Le notti di Mosca Stampa

Enrico Franceschini

Le notti di Mosca

Baldini+Castoldi, pagg.288, € 19,00

 

franceschini notti  Nel romanzo "Le notti di Mosca", Enrico Franceschini fonde con notevole perizia narrativa l'accuratezza del reportage giornalistico con l'impianto strutturale del thriller geopolitico, dando vita a un'opera che esplora le ombre della Russia post-sovietica all'alba del nuovo millennio. Il volume si configura come un'indagine narrativa sulle dinamiche di potere transnazionali, intrecciando le traiettorie esistenziali di personaggi mossi dal lutto, dalla rabbia e dal desiderio di giustizia.

  Franceschini, forte di un'esperienza pluridecennale come corrispondente estero per «la Repubblica», impiega il romanzo non solo come strumento narrativo, ma anche come veicolo di riflessione sulla realtà politica e sociale. "Le notti di Mosca" si colloca nel solco della letteratura di confine tra finzione e realtà, offrendo uno sguardo acuto e disincantato su una Russia in piena trasformazione, segnata dalla transizione brutale dal comunismo al capitalismo oligarchico.

  La vicenda si apre nel 1999, sullo sfondo del secondo conflitto ceceno e della fine simbolica del XX secolo. La narrazione segue due protagonisti, Selina Masdaev, vedova cecena radicalizzata dalla perdita della famiglia, e Jack McLean, ex membro delle forze speciali britanniche, anch'egli vittima indiretta della violenza russa. Franceschini orchestra con sapienza l'intreccio delle loro vite, ponendo in dialogo mondi apparentemente distanti — il Caucaso devastato e la Londra finanziaria — attraverso un filo conduttore rappresentato dal petrolio, risorsa strategica e metafora del potere che muove i destini dei popoli.

  La narrazione procede con ritmo serrato, mantenendo alta la tensione drammatica. L'azione si snoda tra ambientazioni internazionali meticolosamente descritte — da Grozny a Courchevel, passando per le sponde del Tamigi — senza mai indulgere in eccessi descrittivi o deviazioni digressive. L'intreccio, pur ricco di colpi di scena, non rinuncia alla verosimiglianza psicologica dei personaggi, che evolvono in risposta ai traumi e alle scelte morali.

  Il cuore del romanzo ruota attorno al tema della vendetta, trattato non come impulso cieco, ma come motore ambivalente capace di generare tanto distruzione quanto riscatto. Franceschini interroga il confine sottile tra giustizia privata e responsabilità collettiva, facendo emergere una tensione etica che attraversa l'intera opera. In questo senso, "Le notti di Mosca" si configura come un'opera "morale", che esplora la complessità delle scelte individuali in un mondo dominato da logiche di potere cinico e globalizzato.

  Il personaggio di Selina, ex madre e moglie, diventata "vedova nera", è costruito con particolare sensibilità: la sua radicalizzazione appare come risposta disperata a una violenza sistemica, non come deriva irrazionale. Allo stesso modo, Jack McLean, figura tipicamente occidentale, incarna il trauma del lutto attraverso un percorso di ricerca della verità che lo pone di fronte alle contraddizioni della politica estera britannica.

  Uno degli aspetti più rilevanti dell'opera risiede nella rappresentazione della Russia post-sovietica. Franceschini non indulge in stereotipi, ma costruisce un affresco realistico e articolato delle dinamiche interne del Cremlino, delle connessioni con la criminalità organizzata e della penetrazione degli interessi russi nei sistemi economici occidentali. Il petrolio, elemento ricorrente, assume una valenza simbolica: risorsa naturale e, al contempo, arma geopolitica, è il perno attorno al quale ruotano tanto i traffici quanto le relazioni internazionali.

  La trama si snoda attraverso un mosaico di luoghi che fungono da epicentri del potere globale: la Cecenia devastata, teatro di una guerra dimenticata; Mosca, epicentro del nuovo autoritarismo; Londra, crocevia finanziario dove il denaro russo si mescola ai meccanismi dell'economia liberale. Questo ordito spaziale permette a Franceschini di tracciare una mappa del potere contemporaneo, in cui il confine tra legalità e corruzione appare sempre più sfumato.

  Lo stile di Franceschini si distingue per la chiarezza espositiva, l'equilibrio tra descrizione e azione, e una tensione linguistica capace di restituire al lettore la drammaticità degli eventi senza scadere nella retorica. Il lessico è preciso, spesso intriso di tecnicismi giornalistici e militari che conferiscono all'opera una dimensione di autenticità. L'autore dimostra una notevole abilità nel gestire i dialoghi, mai puramente funzionali, ma strumento di approfondimento psicologico e di costruzione del ritmo narrativo.

  Il romanzo si impone come un contributo rilevante alla narrativa europea contemporanea, capace di coniugare l'impegno civile con l'efficacia del racconto avvincente. Franceschini, attraverso la finzione, propone una riflessione lucida sulle implicazioni politiche della globalizzazione e sulle responsabilità individuali di fronte alla violenza istituzionalizzata.

  Pur inserendosi nel genere del thriller, l'opera trascende i confini della letteratura di intrattenimento, offrendo uno sguardo penetrante sulle relazioni internazionali, sulla memoria storica e sull'etica dell'agire. È un romanzo che stimola interrogativi profondi, senza offrire risposte semplici, e che invita a una lettura critica delle dinamiche geopolitiche del nostro tempo.