Lettere «inutili». Volume I Stampa E-mail

Luciano Bianciardi

Lettere «inutili»
Lettere e carteggi
Volume I: ai Familiari

a cura di Arnaldo Bruni

ExCogita, pagg.288, € 25,00

 

bianciardi lettereinutili1  Il primo volume dell'edizione integrale dell'epistolario di Luciano Bianciardi, a cura di Arnaldo Bruni, costituisce un tassello fondamentale per la ricostruzione critica del profilo intellettuale e umano dello scrittore grossetano. Pubblicato da ExCogita, con il sostegno del Ministero della Cultura e della Fondazione Bianciardi, il volume inaugura un progetto ambizioso, destinato a coprire l'intera parabola biografica dell'autore attraverso la forma più diretta e meno filtrata della comunicazione privata: la lettera.

  Il corpus epistolare qui raccolto comprende 123 lettere (su un totale di 443 previste nei tre volumi), rivolte prevalentemente ai familiari – in particolare alla madre –, e copre un arco cronologico esteso, dal servizio militare fino agli ultimi anni di vita. Il curatore, già noto per i suoi contributi filologici e critici su autori del Novecento, adotta un impianto rigoroso, affiancando all'edizione del testo un apparato introduttivo di notevole spessore. Le note esplicative e contestuali, puntuali senza essere ridondanti, permettono di collocare ogni singola missiva entro una rete di riferimenti biografici, culturali e storico-sociali che ne valorizzano la portata documentaria.

  Il carattere «inutile» delle lettere, evocato nel titolo con ironico ossimoro, allude – secondo quanto esplicitato nella prefazione – non già all'irrilevanza del contenuto, bensì alla loro estraneità rispetto al circuito della comunicazione pubblica e al discorso letterario ufficiale. Si tratta, al contrario, di scritti densissimi di informazioni e implicazioni, capaci di illuminare tanto la vicenda personale quanto la dimensione autoriale e ideologica di Bianciardi, finora indagate prevalentemente attraverso la mediazione romanzesca, saggistica o giornalistica.

  Fin dalle prime lettere, l'autore si presenta nella sua veste meno costruita e, proprio per questo, più autentica. Il tono familiare, talora svagato, spesso ironico, lascia trapelare non solo il tratto distintivo della sua scrittura – quel misto di sarcasmo e disincanto che ne fa uno degli osservatori più lucidi della società italiana del dopoguerra – ma anche una sensibilità vigile, permeata di inquietudine morale e di consapevolezza critica. Il rapporto con la madre, che costituisce il nucleo affettivo prevalente di questa sezione del carteggio, si configura come un crocevia di riflessioni esistenziali, inquietudini materiali e slanci affettivi, in cui si sedimentano i segni di una tensione inesausta tra aspirazione intellettuale e necessità quotidiana.

  Numerose lettere forniscono elementi di straordinario interesse sul piano storico-letterario. Si pensi, in particolare, alla fase del lavoro editoriale in Feltrinelli, qui descritta con accenti di malcelata frustrazione, che preludono alla rottura per "scarso rendimento" – una formula burocratica che Bianciardi commenta con amara ironia. Emergono anche aspetti inediti della sua attività di traduttore, vissuta come forma di sopravvivenza e, insieme, come spazio di resistenza intellettuale. I dettagli minuti – le notti passate a lavorare, le difficoltà economiche, le dinamiche editoriali – rivelano un autore costantemente in bilico tra marginalità e centralità, tra impegno e disincanto.

  Sul piano stilistico, il Bianciardi epistolografo conferma le doti di scrittura già note al lettore delle opere narrative: l'agilità espressiva, la propensione al gioco linguistico, la capacità di alternare registri con disinvoltura e, soprattutto, una lucidità prospettica che rasenta spesso l'anticipazione profetica. Non si tratta tuttavia di uno stile «letterario» in senso stretto, bensì di una lingua naturalmente portata all'osservazione critica e all'ironia, che trova nella comunicazione familiare un canale di espressione più spontaneo e, forse proprio per questo, più incisivo.

  L'impianto critico curato da Bruni si distingue per equilibrio e profondità ermeneutica. L'introduzione, che definisce le lettere come "autobiografia dissimulata", offre una chiave di lettura efficace: nelle pieghe di una corrispondenza apparentemente ordinaria, si delinea una concezione dell'io come entità problematica, in lotta con le convenzioni sociali e letterarie. Il carteggio, dunque, si configura non solo come documento esistenziale, ma anche come laboratorio in cui si elaborano – in forma embrionale ma già riconoscibile – temi e stilemi che confluiranno nell'opera pubblica: l'alienazione del lavoro intellettuale, la critica alla borghesia culturale, la denuncia del conformismo editoriale e politico.

  Il volume, dunque, non solo colma una lacuna nella biografia intellettuale di Luciano Bianciardi, ma contribuisce in maniera decisiva alla riconsiderazione del suo ruolo nel panorama culturale del secondo Novecento. L'edizione curata da Arnaldo Bruni si impone come modello di rigore editoriale e acutezza interpretativa, offrendo al lettore uno strumento prezioso per comprendere in profondità le dinamiche, le tensioni e le contraddizioni che hanno attraversato la vita e l'opera di uno dei più lucidi interpreti della modernità italiana. Il progetto complessivo dell'epistolario, articolato in tre volumi, si preannuncia come un contributo destinato a lasciare un'impronta duratura negli studi biancardiani e, più in generale, nella riflessione sulla funzione dell'intellettuale nella società contemporanea.

La Redazione

4 luglio 2025