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La fionda n.1/2025 Noi e l'America Atlantisti ed eurofanatici
Rogas Edizioni, pagg.290, € 19,70
Il primo numero del 2025 della rivista "La Fionda", intitolato "Noi e l'America. Atlantisti ed eurofanatici", si segnala per il notevole spessore analitico e critico sul ruolo che la relazione italo-statunitense ha assunto nella configurazione delle dinamiche politiche, economiche e culturali italiane nel secondo dopoguerra, fino ai nostri giorni. L'impianto del volume si fonda su una riflessione ampia e multidisciplinare, che chiama in causa competenze eterogenee – dalla scienza politica alla storia delle relazioni internazionali, dall'economia alla filosofia politica – e propone un'interpretazione articolata dell'intreccio tra atlantismo e integrazione europea quale doppio vincolo esterno che ha limitato lo spazio di manovra della politica italiana nell'epoca post-repubblicana.
Il quadro che emerge dall'insieme dei contributi è quello di una condizione italiana in cui l'autonomia decisionale risulta fortemente ridimensionata dall'adesione sistemica a due grandi progetti di governance sovranazionale: da un lato, l'imperativo geopolitico della lealtà transatlantica, che ha garantito per decenni la collocazione occidentale dell'Italia all'interno dell'alleanza NATO; dall'altro, il processo di europeizzazione – specie in chiave post-Maastricht – inteso non soltanto come un percorso di convergenza normativa e monetaria, ma come internalizzazione di un paradigma politico-economico tecnocratico, spesso refrattario alla deliberazione democratica.
A partire da questo doppio vincolo, i saggi raccolti affrontano con rigore il tema della sovranità, declinata sia sul piano della funzione rappresentativa delle istituzioni italiane sia su quello, più complesso, della capacità dello Stato di esprimere una progettualità coerente rispetto agli interessi nazionali. Il lavoro di autori come Carlo Galli, Wolfgang Streeck e Giulio Sapelli si distingue per la lucidità con cui vengono analizzate le transizioni sistemiche dell'ordine globale: dalla guerra fredda all'iper-globalizzazione neoliberale, fino alla fase attuale di policentrismo instabile, in cui la leadership americana viene contestata non solo da potenze emergenti come Cina e India, ma anche da segmenti crescenti dell'opinione pubblica occidentale.
L'impostazione del volume non è ideologicamente omogenea, e proprio in questo risiede una delle sue maggiori qualità. Lungi dal proporre una lettura univoca o dogmatica dei rapporti transatlantici, "La Fionda" mette a confronto posizioni differenti: vi sono contributi che denunciano con forza la subalternità italiana alle scelte strategiche di Washington e Bruxelles, mentre altri adottano un approccio più pragmatico, sottolineando la necessità di cooperazione multilaterale in un contesto segnato da sfide transnazionali come il cambiamento climatico, le migrazioni, le guerre commerciali e l'instabilità energetica. In questa prospettiva, l'intervento di Elena Basile si segnala per una disamina puntuale delle ambiguità della politica estera italiana, incapace – anche nei momenti di maggiore tensione internazionale, come la guerra in Ucraina o il confronto USA-Cina – di articolare una visione autonoma o almeno coerente sul piano diplomatico.
Particolarmente rilevanti sono le riflessioni di Thomas Fazi, Francesco Sylos Labini e Fabrizio Maronta, che illustrano con dati e analisi empiriche come la dipendenza strategica dell'Italia si rifletta anche nelle scelte macroeconomiche: dalla gestione del debito sovrano alle politiche industriali, dalla frammentazione della base produttiva alla de-territorializzazione dei centri decisionali. La logica del "pilota automatico" trova qui una concreta esemplificazione: la crisi dello Stato come soggetto economico è letta non solo come effetto della globalizzazione finanziaria, ma come risultato di un lungo processo di erosione della sovranità economica imposto dall'accettazione acritica dei vincoli esterni.
Un altro aspetto centrale è il tentativo di ridefinire la nozione di "Noi", attraverso cui interrogarsi sulla soggettività collettiva italiana nel nuovo contesto globale. I contributi più filosoficamente orientati – tra cui quelli di Eugenio Mazzarella e Mimmo Porcaro – si interrogano sul significato di appartenenza nazionale in un'epoca in cui le categorie della cittadinanza, della rappresentanza e persino del territorio appaiono sempre più sfumate. Ne emerge un dibattito non consolatorio ma propositivo, in cui si delinea la possibilità di una riformulazione critica dell'identità politica italiana, svincolata tanto dalla retorica dell'europeismo dogmatico quanto da quella di un atlantismo residuale e scarsamente aggiornato alla realtà dei nuovi equilibri multipolari.
La pluralità dei punti di vista, unita a un impianto metodologico rigoroso, rende questo volume uno strumento prezioso. L'attenzione riservata all'evoluzione della postura statunitense – dalla dottrina Truman alla "dottrina Biden" – consente di leggere in filigrana non solo i mutamenti della politica estera USA, ma anche le ripercussioni che tali trasformazioni hanno avuto sulla tenuta della democrazia italiana, sulla struttura economica nazionale e sull'immaginario collettivo. Le riflessioni di Alessandro Colombo e Alberto Bradanini, in particolare, mettono a fuoco l'involuzione delle relazioni transatlantiche, mostrando come la subordinazione italiana non sia stata il frutto di imposizioni esterne, ma spesso il risultato di scelte interne di auto-commissariamento da parte delle classi dirigenti. L'assenza di schematismi, la qualità degli autori coinvolti e la densità degli argomenti trattati rendono questo numero de "La fionda" un contributo di particolare rilievo nel panorama editoriale italiano contemporaneo. Non un esercizio ideologico, ma una ricognizione necessaria per comprendere quali siano oggi i margini di autonomia politica, economica e culturale dell'Italia in un mondo che ha smesso di essere unipolare, ma che non ha ancora trovato un nuovo ordine condiviso.
La Redazione
9 settembre 2025 |