La scomunica ai comunisti Stampa E-mail

Cesare Catananti

La scomunica ai comunisti
Protagonisti e retroscena nelle carte desecretate del Sant'Offizio


San Paolo Edizioni, pagg.384, € 25,00

 

catananti scomunica  Il decreto con cui il Sant'Uffizio scomunicò i comunisti è un atto storico che ha segnato la Chiesa cattolica e il mondo politico del XX secolo.

Il 1º luglio 1949, il Sant'Uffizio emanò questo decreto che condannava il comunismo come una dottrina contraria alla fede cattolica. All'interno del documento, si criticava l'ateismo e il materialismo che erano alla base della dottrina comunista, nonché la violenza e l'oppressione che il regime comunista aveva inflitto sulla Chiesa e sui popoli.

  Il decreto, in pratica, scomunicava tutti i cattolici che aderivano al comunismo, impegnandoli a distaccarsi dalla dottrina e a non sostenere partiti politici di orientamento comunista.

  Questa decisione ebbe effetti pesanti sulla vita politica italiana e internazionale. In Italia, numerosi politici cattolici furono costretti a rinunciare alla loro militanza comunista o a essere scomunicati. In Europa e nel mondo, il decreto rappresentò una presa di posizione netta della Chiesa contro il comunismo e un appoggio alle forze anticomuniste.

  Il decreto fu accolto con entusiasmo da alcuni e con disapprovazione da altri, sia all'interno della Chiesa che fuori da essa: molti esponenti di sinistra e movimenti comunisti accusarono la Chiesa di intromettersi nella vita politica e di ostacolare la lotta per la giustizia sociale.

  In ogni caso, è innegabile che il decreto con cui il Sant'Uffizio scomunicò i comunisti rappresentò un momento di svolta nella storia della Chiesa e del XX secolo, perché determinò un chiaro posizionamento rispetto al comunismo, che in quel periodo rappresentava una delle principali forze politiche mondiali. 

  Il Vaticano ha ufficializzato il decreto del Sant'Offizio di scomunica per i comunisti il 13 luglio 1949, sorprendendo molti. Non solo la dottrina comunista fu attaccata, ma anche coloro che la professavano, la difendevano e la diffondevano.

  Cesare Catananti (già direttore generale del Policlinico “A. Gemelli” di Roma e docente di Storia della Medicina) ha eseguito una ricerca presso gli Archivi vaticani, in particolare del Sant'Offizio, per scrivere il libro "La scomunica ai comunisti. Protagonisti e retroscena nelle carte desecretate del Sant'Offizio", che ripercorre le fasi salienti del processo decisionale della scomunica dei comunisti e offre una nuova prospettiva con cui analizzare il contesto in cui maturò il decreto.

  Le carte scoperte indicano che la reazione alla scomunica era sentita come obbligata, in quanto si era in guerra con il bolscevismo, che minacciava la sopravvivenza della Chiesa cattolica. C'era anche la preoccupazione che i comunisti italiani prendessero le armi, il che avrebbe reso il Vaticano un'oltrecortina italiana possibile. Il comunismo avrebbe messo anche in pericolo la Democrazia Cristiana, ed esautorare i comunisti cattolici si rese necessario.

  Tuttavia, la scomunica si dimostrò complessa nelle applicazioni effettive e molte diocesi seguirono rotte diverse. Lo scaldarsi degli animi dei cardinali per l'appoggio dei comunisti cattolici al Partito Comunista Italiano contribuì alla decisione di scomunica, ma il peso esercitato nelle competizioni elettorali mostrò un'inefficacia del decreto stesso. Il decreto fu visto anche in un percorso "spirituale" che nel '50 si arricchì delle cerimonie dell'Anno Santo, della proclamazione del dogma dell'Assunzione di Maria e dell'annuncio del ritrovamento della tomba di San Pietro.