Le corti penali «ibride» Stampa E-mail

Gianluca Serra

Le corti penali «ibride»: verso una quarta generazione di tribunali internazionali penali? Il caso Kosovo

Editoriale Scientifica, pagg.238, Euro 15,00

 

cortipenaliibride.jpg  IL LIBRO - Il volume è particolarmente interessante non solo perché costituisce la prima monografia in lingua italiana dedicata in maniera specifica all’argomento delle cd. “corti ibride”, ma anche perché frutto di un’esperienza di ricerca svolta “sul campo”, ovverosia presso il Dipartimento di Giustizia della Missione di Amministrazione Interinale delle Nazioni Unite in Kosovo (UNMIK).

  La ricerca, che ha beneficiato della borsa di studio messa a concorso dalla Banca Carime e dedicata a Nicola Calipari, s’inserisce nel quadro di uno dei settori che più hanno catturato l’attenzione dei giuristi e degli scienziati politici in questi ultimi anni: il diritto internazionale penale.

  Questo “infant criminal justice system of the international community”, le cui vicende hanno attraversato con alterne fortune tutto il ventesimo secolo, è qui esaminato attraverso il prisma di una delle evoluzioni più recenti, nonché meno indagate: i tribunali misti o, come propone la dizione utilizzata dall’Autore, di “quarta generazione”.

  Tale generazione segue quella dei Tribunali militari internazionali di Norimberga e di Tokyo (la prima), quella dei Tribunali penali internazionali ad hoc per l’ex Jugoslavia e per il Ruanda (la seconda), e quella della prima giurisdizione a carattere permanente ed aspirazione universale, la Corte penale internazionale (la terza).

  Nessuna di queste generazioni è esente da critiche: i Tribunali militari internazionali del secondo dopoguerra, per le note diatribe legate al rispetto del principio di legalità e all'intrinseca parzialità della c.d. “giustizia dei vincitori”; i Tribunali ad hoc istituiti dal Consiglio di Sicurezza, in ragione del loro fondamento giuridico e della selettività del loro operato (a cui occorre aggiungere i costi che, secondo un rapporto a firma del Segretario Generale delle Nazioni Unite, ammontavano, nel 2004, a circa il 15% del budget complessivo dell’ONU); ed infine la Corte penale internazionale, a causa della lentezza delle attività sino ad oggi svolte nonché della mancata adesione e talvolta avversione (è noto l’ostruzionismo degli Stati Uniti d’America) degli Stati maggiormente influenti della comunità internazionale.

  Anche al fine di ovviare a tali inconvenienti, nell’ambito delle Nazioni Unite sono state sperimentate nuove istituzioni giudiziarie, la cui natura, appunto, “mista” (in parte internazionale, in parte domestica) dovrebbe teoricamente consentire tanto il rispetto degli odierni standard processuali internazionali quanto i costi e la praticità delle giurisdizioni territorialmente competenti sui crimini perpetrati.

  Questo insieme di nuovi tribunali, misti o internazionalmente assistiti, rivela un fenomeno di “ibridazione” della natura interna o internazionale delle giurisdizioni. Gli esempi sono costituiti dalla Special Court in Sierra Leone, dai Serious Crimes Panels in Timor Est, dalle Extraordinary Chambers in Cambogia, dalle War Crimes Chambers in Bosnia Erzegovina, dal costituendo Tribunale Speciale per il Libano, o ancora -ed è di quest’ultima che tratta dettagliatamente il lavoro che segue- dal programma “Giudici e Procuratori Internazionali” istituito nel quadro della missione UNMIK e che si distingue dagli altri per l’ampiezza della giurisdizione esercitata, oltre che per aver costituito il primo esperimento, in ordine di tempo, di questa nuova tipologia di tribunali., Di questo esperimento, grazie al lavoro di Gianluca Serra, siamo ora in grado di apprezzare a pieno le caratteristiche e la portata innovativa.

