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Luciano Canfora
Europa gigante incatenato
Edizioni Dedalo, pagg.96, € 10,00
Luciano Canfora, filologo classico di fama internazionale e intellettuale tra i più acuti nel panorama europeo contemporaneo, nel saggio "Europa gigante incatenato" affronta con rigore critico e prospettiva storica un tema cruciale del nostro tempo: la progressiva marginalizzazione del continente europeo nello scacchiere geopolitico globale. Il volume si configura come un pamphlet colto e militante, che invita il lettore a interrogarsi sul presente e sul futuro del progetto europeo, alla luce delle tensioni tra sovranità, sudditanza strategica e vocazione continentale.
Il titolo stesso richiama con efficacia la tesi centrale del libro: l'Europa è un gigante potenzialmente dotato di risorse politiche, culturali ed economiche considerevoli, ma reso inoffensivo da vincoli autoimposti o subiti. Canfora individua nella perdurante subordinazione all'asse atlantico — con particolare riferimento all'influenza esercitata dagli Stati Uniti attraverso la NATO e le istituzioni finanziarie internazionali — uno dei principali fattori di impedimento alla piena emancipazione politica e strategica dell'Unione. La sua argomentazione si articola in una narrazione densa di riferimenti storici, puntuali citazioni documentarie e un'analisi serrata delle dinamiche istituzionali europee, rifiutando la dicotomia semplificata tra euroscetticismo e europeismo acritico.
L'autore osserva come la crisi pandemica abbia svolto un ruolo di catalizzatore nel mettere a nudo le contraddizioni interne all'Unione Europea, già emerse durante la crisi del debito sovrano e mai risolte in maniera strutturale. L'evocazione dei cosiddetti "Paesi frugali" e la loro opposizione a politiche espansive e solidali, soprattutto in fase di gestione del Next Generation EU, viene letta come l'emblema di una concezione economicista, moralistica e punitiva delle politiche fiscali. Canfora sottolinea come queste logiche si rifacciano a un paradigma liberista intriso di ascendenze malthusiane, impermeabile a istanze di giustizia sociale e solidarietà interstatale. Il riferimento al celebre settimanale tedesco "Der Spiegel" e alla sua temporanea messa in discussione delle posizioni di rigore germanico, così come il presunto "ravvedimento" istituzionale della presidente della Commissione Ursula von der Leyen, sono utilizzati per evidenziare la fragilità e reversibilità delle posizioni politiche dominanti nell'Unione.
Un aspetto di rilievo del volume è l'analisi critica della NATO, che Canfora decostruisce non solo nella sua dimensione militare ma anche in quella ideologica. L'Alleanza Atlantica viene descritta come uno strumento di controllo geopolitico più che di difesa collettiva, la cui persistenza dopo la fine della Guerra Fredda risponde a logiche di contenimento e deterrenza nei confronti di nuovi poli strategici, anziché a una reale necessità di sicurezza. L'"atlantismo", nel senso che l'autore attribuisce al termine, diventa così un vincolo culturale e politico che impedisce all'Europa di definirsi autonomamente nello scenario internazionale. L'auspicio che emerge è quello di una rifondazione continentale, in cui l'Europa riscopra le proprie radici mediterranee, recuperi un ruolo autonomo nelle relazioni internazionali e si emancipi dalle dinamiche neocoloniali e neointerventiste.
Notevole è anche la riflessione sulla legittimità democratica delle istituzioni europee. Canfora, con una formula provocatoria — "il democratometro" — mette in discussione la retorica della democrazia occidentale, sostenendo che essa venga troppo spesso impiegata come strumento di giudizio unilaterale, volto a delegittimare modelli alternativi piuttosto che a promuovere un'effettiva cultura partecipativa. In questa chiave si comprende la sua critica al presunto "carattere neutro" delle politiche europee, che nasconderebbe invece una precisa ideologia economica e geopolitica. L'Unione, lungi dall'essere un'arena neutrale di concertazione tra Stati, opererebbe secondo direttrici che riproducono rapporti di forza asimmetrici, sia all'interno del continente sia nei confronti dei partner esterni.
Particolarmente interessante è, infine, il recupero del pensiero socialista come strumento interpretativo alternativo alle categorie dominanti. Canfora non si limita a una difesa nostalgica di un passato ideologico, ma propone una rilettura critica del socialismo europeo, nella sua capacità di tenere insieme giustizia sociale, razionalità economica e pace internazionale. La figura dello "stregone", evocata in uno dei capitoli finali, rimanda al rischio insito in ogni costruzione ideologica che, una volta sfuggita di mano ai suoi artefici, genera esiti opposti a quelli desiderati. Il riferimento è qui sia all'uso strumentale della libertà da parte delle potenze occidentali, sia alla pericolosa deriva dei populismi reazionari, spesso alimentati proprio dalla disillusione nei confronti dell'integrazione europea.
Con questo libro, in definitiva, Canfora sfida il lettore a ripensare criticamente la costruzione europea, evitando tanto l'adesione fideistica quanto il rigetto dogmatico. L'opera si distingue per la sua capacità di unire la profondità della riflessione storica alla lucidità dell'analisi politica, offrendo una prospettiva alternativa e argomentata, che invita a considerare il continente non come un attore subordinato ma come soggetto pienamente capace di autodeterminazione. In un'epoca in cui l'equilibrio globale appare sempre più instabile, il richiamo di Canfora alla necessità di una "Europa continentale" — mediterranea, sovrana e plurale — rappresenta un contributo rilevante al dibattito intellettuale e politico sul futuro dell'Unione.
La Redazione
11 settembre 2025 |