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Richard Hofstadter
L'odio per gli intellettuali in America
Luiss University Press, pagg.448, € 28,00
Richard Hofstadter, con "L'odio per gli intellettuali in America" (titolo originale: "Anti-Intellectualism in American Life", 1963), consegna alla storiografia statunitense un'opera di straordinaria portata analitica e critica, capace di indagare con acume le tensioni latenti e manifeste che attraversano la cultura politica e sociale degli Stati Uniti. Pubblicato in un momento cruciale della storia americana — nel pieno della Guerra Fredda e poco prima dell'assassinio di John F. Kennedy — il libro si impone immediatamente come uno strumento interpretativo fondamentale per comprendere le dinamiche ideologiche che hanno alimentato la diffidenza, se non l'ostilità, nei confronti della conoscenza, della cultura accademica e delle élite intellettuali. Non a caso, l'opera fu insignita del Premio Pulitzer per la saggistica nel 1964, riconoscimento che ne sancì l'importanza non solo sul piano storiografico ma anche sul terreno della riflessione pubblica.
L'analisi di Hofstadter propone una genealogia accurata e documentata del sentimento anti-intellettuale nel contesto statunitense, a partire dalle origini puritane della società coloniale fino agli sviluppi della cultura di massa del XX secolo. Lo storico newyorkese, in possesso di una straordinaria capacità di sintesi e di un metodo rigorosamente comparativo, ricostruisce l'evoluzione di una tensione strutturale tra sapere specialistico e senso comune, tra autorità cognitiva e volontà popolare, tra ragione critica e pragmatismo operativo. Il risultato è una mappa interpretativa che illumina le strutture profonde del pensiero politico americano e ne evidenzia le contraddizioni intrinseche.
Particolarmente penetrante è la distinzione tracciata da Hofstadter tra "intellettualità" e "alfabetizzazione tecnica": nella cultura statunitense — osserva — la competenza tecnico-scientifica è spesso celebrata quando si applica alla produzione o all'innovazione industriale, ma viene svalutata se associata alla speculazione teorica, alla riflessione critica o alla dissidenza intellettuale. Questo scarto semantico e valoriale ha alimentato, nel tempo, una forma di populismo culturale che si nutre della contrapposizione tra la "gente comune" e le élite del pensiero, tra "buon senso" e sofisticazione accademica. Hofstadter dimostra come tale atteggiamento sia stato periodicamente capitalizzato da movimenti religiosi evangelici, da correnti politiche conservatrici e da retoriche nazionaliste, contribuendo a creare un clima di sospetto sistemico verso ogni forma di pensiero complesso o critico.
Ciò che rende il libro di straordinaria attualità è la sua capacità di prefigurare fenomeni oggi evidenti nella società americana contemporanea: dalla delegittimazione delle competenze scientifiche alla diffusione di teorie complottiste, dalla svalutazione del discorso pubblico informato alla spettacolarizzazione della politica. Hofstadter non indulge mai in moralismi o nostalgie elitarie; al contrario, costruisce la sua tesi con equilibrio e supporto empirico, attingendo a una vastissima gamma di fonti — testi scolastici, discorsi politici, documenti religiosi, pubblicistica popolare — che restituiscono con precisione il tessuto ideologico del Paese. L'opera si presenta, quindi, non come un pamphlet ma come una sofisticata indagine storica che interroga il rapporto tra democrazia e sapere, tra pluralismo e autorità intellettuale.
La scrittura di Hofstadter, pur rigorosa e densa di riferimenti, si distingue per chiarezza argomentativa e forza espressiva. Non è solo la padronanza della materia a colpire, ma la lucidità con cui l'autore riesce a disarticolare stereotipi consolidati, evitando semplificazioni o dicotomie eccessive. Il suo approccio è quello di uno storico che, pur mantenendo uno sguardo critico sulle derive anti-intellettuali della propria società, non cede a interpretazioni deterministiche né a giudizi tranchant: il fenomeno che descrive è pervasivo, ma non totalizzante; strutturale, ma storicamente contingente. In questo senso, "L'odio per gli intellettuali in America" è anche un invito alla vigilanza democratica, un'esortazione a riconoscere il valore del pensiero critico come presidio contro le semplificazioni ideologiche e le manipolazioni mediatiche.
L'edizione italiana proposta da Luiss University Press rende finalmente accessibile al pubblico italiano un classico imprescindibile della storiografia americana, valorizzandone non solo il contenuto, ma anche l'urgenza del messaggio. In un'epoca segnata da nuove forme di anti-intellettualismo — alimentate da dinamiche digitali, polarizzazione estrema e sfiducia sistemica nelle istituzioni della conoscenza — la lezione di Hofstadter si rivela più attuale che mai. Non si tratta soltanto di una riflessione sul passato degli Stati Uniti, ma di una griglia interpretativa che consente di comprendere fenomeni globali, dalle derive populiste europee alla crisi epistemologica che attraversa molte democrazie occidentali.
La Redazione
15 settembre 2025 |