Giovanni XXIII
Vi parlo al cuore Autobiografia spirituale
Edizioni Paoline, pagg.496, € 28,00
Nel volume "Vi parlo al cuore. Autobiografia spirituale", pubblicato nella collana "Spiritualità del quotidiano" e curato con rigorosa attenzione da mons. Luis Marín de San Martín, sono raccolti in forma antologica numerosi testi di Angelo Giuseppe Roncalli – poi Giovanni XXIII – restituendo la trama profonda di una spiritualità che ha saputo coniugare fedeltà alla tradizione e apertura profetica, in un'epoca di grandi trasformazioni ecclesiali.
Non si tratta propriamente di un'autobiografia in senso stretto: la narrazione non segue una linearità cronologica né si propone di offrire una ricostruzione continua della vicenda personale del pontefice. Piuttosto, il curatore adotta una struttura tematica fondata su dieci parole-chiave – tra cui "Cristo", "Chiesa", "obbedienza", "ottimismo", "ecumenismo", "vocazione" – che fungono da nuclei ermeneutici per accedere all'intimità spirituale del "Papa buono". Tale scelta consente al lettore di avvicinarsi non solo alla figura pubblica di Roncalli, ma soprattutto all'orizzonte interiore da cui essa ha tratto forza e orientamento.
Marín de San Martín, vescovo e attuale sottosegretario della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi, conduce questa operazione con una perizia teologica e una sensibilità pastorale che si riflettono tanto nella selezione dei testi quanto nei commenti introduttivi alle singole sezioni. La sua esperienza nella segreteria sinodale gli consente inoltre di tracciare un filo sottile ma consistente tra la spiritualità conciliare inaugurata da Giovanni XXIII e il rinnovamento sinodale promosso durante il pontificato di Bergoglio. In questo senso, l'opera si presenta non solo come uno sguardo al passato, ma anche come strumento di discernimento per il presente della Chiesa.
Particolarmente significativa è la sezione conclusiva, che raccoglie tre testi centrali del magistero roncalliano: il discorso inaugurale del Concilio Vaticano II (Gaudet Mater Ecclesia), il celebre "discorso alla luna" dell'11 ottobre 1962 e il testamento spirituale redatto pochi mesi prima della morte. Questi documenti, proposti in versione integrale, offrono una chiave interpretativa imprescindibile per comprendere il significato ecclesiologico della sua breve ma feconda azione pontificia: un'azione ispirata non a progetti di potere o riformismo strategico, ma a una profonda fiducia nella presenza dello Spirito nella storia.
La qualità filologica dell'edizione è elevata: i testi sono restituiti con precisione documentaria, con chiari riferimenti alla fonte (agende, lettere, scritti giovanili e discorsi ufficiali), senza interpolazioni o adattamenti che ne compromettano l'autenticità. Si apprezza altresì l'equilibrio stilistico del curatore, che accompagna la lettura con discrezione, evitando derive agiografiche o letture ideologicamente orientate. L'intento è piuttosto quello di offrire un ritratto interiore, delineato dalle stesse parole del protagonista.
Tuttavia, proprio questa impostazione spirituale ed edificante comporta anche alcune criticità dal punto di vista storiografico. L'assenza di un confronto più diretto con le tensioni ecclesiali dell'epoca – sia all'interno della curia romana, sia nel mondo intellettuale cattolico – limita la profondità analitica dell'opera per chi si attenda un'indagine più problematizzata. I conflitti, le resistenze, le ambiguità che accompagnarono la convocazione del Concilio Vaticano II rimangono in larga parte sullo sfondo, forse deliberatamente, per non tradire la prospettiva spirituale prescelta. Un bilanciamento maggiore tra contemplazione mistica e lucidità storica avrebbe giovato a una comprensione più articolata della portata del pontificato roncalliano.
Nonostante ciò, il volume si segnala come un contributo notevole alla letteratura spirituale contemporanea, e ancor più come un'opera utile per rileggere l'eredità di Giovanni XXIII alla luce dei cammini sinodali attualmente in corso. La figura di Roncalli emerge come quella di un uomo ecclesiale animato da un "ottimismo provvidenziale" non ingenuo ma radicato nella fede, capace di vedere nel mondo non una minaccia, ma uno spazio di azione della grazia.
La Redazione
24 giugno 2025 |