Sconcerto italiano. Diario di un Paese impossibile Stampa E-mail

Renato Besana

Sconcerto italiano. Diario di un Paese impossibile

Edizioni Solfanelli, pagg.112, Euro 9,00

 

sconcertoitaliano.jpg  IL LIBRO - Un punto di vista eterodosso, lucido e tagliente, sulla realtà di un Paese, il nostro, che immiserisce nei suoi vizi sempiterni. “Sconcerto italiano” ripercorre, con vena appassionata, la nostra storia recente e ne coglie il legame inscindibile con le tormentate vicende del Novecento. Lungo il filo delle pagine, in un tessuto fitto di rimandi culturali e di battute fulminanti, s’incontrano Montanelli e Sciascia, Craxi e Marinetti, Berlusconi e Mishima, no global e sciurette in bicicletta. Niente e nessuno è come sembra, la Patria non è morta l’8 settembre ma nel ’68, e gli orfani di un’ideologia oscurantista che si diceva umanitaria marciano al fianco di banche e Confindustria. Con questo pamphlet irriverente, che non rispetta convenienze di bottega e di sacrestia, Besana è riuscito nell’impresa d’essere indigesto ugualmente alla sinistra e alla destra. È un uomo in rivolta, per usare le parole di Camus, e, com’erano Malaparte e Prezzolini, un innamorato deluso dell’Italia.

 

  DAL TESTO - "Conclusa la guerra d'Etiopia, il lavoro era diventato il nuovo punto di riferimento del regime, "il metro unico col quale si misura l'utilità sociale e nazionale degli individui e dei gruppi", aveva detto Mussolini proprio nel '36. Era, a ben vedere, un aggiornamento delle istanze che avevano animato i sindacalisti rivoluzionari e i sansepolcristi. Negli anni Trenta, tuttavia, questa visione si fa più matura, connotandosi come l'elemento distintivo del fascismo rispetto al liberalismo e al socialismo riformista: era la "civiltà del lavoro" che avrebbe dovuto fondare un nuovo ordine politico e sociale costituendo una "pedagogia rivoluzionaria", per usare le parole di Bottai.

  "Nel fascismo, tuttavia, le componenti moderate e conservatrici osteggiarono il progetto. Lo stesso Mussolini finì per cedere alle pressioni degli industriali che nel giro di qualche anno gli avrebbero voltato le spalle; la fiducia dei lavoratori, nel frattempo, già l'aveva persa. Il Gran consiglio, nella notte del 25 luglio 1943, non liquidò il regime; piuttosto, si limitò a constatarne il decesso".

 

  L'AUTORE - Renato Besana vive a Milano. Opinionista di “Libero”, ha scritto, tra l’altro, sul “Giornale” e sul “Tempo”. Ha diretto una casa editrice; alla Rai si occupa dal 1994 di programmi culturali.

  Ha pubblicato tre romanzi: Frontiera di nebbia (Camunia, Milano 1993, Premio Hemingway) e, con Marcello Staglieno, Lili Marleen (Rizzoli, Milano 1981, Premio Campione d’Italia) e Il Crociato (Rizzoli, Milano 1983, Premio Castiglioncello), tradotti in quattro lingue.

  Vicepresidente per otto anni dei Pomeriggi Musicali di Milano, ha fatto parte del consiglio d’amministrazione della Triennale. Ha curato la mostra “Metafisica costruita - Le città di fondazione degli anni Trenta dall’Italia all’Oltremare”, che si è svolta a Roma nel 2002 su iniziativa del Touring Club Italiano e dalla Regione Lazio. Nel 2004 ha ricevuto il Premio Medesimo, quale riconoscimento del suo costante impegno a favore della cultura non conformista.

 

  INDICE DELL'OPERA - 1. Tecnica del colpo di Stato - 2. Troppo tardi o troppo presto - 3. Ma come fa il Cipputi - 4. La profezia di Marinetti - 5. Epilogo - L'Autore