La propaganda nell’abisso Stampa

Giovanni Mari

La propaganda nell'abisso
Goebbels e il giornale nel bunker


Lindau, pagg.295, € 24,00

 

mari propaganda  Dal 22 al 29 aprile 1945, a Berlino, venne pubblicato e distribuito il "Panzerbär" (l'"orso corazzato"), la "voce finale" del Terzo Reich, "che incita i berlinesi a un'estrema e impossibile resistenza". Si tratta di una vicenda poco nota e ancor meno studiata, che Giovanni Mari (giornalista del quotidiano "Secolo XIX") ha posto al centro della ricerca sviluppata in questo libro, facendone emergere "il significato, il linguaggio, il peso storico, le caratteristiche meramente giornalistiche e il suo impatto sulla martoriata opinione pubblica tedesca".

  Promotore (probabile) di tale iniziativa editoriale fu Joseph Goebbels, ministro della Propaganda del Reich, il quale si era reso conto che "tutti i quotidiani tradizionali avevano già smesso o stavano per smettere di essere pubblicati, perché le loro strutture erano andate distrutte. O semplicemente perché non riuscivano più a raggiungere la capitale dalle altre città, come accadde per l'organo ufficiale del partito, il «Völkischer Beobachter», bloccato a Monaco".

  "Panzerbär" voleva rappresentare la Capitale tedesca (che aveva per simbolo appunto un orso) che si difendeva. "Per questo – osserva Mari -, nel marchio del quotidiano, bene in vista in alto a sinistra, sopra la testata, è ritratta la fisionomia del grande mammifero, eretto e in assetto di guardia, sovrastato da una corona, mentre impugna e appoggia sulle spalle una pala (per scavare la trincea urbana) e un panzerfaust (il lanciagranate monouso, facile da usare anche da ragazzini e anziani e ideale per mettere fuori uso un carro armato). Il logo è spiegato sullo stesso giornale: «L'orso, il fiero simbolo araldico di Berlino, è pronto. Oltre alla vanga con cui ha velocemente scavato le postazioni difensive si è anche caricato sulle spalle i panzerfaust per i nostri difensori»".

  Il giornale era "di piccolo formato", aveva soltanto quattro pagine (prive di numerazione) e veniva diffuso gratuitamente da "bande di ragazzini" che "lo portavano dalle tipografie nelle strade martoriate dai crateri delle granate e delimitate dalle macerie dei palazzi sgretolati e lo consegnavano ai berlinesi". Talvolta il Ministero utilizzò "velivoli leggeri per lanciare alcuni pacchi di giornale alle truppe isolate o addirittura accerchiate, dentro e fuori Berlino". Inoltre, "alcune copie vennero affisse ai muri".

  Oltre al bollettino di guerra dell'Oberkommando della Wehrmacht, sulle colonne del "Panzerbär" trovavano spazio "racconti sulle imprese dei berlinesi nella battaglia per la città che da un lato svelano la drammaticità della situazione, ma dall'altra rinsaldano la speranza di un riscatto e di una vittoria finale attraverso la Liberazione. Sono celebrate micidiali azioni di resistenza, imprese dall'inaudito coraggio, decine di blitz notturni tra le rovine o sul fiume, illuminanti esempi di eroismo e di sacrificio, singole azioni di uomini o ragazzi soli che respingono uno o più carri armati, incommensurabili iniziative di donne compiutamente innamorate della causa e pronte ad aiutare o a prendere il posto del marito ferito o inviato in prima linea".

  I reportage dal fronte pubblicati sul giornale erano accompagnati da "grandi fotografie (ancorché leggermente sgranate) in presa diretta, testimonianze e retroscena scritti in stile ricercato, narrativo, a tratti anche ammiccante. Con un attore non protagonista sempre al fianco dei berlinesi: il panzerfaust".

  Tale arma – rileva l'Autore – "spinge il soldato, l'anziano e il ragazzino – specialmente il ragazzino, oggetto di idolatria sulle pagine del "Panzerbär" – a esibirsi in fanatiche irruzioni contro i blindati con la stella rossa".

  Il giornale cessò le pubblicazioni il 29 aprile 1945. L'ultima edizione venne distribuita soltanto in minima parte: "per lo più accatastata nei locali della tipografia, requisita dall'Armata Rossa oppure abbandonata in piccoli pacchi agli angoli delle strade dai ragazzi in fuga e terrorizzati dal risalire dei sovietici: Berlino era invasa, i russi avevano stabilito un proprio potere politico e amministrativo, decretato lo scioglimento del partito nazista, ordinato il coprifuoco e la chiusura di tutte le tipografie".

  Nell'Appendice del volume, è riportata la traduzione degli articoli più significativi usciti sulle colonne del "Panzerbär".