Storia monetaria degli Stati Uniti, 1867-1960 Stampa

Milton Friedman - Anna Jacobson Schwartz

Storia monetaria degli Stati Uniti
1867-1960


IBL Libri, 3 voll., pagg.1094, € 50,00

 

friedman monetaria  Pubblicata per la prima volta nel 1963 sotto l'egida del National Bureau of Economic Research, la "Storia monetaria degli Stati Uniti, 1867-1960" di Milton Friedman e Anna Jacobson Schwartz costituisce un'opera di straordinaria rilevanza analitica ed epistemologica nella letteratura economica del secondo dopoguerra. L'opera, frutto di una collaborazione pluriennale fra due dei massimi esponenti dell'economia monetaria del XX secolo, rappresenta un punto di svolta tanto sul piano teorico quanto su quello metodologico, configurandosi come una sintesi compiuta di ricostruzione storica e modellizzazione economica.

  L'ambizione dichiarata degli autori è quella di offrire una lettura coerente e fondata empiricamente dell'evoluzione del sistema monetario statunitense, collocandolo al centro dell'analisi macroeconomica. Il fulcro argomentativo dell'opera risiede nella tesi secondo cui le variazioni dell'offerta di moneta costituiscono una determinante cruciale — benché spesso trascurata — delle dinamiche cicliche, ossia dell'alternarsi di espansioni e recessioni nell'economia reale. In tal senso, il testo si propone esplicitamente come una confutazione della visione keynesiana dominante negli anni immediatamente successivi alla Seconda guerra mondiale, secondo cui la moneta riveste un ruolo marginale e secondario rispetto alla politica fiscale.

  Uno degli aspetti più innovativi del testo è l'approccio metodologico adottato. L'indagine si fonda sull'elaborazione di serie storiche originali, sviluppate con rigore statistico e confrontate criticamente con fonti primarie e secondarie. L'analisi quantitativa viene integrata in modo sistematico con la ricostruzione delle istituzioni e dei contesti politici entro cui le scelte monetarie sono maturate. Ne emerge un modello interpretativo che privilegia l'osservazione empirica rispetto alla modellistica deduttiva, pur non rinunciando a un impianto teorico coerente. In tal senso, l'opera costituisce una riuscita sintesi tra storia economica e teoria monetaria, in linea con il metodo storico-induttivo promosso dal NBER.

  Il cuore analitico del testo si colloca nel capitolo dedicato alla crisi del 1929 e agli anni successivi della cosiddetta "Grande Contrazione" (1929–1933). In questo snodo cruciale, Friedman e Schwartz forniscono una riformulazione radicale delle cause della più grave crisi economica del XX secolo. Rigettando la lettura convenzionale che attribuiva la responsabilità principale a fattori reali e strutturali, gli autori individuano nell'inerzia e negli errori della Federal Reserve — in particolare nella sua incapacità di impedire la contrazione dell'offerta di moneta — la principale concausa del collasso economico. Tale interpretazione ha esercitato un'influenza duratura sul dibattito accademico e sulle pratiche di policy, al punto da essere citata esplicitamente da Ben Bernanke, presidente della Federal Reserve, in occasione del centenario della nascita di Friedman.

  L'analisi non si limita tuttavia al periodo interbellico. L'arco cronologico coperto — dal periodo immediatamente successivo alla Guerra Civile sino agli albori dell'era post-bellica — consente di valutare con ampiezza e profondità l'evoluzione delle politiche monetarie, l'interazione tra settore bancario e autorità centrali, nonché l'impatto delle innovazioni istituzionali, come la creazione della Federal Reserve nel 1913 e l'introduzione del sistema di riserva frazionaria. Particolarmente rilevante è l'attenzione rivolta alle dinamiche del gold standard e al modo in cui i vincoli derivanti dalla convertibilità abbiano influenzato la conduzione della politica monetaria nei decenni precedenti la crisi degli anni Trenta.

  La tesi fondamentale che attraversa l'intera opera — e che costituisce il nucleo teorico del monetarismo — è che la moneta non è neutrale nel breve periodo e che la sua gestione può avere effetti macroeconomici significativi. Gli autori sostengono la necessità di una politica monetaria ispirata a criteri di prevedibilità, disciplina e moderazione, in contrapposizione tanto all'attivismo keynesiano quanto alla passività istituzionale. Il principio della "regola monetaria" — ovvero di una crescita costante e prevedibile dell'offerta di moneta — trova in questo testo una delle sue prime e più articolate formulazioni.

  Dal punto di vista stilistico, l'opera si distingue per una scrittura densa ma limpida, caratterizzata da un lessico tecnico rigoroso e da una struttura argomentativa coerente. La prosa, pur non rinunciando all'ambizione di parlare a un pubblico ampio, mantiene un tono sobrio e analitico, che riflette la natura scientifica del progetto. L'equilibrio tra analisi teorica e discussione empirica è mantenuto con estrema cura, evitando sia l'eccesso di formalismo sia la banalizzazione divulgativa.

  Se si dovesse individuare un limite dell'opera, esso andrebbe forse ricercato nella sua assunzione di fondo circa la stabilità dei rapporti tra variabili monetarie e reali. Sebbene Friedman e Schwartz siano consapevoli delle difficoltà epistemologiche nel tracciare relazioni causali in ambito macroeconomico, il loro impianto risente talvolta di un'eccessiva fiducia nella possibilità di derivare regolarità stabili e predicibili nel comportamento dell'economia. Tuttavia, questo limite appare più come un effetto collaterale della coerenza del paradigma monetarista che non come una debolezza metodologica intrinseca.

  La "Storia monetaria degli Stati Uniti, 1867-1960" rappresenta, in definitiva, un contributo imprescindibile allo studio della politica monetaria e della storia economica. L'opera ha esercitato un impatto duraturo sulla teoria economica contemporanea, contribuendo in modo decisivo al superamento di alcune assunzioni keynesiane e ponendo le basi per la rinascita dell'economia monetaria negli anni Settanta e Ottanta. Ancora oggi, a oltre sessant'anni dalla sua pubblicazione, il testo continua a offrire spunti di riflessione rilevanti per l'analisi delle crisi economiche e per la progettazione delle istituzioni monetarie. La sua lettura costituisce un passaggio obbligato per comprendere il ruolo della moneta nei processi economici di lungo periodo, nonché i pericoli insiti in una gestione incauta o ideologicamente orientata della politica monetaria.

La Redazione

30 giugno 2025