Rivoluzioni. Quando i popoli cambiano la storia Stampa E-mail

Donald Sassoon

Rivoluzioni
Quando i popoli cambiano la storia


Garzanti, pagg.560, € 30,00

 

sassoon rivoluzioni  Nel volume "Rivoluzioni. Quando i popoli cambiano la storia", Donald Sassoon offre una trattazione ampia e penetrante del fenomeno rivoluzionario, assumendo una prospettiva storica di lungo periodo che rifiuta le semplificazioni cronologiche e concettuali. Lungi dall'identificare le rivoluzioni con eventi isolati o atti simbolici – la presa della Bastiglia, l'assalto al Palazzo d'Inverno – l'autore, storico di consolidata autorevolezza e allievo di Eric J. Hobsbawm, imposta un'analisi diacronica e comparativa che privilegia i processi rispetto agli accadimenti, le trasformazioni strutturali rispetto alle cesure apparenti.

  L'assunto metodologico di fondo, reso esplicito già nelle prime pagine, consiste nella necessità di disancorare il concetto di "rivoluzione" da una narrazione lineare e teleologica. Sassoon ne mostra l'ambivalenza semantica e la molteplicità delle forme storiche, chiarendo come ogni processo rivoluzionario si configuri come esito non di un singolo slancio volontaristico, bensì di una complessa concatenazione di tensioni economiche, dinamiche sociali e conflitti ideologici. È in questa cornice che si collocano le sue analisi, sempre supportate da una solida base documentaria e da un'ampia letteratura secondaria, cui l'autore attinge con disinvoltura critica, mai pedissequa.

  L'analisi della guerra civile inglese, da cui prende avvio la ricognizione, evidenzia con chiarezza il superamento della dicotomia tra "rivoluzione borghese" e "conflitto confessionale", secondo schemi interpretativi ormai storicamente superati. Sassoon si concentra piuttosto sulle intersezioni fra autoritarismo monarchico, affermazione parlamentare e tensioni religiose, ricostruendo con attenzione filologica il processo che, attraverso un secolo turbolento, condusse alla nascita della monarchia costituzionale britannica.

  Nel caso della rivoluzione americana, l'autore adotta un approccio disincantato e critico, mettendo in rilievo l'incompiutezza del progetto rivoluzionario rispetto alla questione della schiavitù e delle disuguaglianze interne. In tal senso, Sassoon si colloca nel solco di una storiografia revisionista che ha messo in discussione l'idea di una rivoluzione "pura", mostrando invece la coesistenza, spesso contraddittoria, tra istanze emancipative e permanenze sociali conservatrici. Ne emerge un quadro sfaccettato, che restituisce la portata ideologica della frattura con la Gran Bretagna ma ne problematizza gli esiti reali, tanto sul piano politico quanto su quello socioeconomico.

  L'ampia parte dedicata alla Rivoluzione francese si distingue per rigore interpretativo e sobrietà analitica. Lungi dal riproporre l'ormai canonico nesso tra 1789 e modernità democratica, Sassoon insiste sulla natura caotica e prolungata dell'esperienza rivoluzionaria, sull'ambiguità dei suoi esiti e sulla difficoltà di tradurre i principi astratti della Dichiarazione dei diritti dell'uomo in dispositivi politici stabili. La lettura evita tanto l'apologia quanto la condanna, privilegiando piuttosto una messa a fuoco delle dinamiche di potere e delle fratture interne alla società rivoluzionaria.

  Una specificità rilevante del volume consiste nell'attenzione riservata alle rivoluzioni nazionali ottocentesche – in particolare all'unificazione italiana e a quella tedesca – spesso trascurate o relegate a dinamiche "minori" in molte sintesi generali. Sassoon sottolinea con efficacia come queste rivoluzioni "dall'alto", condotte da élite militari e politiche, rappresentino un caso peculiare nel panorama rivoluzionario moderno, rivelando le ambivalenze dell'ideologia nazionale e le contraddizioni tra aspirazioni popolari e interessi dinastici.

  L'ultima parte del volume affronta le due rivoluzioni del Novecento che più profondamente hanno segnato l'ordine globale: quella russa e quella cinese. In entrambi i casi, Sassoon opera una ricostruzione attenta non solo al momento insurrezionale, ma soprattutto alla costruzione statale che ne è seguita. Particolarmente pregnante è l'analisi del passaggio dalla fase rivoluzionaria al consolidamento del potere attraverso meccanismi di centralizzazione autoritaria, epurazioni e culto della personalità. L'autore evita ogni deriva ideologica, preferendo una lettura storicizzata che coglie continuità e discontinuità rispetto ai modelli precedenti.

  Non manca, infine, un'esplorazione metalinguistica e culturale del concetto stesso di "rivoluzione". Sassoon mostra come l'uso corrente del termine si sia ampliato e, al contempo, svuotato: da categoria storica densa a etichetta retorica applicabile a fenomeni disparati. Questo slittamento semantico viene tematizzato con finezza, anche attraverso annotazioni ironiche e incursioni nella cultura popolare, che tuttavia non compromettono l'impianto scientifico del lavoro.

  L'ampiezza del respiro comparativo, la densità delle fonti utilizzate e la lucidità dell'argomentazione collocano questo volume tra i contributi storiografici più rilevanti sul tema delle rivoluzioni pubblicati in lingua italiana negli ultimi anni. Sassoon, forte di una lunga carriera accademica e di una riconosciuta perizia nella sintesi storica, riesce nel difficile compito di rendere comprensibile la complessità senza banalizzarla, contribuendo in modo significativo alla riflessione contemporanea sul rapporto tra mutamento politico e agency collettiva.

La Redazione

4 luglio 2025