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Carlo Rastrelli
Ugo Cavallero Il maresciallo suicidato
Mursia, pagg.248, € 17,00
Carlo Rastrelli, con il volume "Ugo Cavallero. Il maresciallo suicidato", colma una lacuna sorprendente e duratura relativa a una delle figure più controverse, ma al contempo strategicamente decisive, del secondo conflitto mondiale in Italia. Ugo Cavallero – generale d'armata, Capo di Stato Maggiore del Regio Esercito e Maresciallo d'Italia – è stato a lungo marginalizzato dagli studi accademici, spesso liquidato con giudizi sbrigativi o relegato a ruoli subordinati rispetto ai più noti Badoglio, Graziani o Roatta. Rastrelli, con approccio rigoroso e ben documentato, si propone di riscattare tale oblio, restituendo complessità e profondità a un protagonista la cui parabola biografica si intreccia in modo indissolubile con le scelte militari e politiche del Regime fascista e con le ambiguità della monarchia sabauda.
L'opera si distingue innanzitutto per la solidità della base documentaria, frutto di un'accurata indagine archivistica che spazia tra fonti primarie italiane e tedesche, memorialistica coeva, documenti militari e atti giudiziari. Rastrelli si confronta con scrupolo sia con le fonti ufficiali – talvolta reticenti o contraddittorie – sia con testimonianze dirette, anche inedite, esaminando criticamente il contesto della misteriosa morte del maresciallo avvenuta il 14 settembre 1943 a Frascati, poche ore dopo l'arresto da parte dei tedeschi e all'indomani dell'armistizio. La ricostruzione dell'autore, pur evitando conclusioni sensazionalistiche, mette in evidenza elementi oggettivamente problematici nella versione del suicidio: la posizione innaturale del cadavere, la traiettoria del proiettile, la presenza di una seconda arma non appartenente all'ufficiale, oltre alle testimonianze discordanti di coloro che intervennero sul posto. Rastrelli non impone una tesi definitiva ma sollecita l'apertura di una nuova fase critica di studio, fondata su una valutazione meno ideologizzata del periodo e dei suoi protagonisti.
Parallelamente, l'autore restituisce un profilo articolato di Cavallero, evitando le dicotomie troppo spesso utilizzate per giudicare i militari del Ventennio: non un semplice esecutore della volontà mussoliniana, né un "tecnico" privo di visione politica, ma piuttosto un dirigente militare complesso, pragmatico e in molti tratti modernamente "manageriale". Rastrelli indaga il pensiero strategico di Cavallero, formatosi tra la Grande Guerra e l'esperienza come Capo del SID (Servizio Informazioni Difesa), e ne mette in luce le capacità organizzative durante le campagne in Grecia e Russia, nonché l'opera di razionalizzazione dello Stato Maggiore. Viene affrontato anche il suo controverso rapporto con la leadership fascista, in particolare con Benito Mussolini, caratterizzato da momenti di forte vicinanza tattica alternati a diffidenze reciproche, e la rivalità mai sopita con Badoglio, che dopo il 25 luglio ne determinò l'arresto e, secondo alcune ipotesi, ne avrebbe favorito l'eliminazione.
Una sezione particolarmente interessante del volume è dedicata alla sorte del Diario personale di Cavallero, scomparso in circostanze mai chiarite. Rastrelli, attraverso un attento confronto con fonti tedesche e con testimonianze diplomatiche, suggerisce che alcuni suoi passaggi potessero contenere elementi compromettenti non solo per i vertici militari italiani ma anche per il nuovo corso badogliano e per gli alleati dell'8 settembre. La riflessione sul silenzio storiografico che ha avvolto la figura di Cavallero è condotta con equilibrio e senza intenti polemici, ma solleva interrogativi importanti sul modo in cui la memoria collettiva ha selezionato i suoi eroi e i suoi capri espiatori. Rastrelli osserva come la damnatio memoriae operata nei confronti di Cavallero sia stata funzionale alla costruzione della narrazione resistenziale postbellica, nella quale non vi era spazio per figure "ibride" né per chi, pur non avendo aderito alla Repubblica Sociale, era rimasto fedele fino all'ultimo alla catena di comando monarchica e fascista.
L'autore mantiene un registro sobrio, alieno da suggestioni romanzesche, concentrandosi sull'analisi dei fatti e delle fonti, senza indulgere in ipotesi non suffragate da riscontri. Particolarmente pregevole è la capacità di restituire il contesto storico-militare entro il quale maturarono le decisioni di Cavallero, così come l'attenzione alle dinamiche interne alle forze armate italiane, troppo spesso relegate a mero sfondo nei racconti della crisi dell'8 settembre.
La Redazione
17 settembre 2025 |