  Presentazione a cura del prof. Giuseppe Cataldi, ordinario di diritto internazionale presso l'Università degli Studi di Napoli l'Orientale e responsabile del CNR - Istituto Studi Giuridici Internazionali (sez. di Napoli).

  Fonte: http://www.osservatoriobalcani.org/article/archive/151/

 

  DAL TESTO - "Lo Stato nazionale, nelle sua fase di formazione, è stato testimone dell’agone politico-giuridico dell’individuo per riscattarsi dallo status di suddito ed essere riconosciuto come cittadino da un sovrano che, a sua volta, non fosse più legibus solutus ma esso stesso sottoposto a leggi create da organi rappresentativi.

  "Oggi, nella sua fase di crisi -in cui cede volontariamente quote sempre più consistenti di sovranità a soggetti sovranazionali (e.g. la Comunità Europea) e sub-statali (e.g. le Regioni, per restare al caso italiano) ovvero perde inesorabilmente capacità di controllo su attori transnazionali (e.g. le organizzazioni criminali, quelle terroristiche, le imprese multinazionali)- lo Stato nazionale si fa -in modo paradossale- promotore di un ordinamento in cui i diritti già riconosciuti e garantiti a livello interno all’individuo in quanto uomo e cittadino possano trovare ulteriore certificazione e tutela, a livello sovranazionale, a vantaggio dell’individuo in quanto soggetto del diritto internazionale.

  "Quello che la storia moderna e contemporanea racconta, se riletta dal punto di vista della filosofia politica e del diritto, è, dunque, un movimento di contrazione in due tempi: dapprima l’individuo pone dei limiti allo Stato nazionale, quindi lo Stato nazionale pone dei limiti alla “volontà di potenza” di cui l’individuo è capace, specie in alcune situazioni tipizzabili: i governanti dello Stato nazionale assumono la suprema decisione di sovranità esterna (i.e. la guerra internazionale); i leader di fazioni provocano l’implosione dello Stato nazionale (i.e. la guerra civile); il singolo accentra il potere dello Stato nazionale nelle proprie mani, esercitandolo con l’obiettivo di ridurre l’altro a sé, il diverso e molteplice all’identico ed unico (i.e. il totalitarismo)."

 

  L'AUTORE - Gianluca Serra è laureato in Scienze Internazionali e Diplomatiche presso l'Università degli Studi di Napoli "L'Orientale" (2003). Ha conseguito un Master in Local Development presso Stoà - Istituto di Studi per la Direzione e Gestione d'Impresa (2004). Nel marzo 2006 è stato insignito del Premio "Giovani studiosi - Marco Biagi" (Università di Modena e Reggio Emilia) per la tesi di laurea in diritto internazionale dell'economia sul tema della responsabilità sociale delle imprese multinazionali. Nel luglio 2006 ha vinto la Borsa di Ricerca in Diritto Internazionale Penale "Nicola Calipari" (CARIME Cosenza) con la quale ha condotto uno studio sulle corti penali "ibride" in collaborazione con il Dipartimento di Giustizia della Missione ONU in Kosovo (UNMIK), lo Human Rights Centre dell'Università di Pristina (Kosovo), il CNR - Istituto Studi Giuridici Internazionali (sezione di Napoli). Dal gennaio 2008 è dottorando di ricerca in Diritto Pubblico Interno e Comunitario presso la Seconda Università di Napoli. E' stato funzionario presso il Dipartimento Relazioni Internazionali dell'Istituto per la Promozione Industriale (ente in-house del Ministero dello Sviluppo Economico) e consulente dell'Ufficio Giuridico della Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo del Ministero degli Esteri (2004-2007).

