L'invenzione degli Assassini Stampa

Laura Minervini

L'invenzione degli Assassini
Genesi di una leggenda medievale


il Mulino, pagg.224, € 20,00

 

minervini assassini  Con "L'invenzione degli Assassini" Laura Minervini offre un contributo significativo al panorama degli studi medievistici, con particolare attenzione al rapporto tra narrazione storiografica, costruzione dell'alterità e tradizione letteraria europea. Attraverso un'indagine rigorosa e multidisciplinare, l'autrice si propone di ricostruire la genesi e l'evoluzione della leggenda del Vecchio della Montagna, figura legata alla setta islamica degli ismailiti nizariti, noti in Occidente con l'appellativo di "Assassini".

  Minervini affronta la tematica con un impianto metodologico solido, intrecciando l'analisi delle fonti storiche – latine, arabe e persiane – con uno studio acuto dei meccanismi narrativi che hanno contribuito alla cristallizzazione di un'immagine profondamente distorta, ma efficace, di un gruppo eterodosso dell'Islam medievale. L'opera coniuga l'attenzione filologica e linguistica, maturata nel lungo percorso scientifico dell'autrice, con una sensibilità storiografica che consente di collocare la leggenda all'interno di una più ampia dinamica di rappresentazione del nemico culturale.

  Uno degli aspetti più innovativi della ricerca risiede nell'approccio genealogico alla leggenda, che viene qui analizzata non come semplice distorsione o invenzione arbitraria, bensì come prodotto stratificato di un contesto storico, culturale e psicologico ben preciso: quello dei rapporti tra cristianità latina e mondo arabo-islamico in età crociata. La figura del Vecchio della Montagna, evocata con tratti enigmatici e inquietanti, emerge come proiezione delle ansie identitarie dell'Occidente medievale, incapace di comprendere e, per questo, portato a demonizzare l'alterità.

  Il testo presenta un'accurata disamina del contesto geopolitico e religioso nel quale si colloca l'emergere della setta nizarita, sottolineando il ruolo cruciale delle fonti orientali per una comprensione equilibrata del fenomeno. Minervini evidenzia come l'immagine degli Assassini, giunta all'Occidente tramite una catena di trasmissione fondata su resoconti secondari e su fraintendimenti linguistici e culturali, si sia imposta con forza nell'immaginario collettivo europeo, soprattutto grazie alla mediazione di cronisti come Guglielmo di Tiro e Marco Polo.

  L'autrice dedica particolare attenzione al lessico utilizzato per descrivere gli ismailiti, analizzando le oscillazioni semantiche che il termine "assassino" ha subito nel corso dei secoli, fino a perdere quasi completamente il suo legame originario con il contesto mediorientale e acquisire un significato più ampio, oggi banalizzato nel linguaggio comune e nei media di massa. In tal senso, il riferimento al fenomeno culturale contemporaneo di "Assassin's Creed" non costituisce una semplice curiosità, ma viene integrato in una riflessione più ampia sul lungo corso della leggenda e sulla sua persistente efficacia simbolica.

  Di notevole interesse risultano anche i capitoli dedicati alla fortuna letteraria della leggenda nel medioevo occidentale, dove Minervini rintraccia motivi ispiratori e trasfigurazioni nella narrativa cortese, nei romanzi cavallereschi e nelle cronache viaggiatorie. Tale prospettiva consente di comprendere quanto profondamente la leggenda del Vecchio della Montagna si sia radicata nel pensiero simbolico europeo, trasformandosi da resoconto parziale e distorto a mito generatore di senso.

  Infine, non va trascurato l'impianto comparatistico che sottende tutta l'opera, dove il confronto tra le fonti europee e quelle mediorientali non si limita a un esercizio erudito, ma si configura come strumento critico per smascherare i dispositivi retorici attraverso cui l'Occidente medievale ha costruito l'immagine di un Oriente violento, oscuro e al tempo stesso affascinante.

  Il volume si impone, insomma, come uno studio esemplare per rigore metodologico, ampiezza documentaria e profondità interpretativa. Laura Minervini, forte della sua lunga esperienza di filologa romanzo-linguistica e attenta osservatrice dei fenomeni interculturali, offre una lettura che non solo contribuisce al rinnovamento degli studi medievistici, ma stimola anche una riflessione più generale sul ruolo delle narrazioni nella formazione delle identità e delle alterità. Un testo utile per comprendere le dinamiche storiche e simboliche della costruzione dell'altro nell'Occidente medievale.

La Redazione

23 giugno 2025