Albert Speer. La sua battaglia con la verità Stampa E-mail

Gitta Sereny

Albert Speer
La sua battaglia con la verità


Adelphi, pagg.1029, € 39,00

 

sereny portnoy  In "Albert Speer. La sua battaglia con la verità", Gitta Sereny propone un'indagine profonda e meticolosa sulla figura enigmatica dell'architetto e ministro degli armamenti del Terzo Reich, Albert Speer. L'opera, pubblicata nel 1995, è il frutto di anni di conversazioni tra la Sereny e Speer, che, ormai libero dopo aver trascorso vent'anni nel carcere di Spandau, decise di aprire a lei il proprio mondo interiore, segnato dall'incubo della complicità e della responsabilità storica. Sereny, già autrice di una riflessione sulla psiche dei gerarchi nazisti, riesce a indagare con rara profondità l'umanità di un uomo che, pur appartenendo alla cerchia più stretta di Hitler, ha vissuto la sua esistenza post-bellica cercando in ogni modo di fare i conti con il proprio passato.

  Il libro si sviluppa come un'intervista lunga e articolata, ma mai riduttiva o semplicemente biografica. Non si limita a tracciare una cronaca dei fatti, né si esaurisce in una giustificazione delle azioni di Speer. La Sereny mette in discussione l'autoassoluzione del protagonista, rivelando le sue contraddizioni attraverso una lunga serie di dialoghi e riflessioni. Quella che emerge è una figura spaccata: l'uomo pubblico, elegante e abile nel manipolare il proprio ruolo nella storia, contrapposto all'individuo fragile, inconsapevole in molti casi, ma anche consapevole in altri, della portata della propria adesione al regime nazista.

  L'approccio di Sereny non è quello di un giudice, né quello di un semplice cronista, ma piuttosto quello di una ricercatrice che, pur riconoscendo la sua umanità, si sforza di scoprire la verità. La sua è una verità complessa, mai definitiva, ma che cerca di svelare, senza alibi, la distanza tra la percezione che Speer aveva di sé e la realtà storica, politica e morale del suo operato. Questo sforzo di comprensione non si limita a un'analisi dei fatti, ma si tuffa nelle motivazioni, nei tormenti, nelle riflessioni e, talvolta, nelle bugie che l'uomo di fronte alla Sereny continua a raccontarsi. La sua battaglia con la verità, tanto evidente quanto tragica, è il nucleo pulsante dell'intero libro.

  Un aspetto significativo dell'opera è il modo in cui Sereny mette in luce l'ambivalenza di Speer: da un lato l'architetto che si presenta come un intellettuale distaccato, capace di una lucida analisi dei fatti e del proprio coinvolgimento nel regime, dall'altro un uomo che sembra non comprendere appieno le implicazioni morali e politiche delle sue azioni. L'interrogativo che permea la narrazione non è tanto su quanto fosse consapevole della natura del regime nazista, ma piuttosto sul come la sua consapevolezza si sia evoluta nel tempo, sull'influenza del carisma di Hitler e sullo spazio che egli ha lasciato alla propria coscienza.

  Sereny è chiara nell'evidenziare la struttura del potere nazista, all'interno della quale Speer ha operato, sottolineando l'importanza della sua posizione privilegiata. Non solo come architetto che progettava edifici simbolici per il Terzo Reich, ma anche come uno degli uomini di fiducia di Hitler, coinvolto nella gestione degli armamenti e, in generale, nelle politiche belliche del regime. La Sereny analizza anche il profondo senso di colpa che accompagna Speer negli anni successivi alla fine della Seconda Guerra Mondiale, quando il contesto politico internazionale si evolve e le accuse di complicità nei crimini del nazismo si fanno sempre più gravi. La sua detenzione e la scrittura delle memorie in carcere, che diventano una riflessione serrata sulla propria vita e sulle proprie azioni, rappresentano il tentativo di riscatto di un uomo che sembra oscillare tra il riconoscimento della propria colpa e il desiderio di conservare un'immagine di sé come uomo superiore, degno di comprensione.

  Un elemento cruciale dell'opera è la capacità di Sereny di ritrarre Speer senza indulgenze, ma senza scivolare nella condanna facile. Non si tratta mai di un processo morale fine a se stesso, ma di un'inchiesta psicologica e storica che rifiuta la superficialità. La figura di Speer emerge come quella di un uomo che, pur essendo uno degli artefici della macchina da guerra nazista, ha cercato in ogni modo di separarsi da essa, di distanziarsi dalla propria complicità. La Sereny, però, con fermezza e senza pregiudizi, smonta questa separazione, interrogando senza sosta le sfumature del suo comportamento. La sua costante ricerca di verità è il motore che anima il libro, e l'incontro con Speer si trasforma in un dialogo profondo e doloroso, che svela la complessità e la tragicità dell'uomo.

  Un aspetto interessante dell'opera è il modo in cui la Sereny, pur mostrando un evidente interesse per il lato umano di Speer, non si lascia mai sfuggire l'innegabile complicità del suo operato. A più riprese, il libro evidenzia la sua incapacità di prendere pienamente coscienza della portata storica dei crimini commessi dal regime, fino a che non è troppo tardi. La sua continua ricerca di "perdono" e la sua visione spesso distorta di sé stesso non fanno altro che accentuare il dramma dell'uomo che tenta di redimersi, ma che rimane incapace di affrontare completamente la verità del suo coinvolgimento nel genocidio.

  Il volume di Gitta Sereny, in definitiva, non è solo una biografia, né un semplice resoconto delle sue conversazioni con il protagonista, ma un'analisi raffinata e penetrante delle contraddizioni umane, morali e storiche di uno degli uomini più discussi della Germania nazista. L'opera si inserisce in un filone di studi sulla memoria e sul processo di elaborazione della colpa storica, affrontando la difficile questione della verità e del perdono. Sereny riesce a mantenere un equilibrio tra la comprensione del suo interlocutore e la condanna della sua complicità, creando così un'opera che è al contempo un'indagine storica e un viaggio nella psicologia del potere.

La Redazione

15 settembre 2025