Italia e Oriente |
||||
Giuseppe Tucci | ||||
Isiao, pagg.211, Euro 19,00 | ||||
IL LIBRO – Alla nostra cultura, agli inizi del III millennio, Italia e Oriente può presentarsi quasi come una scoperta. Si è stati poco abituati, infatti, dopo l’ultimo conflitto mondiale, ad apprezzare il posto che all’Italia storicamente spetta in questo incontro. Giuseppe Tucci, invece, in queste pagine vivaci e appassionate, ricche di dati, di notizie e ancor più di pensiero, illustra in modo esemplare come gli Italiani, missionari, viaggiatori e poi studiosi, abbiano avuto prima e più di altri un ruolo antico e centrale nell’incontro tra l’Europa e l’Asia, da mediatori pacifici e spesso eroici, non condizionati da interessi di potere o meramente mondani, ma sorretti o dalla forza di una fede da propagare o da quella di una volontà alla ricerca di sempre nuove conoscenze.
DAL TESTO – “Per quanto vastissimo sia il suo orizzonte, Italia e Oriente si occupa soprattutto dell’Oriente «Medio ed Estremo», dalla Persia all’India, all’Asia centrale e sud-orientale, al Tibet, alla Cina, al Giappone. L’attenzione si concentra ora sull’attività missionaria, «opera meravigliosa d’ardimento e di fede» (p. 57), nel suo apostolato di cultura, ora su quella dei viaggiatori – mercanti, artigiani, scienziati, artisti – e poi degli studiosi delle lingue e delle culture orientali, fino alla nascita della scienza orientalistica italiana, di cui si delineano le caratteristiche peculiari, con quella tendenza, che a ben vedere si riscontra più nei pionieri del nostro orientalismo che non oggi, «a superare il puro filologismo per giungere ad una visione organica e coerente del pensiero orientale nel suo divenire e formarsi, a intendere con amorosa comprensione i suoi caratteri, a raffrontarli con i nostri e a trovare quello che c’è di vivo e affine a noi in quella cultura, per inserirlo nella nostra» (p. 196). Con queste parole si chiude l’opera che ci auguriamo possa stimolare nuove energie che, in questo tempo di sconvolgenti crisi e di folli contrasti, contribuiscano all’affermarsi di una comprensione reciproca tra «due delle più grandi civiltà che siano al mondo: Europa ed Asia, l’una confinante con l’altra e tutte e due così legate che le vicende dell’una hanno influito sulla storia dell’altra, eppure per tanto tempo restate estranee, spesso contrastanti, sempre diverse nel loro modo di considerare la vita» (p. 13). L’AUTORE – Giuseppe Tucci nasce a Macerata il 5 giugno 1894. Di se stesso ebbe a dire negli ultimi anni della sua vita: “due cose ho amato: il Sole come Giuliano l’Apostata, la montagna come i pastori”. Laureato in Lettere all’Università di Roma, soggiornò in India dal 1925 al 1930, come docente di italiano e cinese presso le Università di Shantiniketan e di Calcutta. Nominato Accademico d’Italia nel 1929, ottenne per chiara fama nel 1930 la cattedra di Lingua e letteratura cinese all’Istituto Universitario Orientale di Napoli, per poi passare alla cattedra di Religione e Filosofia dell’India e dell’Estremo Oriente all’Università di Roma (1932-1969). Dal 1948 effettuò otto spedizioni scientifiche in Tibet, e sei in Nepal dal 1950 al 1954, che contribuirono a rafforzare la sua già diffusa notorietà ben oltre i confini del mondo accademico, in Italia e all’estero. Assieme a Giovanni Gentile dette vita, nel 1933, all’Istituto Italiano per Medio ed Estremo Oriente, di cui fu Presidente dal 1947 al 1978. Ineguagliabile organizzatore, promosse, diresse e curò per il suo Istituto campagne archeologiche e di restauro (in Pakistan, in Afghanistan, in Iran), riviste (come “Asiatica” e “East and West”), collane (Serie Orientale Roma, Reports and Memoirs, Restorations, il Nuovo Ramusio, quest’ultima per i tipi della Libreria dello Stato). La sua opera è continuata dall’Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente. Fu apprezzatissimo autore di pubblicazione scientifiche e di alta divulgazione, che aprirono alla cultura italiana, e non solo, la conoscenza delle civiltà asiatiche, prima di lui appannaggio di esclusive cerchie di specialisti. Solo per ricordarne alcune: “Indo Tibetica” (1932-1941), “Santi e briganti nel Tibet ignoto” (1937), “Teoria e pratica del mandala” (1949), “Tibetan Painted Scrolls” (1949), “The Tombs of tibetan Kings” (1950), “A Lhasa ed oltre” (1950), “Minor Buddihist Texts” (1956-1971), “Storia della filosofia indiana” (1957), “Le religioni del Tibet” (1970). Gli furono conferiti molti titoli accademici da Università occidentali ed asiatiche; membro di molte accademie, società ed istituti di vari paesi, ricevette numerosi premi, tra i quali più caro gli fu il Premio Jawaharlal Nehru per la Comprensione Internazionale. Morì il 5 aprile 1984 a S. Polo dei Cavalieri, un paese che amava perché, diceva, “circondato da montagne brulle e aspre che mi ricordano molto il Tibet”. INDICE DELL’OPERA – Gherardo Gnoli, Presentazione – Francesco D’Arelli, Al lettore – Prefazione – I. L’incontro dell’Arte classica con L’Oriente – II. Roma e i Mongoli – III. L’Italia e le vie delle Indie - IV. La cultura Italiana e L’India dei Moghul. Umanisti e Gesuiti – V. Il giro del mondo e i grandi libri di viaggio – VI. L’introduzione della scienza Europea nella Cina – VII. Antichi ambasciatori Giapponesi Patrizi Romani – VIII. Una scuola di pittura Italiana a Nagasaki nel secolo XVII e l’arte Italiana in Cina – IX. Venezia e la Persia – X. La nascita della scienza Orientalistica – XI. L’Italia e l’esplorazione del Tibet – XII. Artisti Italiani in Cina nel XVIII secolo – XIII. L’orientalismo Italiano nei secoli XIX e XX – Indice dei nomi di persona |