Al fine di far luce sui differenti esiti dei conflitti separatisti, l'autrice si concentra su tre fattori che hanno favorito o inibito il ricorso alla violenza e riflette sul ruolo svolto dai vari sistemi istituzionali nell'orientare le scelte degli attori statali e dei movimenti separatisti. L'attenzione è rivolta inoltre all'effetto delle modalità di transizione dall'autoritarismo e al sostegno che le minoranze hanno ricevuto dagli Stati terzi, in particolare dalla Federazione Russa.
  L'obiettivo di questo volume è spiegare quali istituzioni e quali scelte strategiche hanno prodotto in alcuni Stati postcomunisti secessioni violente mentre in altri casi nuovi Stati sono emersi senza il ricorso alla guerra. La scelta di analizzare esclusivamente i conflitti separatisti si fonda su due ragioni principali: la prima riguarda la rilevanza empirica di tali conflitti, mentre la seconda è di ordine teorico. La rilevanza empirica è data in primo luogo dal fatto che la revisione dei confini territoriali di uno Stato e la conseguente creazione di nuove entità politiche rappresentano delle sfide molto impegnative per il mantenimento dell'ordine e della sicurezza internazionale, che risiedono anche nella stabilità interna degli Stati e nell'intangibilità dei loro confini. In secondo luogo, l'emergere di dispute di carattere marcatamente etno-nazionalista ha rallentato, e più frequentemente interrotto, i processi di democratizzazione. Inoltre, i conflitti separatisti assumono rilievo alla luce del fatto che non riguardano soltanto gli Stati di recente formazione e caratterizzati da istituzioni ed economie fragili, ma colpiscono anche alcune democrazie consolidate, come la Spagna, il Regno Unito, il Canada e il Belgio, solo per citarne alcune. Infine, lo studio di tali conflitti - data la generale tendenza a trasformarsi in guerre civili - diviene fondamentale in quanto essi, oltre a provocare ogni anno la morte di decine di migliaia di persone in tutto il mondo, producono un numero estremamente elevato di rifugiati sia all'interno dei confini statali che negli Stati limitrofi, aumentando i rischi per la sicurezza internazionale.

  DAL TESTO – "Nel caso dei conflitti etno-nazionalisti, è possibile individuare dei fattori rilevanti perché vi sia un conflitto ma che da soli non sono in grado di attivarlo. Per giungere a una spiegazione esaustiva dell'insorgere delle guerre civili è dunque indispensabile che le condizioni strutturali - piuttosto stabili nel tempo - siano combinate con cause più prossime, che contribuiscono all'escalation della violenza. Si pensi al conflitto tra il Kosovo e la Serbia: i rapporti tra i due gruppi sono stati costellati da tensioni per un lungo periodo di tempo, eppure per diversi decenni le rivendicazioni della minoranza albanese sono rimaste latenti, mentre dopo la morte di Tito vi è stata una consistente mobilitazione dei kosovari, cui ha fatto seguito una dura repressione da parte del regime serbo. La probabilità che si ricorresse alla violenza organizzata risultava molto alta già nei primi anni Ottanta, tuttavia la guerra civile in Kosovo è iniziata soltanto alla fine del decennio successivo. Le rivendicazioni nazionaliste della minoranza appaiono pertanto necessarie, ma non sufficienti, per lo scoppio del conflitto: è opportuno, quindi, ricercare anche delle condizioni più prossime, per loro natura mutevoli, affinché si possa spiegare anche il timing della guerra. Le condizioni congiunturali sono eventi o particolari circostanze che influenzano direttamente il rischio di un conflitto armato in un determinato contesto. I fattori catalizzatori sono quindi situazionali e, in molti casi, più difficili da predire delle condizioni strutturali. Esempi di catalizzatori sono i cambiamenti di regime, oppure cambiamenti di natura geopolitica. Come ho anticipato, mentre le condizioni strutturali consentono di individuare quali sono i paesi a maggior rischio di conflitto interno, non è semplice prevedere quando il conflitto avrà luogo, proprio perché nei fattori catalizzatori la componente relativa alla casualità è decisamente maggiore."

  L'AUTRICE – Loretta Dell'Aguzzo è assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell'Università di Firenze. Tra i suoi interessi di ricerca figurano le guerre civili e le transizioni dall'autoritarismo, con un focus regionale sull'Europa orientale e il Medio Oriente.

  INDICE DELL'OPERA – Introduzione - Parte prima. Il contesto e le cause dei conflitti separatisti - 1. I conflitti separatisti: attori, processi, contesto (Gruppi etnici, nazioni e nazionalismo - I processi di secessione - La costruzione dello Stato nei paesi postcomunisti - Modelli di Nation-building a confronto) - 2. Teorie del conflitto e processi di secessione (Le cause dei conflitti separatisti - Le determinanti strutturali della violenza - Le cause congiunturali) - 3. Le istituzioni e le traiettorie dei conflitti separatisti (Disegno istituzionale: federazioni etniche e autonomie territoriali - Istituzioni e mobilitazione delle minoranze – Conclusioni) - 4. Modalità di transizione e attori internazionali (Cambiamenti di regime e conflitti separatisti - Modalità di transizione e conflitti separatisti - Transizioni esclusive e timing della violenza - Determinanti non domestiche delle modalità di secessione – Conclusioni) - Parte seconda. I conflitti separatisti negli Stati postcomunisti - 5. Guerre di secessione nel Caucaso meridionale (Istituzionalizzazione dell'etnicità durante la dominazione sovietica - Crisi, liberalizzazione e crollo del regime sovietico - Transizione e conflitti separatisti in Georgia - Instaurazione del regime e de-escalation del conflitto in Abcazia) - 6. Conflitti separatisti in Europa orientale (La creazione della RSS moldava e le relazioni con la Transnistria - Conflitto di secessione in Moldova - L'Ucraina e le sue regioni orientali - Crollo del regime e transizione dall'alto - La transizione dal basso, l'uso delle istituzioni locali e l'escalation della violenza nel Donbass) - 7. Un divorzio consensuale: la "secessione di velluto" della Slovacchia (Relazioni interetniche in Cecoslovacchia - Crollo del regime, transizione inclusiva e cooperazione interetnica - Il conflitto separatista dopo la transizione - Potere di veto delle minoranze, stallo istituzionale e secessione pacifica) - 8. Guerra e pace nei Balcani (Formazione delle federazioni multinazionali: dalla Prima Repubblica alla Seconda guerra mondiale - Autonomia regionale e questione nazionale in Kosovo durante il regime comunista - Transizione imposta dall'alto e politica della nonviolenza in Kosovo - Fallimento della mediazione internazionale ed escalation della guerra civile - Istituzioni e relazioni tra Serbia e Montenegro all'interno delle federazioni multinazionali - Transizione inclusiva, mediazione internazionale e secessione pacifica) – Conclusioni - Bibliografia