La mummia di Lenin Stampa

Ezio Mauro

La mummia di Lenin

Feltrinelli Editore, pagg.208, € 20,00

 

mauro lenin  Nel saggio "La mummia di Lenin", Ezio Mauro affronta uno dei simboli più enigmatici e perturbanti della modernità politica: il corpo imbalsamato del leader bolscevico conservato nel mausoleo sulla Piazza Rossa. Il volume, che si colloca al crocevia tra saggistica storica, analisi politica e riflessione antropologica, offre una narrazione documentata e suggestiva, capace di illuminare la parabola sovietica attraverso la chiave simbolica di un cadavere che si rifiuta di diventare tale. Mauro esplora, con rigore giornalistico e profondità analitica, il rapporto tra potere e memoria, tra ideologia e rappresentazione, tra corpo politico e destino nazionale.

  Il testo ruota attorno a una domanda cruciale, che percorre l'intero Novecento e si prolunga nel XXI secolo: che cosa significa conservare il corpo di un leader come se fosse ancora vivo? Nella risposta, Mauro individua non solo un'anomalia politico-religiosa, ma il cardine su cui si è articolato il potere sovietico — e, in parte, quello post-sovietico — nel tentativo di rendere eterno il mito rivoluzionario. Il mausoleo non è semplicemente una tomba, ma un tempio laico, un luogo in cui si cristallizza il culto della rivoluzione, reso tangibile attraverso il corpo di chi l'ha incarnata. In questo senso, l'autore riprende e attualizza le intuizioni di studiosi come Boris Groys, secondo cui il socialismo reale non può essere compreso senza il suo apparato simbolico totalizzante.

  L'analisi si distingue per la sua capacità di intrecciare microstoria e macroprocessi. Mauro ricostruisce con minuzia il percorso fisico e simbolico del corpo di Lenin: dalla morte, avvolta nel riserbo e nella paura, all'imbalsamazione affidata al biochimico Zbarskij, fino alla lunga permanenza nel mausoleo, dove il leader deceduto diventa artefice di un tempo sospeso. Ogni tappa del processo è analizzata nel dettaglio, con l'ausilio di fonti d'archivio, testimonianze inedite e riferimenti storiografici che arricchiscono l'argomentazione.

  Uno degli elementi più originali del volume è la riflessione sul significato politico del corpo imbalsamato. Lenin, spiega Mauro, non appartiene più alla biologia, ma alla mitopoiesi. Il suo corpo è svuotato della sua funzione organica per essere riempito di proiezioni ideologiche. La mummia assurge a feticcio del potere e garanzia della sua continuità. Come accadeva nei riti delle monarchie divine o nei culti egizi, il corpo del sovrano non può marcire, perché la decomposizione significherebbe la fine del mondo che quel corpo rappresenta.

  In questo senso, "La mummia di Lenin" si inserisce in un filone di studi sul "corpo politico" che ha radici nella tradizione occidentale, da Ernst Kantorowicz a Michel Foucault. Mauro mostra come il potere si costruisca anche attraverso una gestione disciplinata e rituale del corpo. La mummificazione non è un atto tecnico, ma un'operazione metapolitica che consente al regime di sopravvivere alla morte del fondatore.

  Un altro merito dell'opera risiede nella capacità di connettere passato e presente, evitando ogni determinismo ma suggerendo una linea di continuità tra l'epoca sovietica e la Russia contemporanea. Lenin, osserva Mauro, non è soltanto una reliquia del comunismo: è una figura ambigua che continua a interrogare il presente. Nella Russia di Putin, il corpo imbalsamato si trasforma nuovamente in strumento di legittimazione, benché il contesto ideologico sia profondamente mutato. La narrazione ufficiale non cerca più di costruire l'utopia socialista, ma di fondare un nuovo nazionalismo che si serve, selettivamente, della memoria sovietica per rafforzare il potere centrale.

  In tale prospettiva, il mausoleo assume una funzione diarchica: monumento del passato e dispositivo del presente, simulacro del comunismo e totem del post-comunismo. L'interesse per la "persistenza della forma" – per usare un'espressione cara all'archeologia – è uno dei filoni più fecondi del saggio. Mauro mostra come la Russia non riesca né a seppellire Lenin né a liberarsene, prigioniera di una messa in scena perpetua che impedisce il lutto storico e, quindi, la piena elaborazione del trauma sovietico.

  Sotto il profilo stilistico, il libro si segnala per una prosa scorrevole, capace di coniugare rigore e tensione narrativa. L'autore alterna descrizioni vivide a digressioni teoriche, offrendo al lettore un'esperienza di lettura tanto informativa quanto coinvolgente. Pur mantenendo un impianto rigoroso, Mauro evita il tono accademico nel senso deteriore del termine, prediligendo una chiarezza espositiva che rende accessibili anche i passaggi più complessi. L'uso sapiente delle fonti e l'attenzione per il dettaglio storico rafforzano la credibilità del discorso, mentre la struttura del testo – articolata ma coerente – guida il lettore attraverso un percorso intellettuale che va ben oltre la biografia di Lenin.

  "La mummia di Lenin" si presenta insomma come un'opera di notevole valore storiografico e interpretativo. Con questo volume, Ezio Mauro aggiunge un tassello fondamentale alla comprensione della Russia contemporanea, illuminandone le ambiguità attraverso il prisma di un corpo che non può morire. Il libro non solo restituisce alla figura di Lenin la sua complessità storica, ma ne fa un laboratorio critico per indagare i meccanismi della costruzione simbolica del potere. In un'epoca in cui la memoria è campo di battaglia e il passato viene riscritto per esigenze ideologiche, Mauro ci ricorda che anche i cadaveri possono dettare l'agenda politica. E che, talvolta, la morte più inquietante è proprio quella che non si consuma mai.

La Redazione

  23 giugno 2025