La sorella latina Stampa

Francesca Cavarocchi

La sorella latina
Diplomazia culturale e propaganda fascista in Francia e in Germania


Firenze University Press, pagg.334, € 46,90

 

cavarocchi sorellalatina  Il volume di Francesca Cavarocchi, "La sorella latina. Diplomazia culturale e propaganda fascista in Francia e in Germania", si colloca con forza e originalità nel vivace panorama storiografico degli studi sul Fascismo, offrendo un contributo rigoroso e innovativo alla comprensione della proiezione esterna del Regime mussoliniano. Frutto di un lungo percorso di ricerca avviato con la redazione di una tesi di dottorato e maturato attraverso il confronto con fonti eterogenee e con una letteratura internazionale in costante evoluzione, il lavoro si distingue per l'ampiezza del quadro interpretativo, la profondità analitica e la capacità di far dialogare approcci storiografici diversi in una prospettiva comparativa.

  Il cuore dell'opera è rappresentato dall'indagine delle forme, degli strumenti e delle traiettorie della diplomazia culturale fascista nel contesto franco-tedesco, osservata attraverso il prisma della propaganda e dei processi di costruzione identitaria. L'autrice ricostruisce con notevole acume critico la complessità di una strategia che non si riduce a un semplice riflesso delle direttrici tradizionali della politica estera italiana, ma che si configura come un'operazione di lungo periodo, tesa a definire l'Italia fascista come portatrice di una missione civilizzatrice "latina", contrapposta tanto all'individualismo della democrazia francese quanto al razionalismo nordico e all'"efficienza" germanica.

  La diplomazia culturale emerge così come uno dei principali vettori della proiezione del Fascismo sul piano europeo: non solo come strumento di legittimazione internazionale, ma come dispositivo performativo e ideologico, capace di strutturare narrazioni, generare consenso e produrre riconoscimento simbolico. La forza del volume risiede nella sua capacità di scomporre questo progetto propagandistico in una pluralità di dimensioni — istituzionale, mediatica, associativa, educativa — e di restituirne le articolazioni in relazione ai contesti nazionali di destinazione, cogliendo specificità e divergenze nelle modalità di ricezione e adattamento.

  L'analisi comparativa dei due principali interlocutori continentali del Regime — la Francia repubblicana e la Germania prima weimariana e poi nazionalsocialista — consente a Cavarocchi di periodizzare con efficacia l'evoluzione della strategia culturale fascista. L'anno 1936, assunto come punto di svolta, rappresenta la soglia di un mutamento significativo: da una politica ancora ambivalente e aperta a possibili sintonie con Parigi, si passa a una netta ridefinizione delle priorità, segnata da un ridimensionamento dell'attivismo culturale in Francia e da un'accelerazione del processo di integrazione con la Germania hitleriana. La periodizzazione proposta è convincente e ben fondata, e permette di superare letture statiche o teleologiche dell'alleanza italo-tedesca, valorizzando invece la natura contingente, negoziata e ideologicamente stratificata del rapporto bilaterale.

  In questa cornice, la "sorellanza latina" evocata nel titolo assume un significato duplice: da un lato mito fondativo del progetto imperialista italiano, dall'altro categoria propagandistica volta a costruire, in contrapposizione alle derive totalitarie germaniche, un'identità fascista mediterranea distinta. La dialettica tra cooperazione e competizione con il partner tedesco attraversa tutta l'opera, suggerendo una lettura sofisticata del rapporto fra fascismo italiano e nazionalsocialismo tedesco, ben lontana tanto dalla prospettiva della pura imitazione quanto da quella di una autonomia assoluta.

  Uno degli aspetti più apprezzabili del lavoro di Cavarocchi è la sua capacità di inserirsi criticamente nel dibattito storiografico sulla politica estera fascista, arricchendolo con una prospettiva culturalista che non rinuncia però a misurarsi con le categorie tradizionali della storiografia diplomatica. L'autrice mostra consapevolezza dei nodi teorici che hanno attraversato la riflessione sul Regime, in particolare sulla dicotomia tra pragmatismo e ideologia, e propone un superamento di tale opposizione attraverso una lettura dinamica e multilivello dei processi decisionali e delle pratiche discorsive del Fascismo.

  In questo senso, il volume si allinea con le più recenti tendenze della storiografia transnazionale, sensibile alla dimensione simbolica della politica e all'analisi delle reti informali e dei dispositivi comunicativi. Il lavoro si avvale di un'ampia gamma di fonti — archivistiche, pubblicistiche, iconografiche — e le valorizza in un'ottica interdisciplinare, che intreccia storia politica, culturale e delle relazioni internazionali. Tale pluralità di piani è resa leggibile da un impianto narrativo solido e da una struttura argomentativa ben calibrata, che rende il volume accessibile anche a un pubblico di studiosi non specialisti del settore.

  Il contributo più rilevante dell'opera consiste probabilmente nell'aver mostrato come il fascismo sia stato in grado di elaborare e implementare una strategia di soft power complessa e ambiziosa, in grado di competere, almeno sul piano simbolico, con le grandi potenze europee. Lungi dall'essere un epifenomeno marginale o decorativo, la diplomazia culturale fu parte integrante del progetto imperiale fascista, e Cavarocchi ne documenta con precisione gli strumenti — dall'attivismo degli istituti di cultura all'organizzazione di eventi artistici e sportivi, dalle missioni educative alle reti di intellettuali e giornalisti — e gli esiti, spesso ambigui, talvolta paradossali, ma sempre significativi.

  La prospettiva adottata consente di riconsiderare criticamente l'effettiva incidenza della propaganda italiana all'estero, valutandone limiti strutturali e potenzialità. La tensione fra ambizione universalistica e debolezza strutturale del sistema Italia, tra velleità di primato e asimmetrie materiali, è messa a fuoco con efficacia, senza cadere né in facili condanne né in apologie implicite. Ciò che emerge è piuttosto il profilo di un Regime che, pur nel suo fallimento politico e militare, seppe elaborare visioni complesse e generare dinamiche transnazionali che meritano attenzione e analisi.

  "La sorella latina" è un'opera matura, ben documentata e metodologicamente solida, che si impone come punto di riferimento per gli studi sulla proiezione internazionale del Regime fascista. Coniugando rigore empirico e intelligenza teorica, Francesca Cavarocchi riesce a restituire tutta la complessità di una stagione cruciale della storia europea, contribuendo al tempo stesso a ridefinire le categorie interpretative con cui leggere il rapporto fra politica estera, ideologia e cultura. Il volume rappresenta, in definitiva, un tassello prezioso nella ricostruzione del soft power fascista del Novecento e merita pienamente di essere annoverato tra le letture più significative per lo studio della politica estera fascista, delle relazioni internazionali e della cultura politica europea del XX secolo.