Alfio Caruso
Incursori del re La vera storia della X MAS
Neri Pozza, pagg.304, € 20,00
Alfio Caruso, già autore di numerose e incisive opere sulla storia d'Italia del XX secolo, nel volume "Incursori del re", torna a indagare uno dei capitoli più controversi e trascurati della Seconda guerra mondiale. Il testo, strutturato con rigore documentario ma con uno stile narrativo avvicente, si propone come una controstoria della Xª Flottiglia MAS, ribaltando molti stereotipi consolidati e restituendo all'unità d'élite della Regia Marina una dimensione umana, militare e patriottica spesso eclissata dall'ombra lunga del collaborazionismo post-armistiziale.
L'opera si sviluppa su un doppio binario: da un lato la ricostruzione puntuale delle imprese belliche compiute dalla X MAS nel periodo 1940–1943, dall'altro la narrazione delle fratture interne che ne determinarono, a partire dall'8 settembre 1943, il sostegno alla Repubblica Sociale Italiana sotto la guida di Junio Valerio Borghese. Caruso non indulge in apologie né cede a demonizzazioni sommarie: adotta piuttosto uno sguardo critico, sorretto da un apparato documentario solido e da una sensibilità storiografica che tiene conto della complessità ideologica e morale del contesto bellico.
L'autore dedica ampio spazio alle straordinarie operazioni condotte dagli incursori della Marina, veri pionieri della guerra non convenzionale subacquea. La descrizione delle missioni a Gibilterra, Alessandria d'Egitto e Malta è minuziosa, ma mai pedante. Caruso restituisce non solo l'audacia delle azioni – spesso compiute in condizioni proibitive e con mezzi rudimentali come i famigerati "maiali" (siluri a lenta corsa guidati da sommozzatori) – ma anche la psicologia e le motivazioni dei protagonisti. Ne emerge il profilo di un corpo militare animato da uno spirito di sacrificio e da un patriottismo risorgimentale più che ideologico, che si distacca tanto dalla retorica fascista quanto dalla rappresentazione postbellica del militare servile o traditore.
Interessante, e per certi versi innovativo, è l'accento posto sulla componente individuale: Caruso privilegia il racconto biografico, mostrando come molti incursori fossero giovani uomini consapevoli della sproporzione delle forze in campo e tuttavia determinati a compiere il proprio dovere fino in fondo. In tal senso, le trentuno medaglie d'oro al valor militare diventano non tanto un simbolo di gloria, quanto una dolorosa testimonianza di una generazione sacrificata, spesso dimenticata.
Il punto di svolta narrativo e storiografico è rappresentato dall'armistizio dell'8 settembre 1943, che segna il dissolvimento dell'unità nazionale e la biforcazione tragica della vicenda della X MAS. Mentre una parte degli incursori sceglie di intraprendere la lotta contro i tedeschi accanto agli Alleati, altri, sotto la guida di Borghese, si schierano con la RSI, reinterpretando il concetto di fedeltà come obbedienza al comandante e non allo Stato.
Caruso mostra come la scelta di Borghese, seppur inizialmente sostenuta da una minoranza, abbia contribuito a gettare un'ombra su di un reparto che, fino ad allora, era stato oggetto di rispetto e ammirazione – non solo in Italia, ma anche tra le file nemiche. Emblematico, a tal proposito, il ruolo di Lionel Crabb, comandante britannico della squadra antisabotaggio di Gibilterra, che onorava i caduti italiani e ne riconosceva il valore in battaglia, tanto da cercare di reclutarli dopo l'armistizio per la causa antifascista.
Uno dei maggiori meriti del libro risiede nell'abilità dell'autore nel coniugare rigore storiografico e racconto vivace. La scrittura di Caruso è scorrevole ma densa, capace di restituire la tensione morale e militare del periodo senza cedere a facili mitizzazioni. Il testo si fonda su fonti di prima mano, testimonianze dirette e documenti spesso poco noti, ma evita il tono accademico, rivolgendosi a un pubblico colto ma non necessariamente specialistico.
Particolarmente riuscita è la restituzione del clima psicologico e umano in cui operavano gli incursori. Attraverso un tessuto narrativo che intreccia microstorie e grandi eventi, Caruso dà voce a figure troppo spesso assorbite in una narrazione schematica. I nomi di Luigi Durand de la Penne, Teseo Tesei, Gino Birindelli, Agostino Straulino e Ernesto Forza non sono evocati per alimentare una mitologia nazionalista, ma per rivelare la drammaticità delle loro scelte, spesso maturate in un contesto di isolamento, incertezza e disperazione.
"Incursori del re" mira a superare le letture ideologiche della guerra civile 1943–1945, restituendo dignità e complessità alle scelte individuali dei combattenti. In tal senso, l'opera non solo si confronta con la memoria deformata e partigiana del dopoguerra, ma contribuisce a sanare una lacuna nella riflessione pubblica sul ruolo delle forze armate italiane durante il secondo conflitto mondiale. Il lavoro di Alfio Caruso, già apprezzato per altri saggi sulla guerra e la politica italiana del Novecento, si distingue anche per la capacità di comunicare con il lettore senza perdere la profondità analitica. La sua insistenza sulla distinzione tra la prima X MAS e quella "borghesiana" non è un espediente retorico, ma un atto di giustizia storica nei confronti di uomini che pagarono con la vita una fedeltà spesso fraintesa. "Incursori del re" è un libro prezioso, non solo per la qualità della ricerca e la forza della narrazione, ma anche per il coraggio con cui affronta una pagina difficile della storia italiana, sfidando stereotipi e semplificazioni. È un'opera che arricchisce il dibattito storico e civile, offrendo al lettore strumenti per comprendere meglio le dinamiche della guerra, dell'onore militare e della memoria nazionale. Un contributo rilevante, che merita di essere accolto con attenzione. |