Mediterraneo corsaro Stampa E-mail

Giovanna Fiume

Mediterraneo corsaro
Storie di schiavi, pirati e rinnegati in età moderna


Carocci Editore, pagg.304, € 29,00

 

fiume corsaro  Con "Mediterraneo corsaro" Giovanna Fiume offre un saggio storiografico di rara densità e suggestione, collocandosi nel solco di una tradizione di studi che guarda al Mediterraneo non solo come spazio geografico ma come crocevia mobile di poteri, economie, fedi e destini individuali. L'autrice, già nota per i suoi lavori sul Sant'Uffizio, le pratiche religiose e i fenomeni della schiavitù e della conversione, affronta in questo volume la dimensione corsara del mare interno fra Cinquecento e Ottocento, proponendo un'interpretazione che intreccia magistralmente microstoria e analisi sistemica.

  Il volume si muove lungo più direttrici: quella politico-istituzionale, che investiga il ruolo della corsa nella competizione fra imperi (in particolare l'ottomano e lo spagnolo), quella economica, che ne evidenzia le implicazioni nei circuiti mercantili e nei sistemi di riscatto degli schiavi, e quella religiosa, che esplora le conseguenze delle conversioni, spesso forzate o strategiche, prodotte da una mobilità coatta o scelta.

  Uno dei meriti centrali del lavoro risiede nella capacità di restituire la guerra da corsa come fenomeno sistemico, piuttosto che come semplice attività predatoria. Fiume mostra come la corsa sia profondamente radicata nelle logiche politiche delle potenze mediterranee, nelle strategie di controllo dei traffici marittimi e nella gestione simbolica della fede e dell'identità. La pirateria, relegata spesso in una narrazione marginale o folklorica, si riqualifica qui come sottosistema economico e politico, parte integrante della costruzione della modernità mediterranea.

  La riflessione sulla cattività, nella sua dimensione materiale e simbolica, occupa una posizione centrale nel libro. Gli schiavi catturati nei raid marittimi diventano oggetto di complesse negoziazioni, riscatti e mediazioni che coinvolgono reti transnazionali e transreligiose. Lungi dall'essere figure passive, i "captivi" si rivelano agenti capaci di influire, in vari modi, sul proprio destino, come dimostrano le storie di conversione, di rientro, di radicamento nei contesti di approdo. Queste traiettorie, che sfidano la rigida dicotomia tra fede e identità nazionale, vengono restituite da Fiume con attenzione filologica e sensibilità antropologica.

  Altro asse interpretativo di grande interesse è quello legato al tema del riscatto, descritto non soltanto come pratica umanitaria o devozionale, ma come vero e proprio settore economico, regolato da attori, tariffe, codici e circuiti finanziari. Le confraternite redentrici e le autorità ecclesiastiche appaiono immerse in un'attività che produce capitale, circolazione di informazioni e, non di rado, conflitti di competenza. In tale prospettiva, il libro si pone in dialogo costruttivo con la storiografia anglosassone e francese sul capitalismo mediterraneo e sulle economie religiose.

  Notevole anche l'approccio alle conversioni, affrontate in chiave non moralistica ma storicamente situata. Lungi dal ridurle a semplici atti di convenienza o a tradimenti dell'identità originaria, Fiume le esplora come atti ambigui, spesso forzati, talvolta negoziati, sempre calati in un contesto di contingenza esistenziale. Le domande sulla sincerità della fede, sulla dissimulazione, sul valore pubblico e privato dell'adesione religiosa emergono come interrogativi cruciali del periodo, rivelando l'instabilità delle categorie di ortodossia e appartenenza.

  Dal punto di vista metodologico, il volume è contraddistinto da una scrittura densa ma accessibile, capace di rendere con efficacia la complessità delle fonti – cronache, lettere, atti notarili, documenti inquisitoriali – senza mai indulgere nella mera erudizione. La narrazione mantiene un equilibrio sapiente tra visione d'insieme e microanalisi, consentendo al lettore di cogliere il nesso tra strutture e biografie, tra strategie politiche e vite quotidiane.

  Un ultimo elemento merita particolare attenzione: il dialogo tra passato e presente che anima l'intera architettura del testo. Pur centrato su dinamiche dell'età moderna, "Mediterraneo corsaro" si presenta come una riflessione storica sul Mediterraneo contemporaneo, luogo oggi – come allora – di transiti, tensioni, violenze e speranze. Le storie di rinnegati, schiavi e mediatori di un tempo si riverberano nelle attuali migrazioni forzate, nelle crisi identitarie, nelle economie della salvezza che governano le frontiere liquide del presente.

  "Mediterraneo corsaro", è, dunque, un'opera di grande rigore e ispirazione, che arricchisce la storiografia sul Mediterraneo e offre strumenti concettuali preziosi per comprendere il ruolo di questo spazio nella costruzione delle modernità europee e islamiche. Il volume si colloca a pieno titolo tra i contributi più significativi degli ultimi anni sul tema e rappresenta un'ottima indagina sulla genealogia delle mobilità mediterranee.