Le 12 sedie Stampa E-mail

Il'Jà Il'f e Evgenij Petrov

Le 12 sedie
a cura di Emanuela Bonacorsi
con illustrazioni di Carlo Cagni

Voland, pagg.496, € 22,00

 

petrov 12sedie  "Le 12 sedie" di Il'ja Il'f ed Evgenij Petrov, pubblicato nel 1928, è un romanzo che, pur essendo ambientato negli anni turbolenti della NEP (Nuova Politica Economica), continua a rappresentare un'analisi brillante e profonda della società russa del periodo, coniugando una visione satirica e leggera con una critica acuta della realtà sovietica post-rivoluzionaria. La trama del romanzo è relativamente semplice: un vecchio segreto sulla sorte di gioielli nascosti in una delle dodici sedie di una casa espropriata dai bolscevichi si trasforma in un pretesto per una ricerca affannosa che coinvolge personaggi eccentrici e una serie di situazioni paradossali. Ma dietro questa storia apparentemente leggera si nascondono riflessioni taglienti sulla natura del cambiamento sociale, sull'avidità umana e sulla manipolazione delle masse in un contesto storico di grande turbolenza.

  Il romanzo si apre con il racconto di un'avventura che diventa, in modo graduale ma sempre più evidente, una riflessione sul vuoto lasciato dalla Rivoluzione Russa e sui tentativi, da parte dei suoi protagonisti, di adattarsi a una nuova realtà che in molti casi è incomprensibile e alienante. La scomparsa della nobiltà terriera e la nascita di una nuova classe sociale caratterizzata dalla fame di denaro e dal disprezzo per i valori tradizionali, sono solo alcuni dei temi che Il'f e Petrov esplorano con brillante ironia. Ippolit, il genero della defunta aristocratica, è uno dei protagonisti principali di questa caccia, ma è il personaggio di Ostap Bender, un "mago dell'intrigo" che rappresenta la quintessenza dell'inganno e della furbizia, a emergere come il vero motore dell'azione e della trama. La sua figura, insieme a quella del prete Fëdor, che si unisce alla ricerca del tesoro, fornisce un contrasto netto e profondo con il contesto sociale e politico di incertezze e aspirazioni.

  Il dinamico scambio di ruoli e la continua inversione di potere tra i protagonisti sono tratti distintivi del romanzo, che si nutre di una ricca ironia che non risparmia nessuno. L'atteggiamento beffardo verso l'autorità religiosa, politica e culturale della Russia sovietica si riflette in una scrittura che alterna sarcasmo e lucidità analitica, senza mai scivolare nel cinismo gratuito. Ogni personaggio, per quanto caricaturale, diventa il simbolo di una tipologia sociale o politica, e l'autore riesce a costruire un affresco vivace e variegato, dove ciascun individuo è costretto a rivelare le proprie debolezze, furbizie e contraddizioni.

  La satira che Il'f e Petrov esercitano non si limita alla condanna della classe aristocratica che ha perso i propri privilegi con la rivoluzione, ma si estende anche agli stessi ideali della NEP, che, pur avendo portato un'apparente apertura economica, alimenta corruzione e speculazione. La stessa ricerca dei gioielli, infatti, si trasforma in un'allegoria della frenesia capitalista che caratterizza i primi anni del socialismo sovietico, con la gente che si lancia in inseguimenti furiosi e senza scrupoli per arricchirsi. L'intricata ricerca delle sedie – che diventano il simbolo del valore delle cose, della vanità e della speranza di riscatto – assume un doppio significato: da un lato come metafora della società che cerca disperatamente un punto di riferimento stabile in un contesto storico in continuo cambiamento, dall'altro come critica della superficialità e della perennemente incompleta aspirazione all'arricchimento.

  Il romanzo, pur se espressione di una cultura sovietica in fase di sperimentazione, non è mai fine a se stesso né esclusivamente politico. La sua essenza sta nel mescolare un'intelligente riflessione sociale con una narrazione vivace, che si trasforma in una serie di episodi comici e di scoperte inaspettate. Il linguaggio ricco e variegato, il ricorso a battute fulminanti e la creazione di situazioni esilaranti, che non mancano di mettere in evidenza l'assurdità della condizione umana, sono la vera forza di questo romanzo. La comicità non è solo il risultato di situazioni assurde, ma di una precisa costruzione linguistica che sa giocare con la parola e l'arguzia, dando vita a un flusso narrativo che coinvolge il lettore in modo empatico e profondo.

  Nel complesso, "Le 12 sedie" si conferma come uno dei capolavori della letteratura russa del Novecento, una rara combinazione di intrattenimento e critica sociale che conserva un valore universale. La sua forza risiede nel modo in cui, attraverso la risata, si svela il lato più tragico della realtà umana, costringendo il lettore a confrontarsi con il grottesco della propria esistenza e con l'impossibilità di sfuggire alla lotta per il potere e il denaro, anche in un contesto che, almeno teoricamente, avrebbe dovuto promuovere l'uguaglianza. Il'f e Petrov, con il loro sguardo disincantato, riescono a cogliere l'assurdo della situazione politica e sociale della Russia degli anni '20, senza mai scivolare nella moralizzazione, ma mantenendo sempre un tono di sincero, seppur critico, divertimento.

  "Le 12 sedie" è la testimonianza di un'epoca di rottura, di una lotta per la sopravvivenza e per il significato, che, pur nei suoi toni leggeri, rivela l'incertezza e l'illusorietà della condizione umana di fronte al cambiamento radicale. Con un linguaggio che mescola il comico e il tragico, il romanzo diventa una riflessione sulla libertà individuale, sull'illusione del potere e sulla ricerca di senso in un mondo che sembra sfuggire di mano.

La Redazione

6 settembre 2025