 

  INDICE DELL'OPERA - CAPITOLO PRIMO. Tre generazioni di tribunali internazionali penali - I.1 La lunga strada verso Norimberga: la giustizia dei vincitori - I.2 Da Norimberga ai Tribunali ad hoc per la ex Jugoslavia ed il Ruanda: la giustizia selettiva - I.3 La Corte Penale Internazionale: verso una giustizia universale? - CAPITOLO SECONDO. Le corti "ibride" in Kosovo: verso una quarta generazione di tribunali internazionali penali? - II.1 Il contesto generale di riferimento - II.1.1 Le coordinate storiche: profili militari e diplomatici - II.1.2 Le coordinate istituzionali: la Missione UNMIK ed il sistema giudiziario kosovaro - II.2 Il contesto giuridico di riferimento - II.2.1 Il fondamento giuridico - II.2.2 Il diritto applicabile - II.2.3 La competenza ratione materiae (a cura di Jason Uliana, ispettore GdF presso UNMIK) - II.2.4 La competenza ratione temporis - II.2.5 La competenza ratione loci - II.2.6 La competenza ratione personae - II.3 Il rapporto col sistema giudiziario locale ed i profili organizzativi in prospettiva diacronica - II.4 Il rapporto con le altre giurisdizioni - II.4.1 Il rapporto con le autorità militari di KFOR e con il potere esecutivo di UNMIK - II.4.2 Il rapporto con le corti nazionali straniere - II.4.3 Il rapporto con il Tribunale ad hoc per la ex Jugoslavia - II.4.4 Il rapporto con la Corte Penale Internazionale - II.4.5 Il rapporto con la Corte Internazionale di Giustizia - II.4.6 Il rapporto con la Corte Europea dei Diritti Umani - II.4.7 Il rapporto con il Comitato dei Diritti Umani istituito nell’ambito del Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici - II.4.8 Il rapporto con la Corte di Giustizia delle Comunità Europee - CAPITOLO TERZO. Un bilancio sull'esperienza delle corti "ibride" in Kosovo - III.1 I potenziali punti di forza - III.1.1 La legittimità - III.1.2 Il capacity-building - III.2 Le criticità - III.2.1 L’efficacia e l’efficienza a livello organizzativo - III.2.2 La capacità di perseguire crimina juris gentium e crimini a movente etnico - III.2.3 La qualità degli atti giudiziari relativi ai crimina juris gentium - III.3 Le prospettive (a cura di Alessandro De Rienzo, ex funzionario DoJ UNMIK) - III.3.1 I progetti esplorati - III.3.2 Gli sviluppi della presenza internazionale in Kosovo: il futuro ruolo dell’UE nel settore della giustizia - III.3.3 Il futuro delle corti “ibride” in Kosovo secondo la “proposta Ahtisaari” - CAPITOLO QUARTO. Cenni sulle altre corti "ibride" - IV.1 I Panel Speciali per Gravi Crimini a Timor Est - IV.2 La Corte Speciale di Sierra Leone - IV.3 Le Camere di Bosnia-Erzegovina per i Crimini di Guerra e per il Crimine Organizzato, il Crimine Economico e la Corruzione - IV.4 Il Tribunale Penale Supremo Iracheno - IV.5 Le Camere Straordinarie di Cambogia - IV.6 Il Tribunale Speciale per il Libano - IV.7 Le analogie e le differenze - IV.7.1 Il periodo di operatività - IV.7.2 Il contesto di riferimento - IV.7.3 La base giuridica - IV.7.4 Il diritto applicabile - IV.7.5 La competenza - IV.7.6 Il rapporto con il sistema giudiziario nazionale - IV.7.7 I profili organizzativi - IV.7.8 Le fonti di finanziamento ed il fabbisogno medio annuo - IV.7.9 Il rapporto con altre giurisdizioni - IV.8 Alcuni spunti per una possibile ideal-tipizzazione e tassonomia - CAPITOLO QUINTO. Proposte di ingegneria giuridico-istituzionale - V.1 Per una rinnovata complementarietà con la Corte Penale Internazionale - V.2 Alcuni spunti per la Conferenza di revisione dello Statuto di Roma