Didier Musiedlak
La marcia su Roma tra storia e mito
Rubbettino Editore, pagg.266, € 19,00
"La marcia su Roma tra storia e mito" Didier Musiedlak propone un'analisi acuta e documentata di uno degli eventi fondativi del fascismo italiano. La marcia su Roma, che nel 1922 permise a Benito Mussolini di arrivare al potere, è generalmente interpretata come un'impresa rivoluzionaria, un gesto audace che segnò il trionfo del movimento fascista. Tuttavia, Musiedlak smonta quest'immagine tradizionale e, attraverso un'approfondita ricerca storica, pone sotto interrogativo molti degli aspetti che circondano la marcia.
Il libro si sviluppa attorno all'idea che l'evento non fu, come spesso narrato, un'insurrezione organizzata e pianificata, ma piuttosto un'operazione politica che si svolse su più piani e con diversi attori coinvolti. Musiedlak, con un approccio da storico, riflette sulle ragioni politiche, militari e sociali che resero possibile l'ascesa al potere del fascismo, ma soprattutto sulla ricostruzione che la retorica fascista operò a posteriori per trasformare l'evento ambiguo in un mito fondativo.
La ricostruzione storica offerta dall'autore è supportata da fonti in gran parte inedite, che forniscono nuovi dettagli sulla realtà dell'organizzazione fascista e sulle dinamiche interne al Partito Nazionale Fascista. Il titolo del libro è già di per sé un'indicazione chiara: tra storia e mito. Musiedlak non si limita a narrare gli eventi con precisione cronologica, ma indaga il modo in cui la narrazione fascista abbia contribuito a costruire una versione ufficiale degli eventi che divenne un elemento cardine della legittimazione del regime. L'idea che la marcia su Roma rappresentasse una rivoluzione è decostruita con vigore, mostrando invece come Mussolini, lungi dall'essere il protagonista indiscusso, fu in gran parte un osservatore, esitante e talvolta incapace di prendere decisioni decisive. Un aspetto che emerge chiaramente nel libro è come la figura di Mussolini sia stata successivamente mitizzata, facendo sembrare che egli fosse l'artefice solitario di un'impresa destinata a cambiare il corso della storia italiana.
Un tema ricorrente nella narrazione di Musiedlak è l'inesistenza di un vero e proprio conflitto armato durante la marcia. Contrariamente a quanto raccontato dalla propaganda fascista, la marcia non fu un'insurrezione con un forte coinvolgimento delle milizie fasciste. Infatti, secondo l'autore, il numero di miliziani era ben al di sotto di quanto sostenuto dalle fonti ufficiali, e non vi era alcuna possibilità che questi avrebbero potuto opporsi militarmente all'esercito regolare. L'assenza di scontri diretti e il relativo disinteresse da parte di Mussolini nell'intervenire sul piano militare rivelano come la marcia su Roma fosse, in realtà, più un'operazione diplomatica che un'azione rivoluzionaria sul campo.
Musiedlak mette in luce il ruolo cruciale della politica e della mediazione nel determinare l'esito dell'evento. La vera battaglia, infatti, si giocò nei corridoi del potere, dove Mussolini e i suoi alleati, come l'ex presidente del Consiglio Antonio Salandra, furono abili nel negoziare con la monarchia e ottenere il consenso del re Vittorio Emanuele III per la nomina di Mussolini a presidente del Consiglio. La marcia, pertanto, non fu solo un evento di natura militare o di piazza, ma un abile gioco politico, dove la cooperazione tra fascisti e monarchia si rivelò decisiva.
Un altro elemento di grande interesse nel libro è l'analisi del ruolo che la mitizzazione della marcia giocò nell'affermare il fascismo come regime legittimo. La creazione del mito della marcia, con il Duce che avrebbe attraversato simbolicamente il Rubicone e vestito la camicia nera, divenne una narrazione necessaria per consolidare il potere del regime. Musiedlak dimostra come la costruzione di questo mito non fosse soltanto una questione di propaganda, ma una vera e propria necessità per il fascismo, il quale, attraverso il ricorso a simboli e immagini evocative, cercava di attribuirsi una legittimità storica che, in realtà, era fondata su compromessi politici e sull'appoggio della monarchia. L'accuratezza della documentazione presentata, l'analisi critica delle fonti e la capacità di Musiedlak di contestualizzare l'evento nella più ampia trama storica e politica dell'Italia del primo Novecento sono tra i punti di forza del libro. L'autore non si limita a smontare il mito della marcia su Roma, ma offre una lettura alternativa di quell'epoca, meno epica e più radicata nei reali meccanismi di potere e nelle dinamiche politiche e sociali.
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