Storia d'Italia. Dal 1871 al 1915 Stampa E-mail

Benedetto Croce

Storia d’Italia. Dal 1871 al 1915

Bibliopolis, pagg.433, Euro 35,00

 

benedettocroce.jpg  IL LIBRO – E’ questo lo schizzo di una storia dell’Italia dopo la conseguita unità di stato: ossia non una cronaca, come se ne hanno già parecchie in materia, e non una narrazione in un senso o in un altro tendenziosa, ma appunto il tentativo di esporre gli avvenimenti nel loro nesso oggettivo e riportandoli alle loro fonti interiori. Il racconto comprende un tratto di quarantacinque anni, di quelli che si chiamano «di pace», ma che mostrano il loro moto e il loro dramma a chi non ripone queste cose unicamente negli urti fragorosi e nei grossi fatti appariscenti, e anzi, anche davanti a spettacoli di guerre e rivoluzioni, cerca sempre il vero moto e il vero dramma negli intelletti e nei cuori. La conoscenza di questo tratto di storia ha, senza dubbio, importanza particolare per noi italiani, ma gliene spetta un'altra più generale in quanto esso è parte e riflesso insieme della recente storia europea. Sono consapevole che per taluni punti da me toccati mancano ancora i desiderabili lavori preparatorî; e tuttavia non c'è altro modo di farli nascere se non di porne l'esigenza con lo studiarsi di disegnare il quadro complessivo. Mi sono arrestato al 1915, all'entrata dell'Italia nella guerra mondiale, perché il periodo che si apre con questa, per ciò stesso che è ancora aperto, non è di competenza dello storico, ma del politico. Né io vorrò mai confondere o contaminare l'indagine storica con la polemica politica, la quale si fa, e si deve certamente fare, ma in altro luogo.

 

  DAL TESTO – “Nell’ala sinistra, era sorto in quel tempo un uomo di schietto temperamento rivoluzionario, quali non erano i socialisti italiani, e di acume conforme, il Mussolini, che riprese l’intransigenza del rigido marxismo, ma non si provò nella vana impresa di riportare semplicemente il socialismo alla sua forma primitiva, sì invece, aperto come giovane che era alle correnti contemporanee, procurò d’infondergli una nuova anima, adoperando la teoria della violenza del Sorel, intuizionismo del Bergson, il pragmatismo, il misticismo dell’azione, tutto il volontarismo che da più anni era nell’area intellettuale e che pareva a molti idealismo, onde anch’egli fu detto e si disse volentieri “idealista”. Non lieve fu l’effetto della sua logica e della sua oratoria, che non ascoltarono soltanto gli scontenti, i promotori di scioperi generali, gli uomini di rivolte e vie di fatto, strettisi intorno a lui, ma anche, poiché egli fu chiamato nel dicembre del 1912 a dirigere l’Avanti!, non pochi intellettuali, già disposti a riceverle o almeno a prendervi quell’interesse di dilettantismo, che portavano in tutte le cose. Nel congresso di Ancona del 1914 gli si attestò gratitudine pel nuovo vigore da lui dato al giornale del partito e alla propaganda, ed egli ottenne che fosse votata l’inconciliabilità di socialismo e massoneria, avversissimo com’era a una concentrazione democratica delle sinistre, quale si pronunziava in Italia e già accadeva in Francia col Briand. I vecchi socialisti, che formavano il corpo o il ventre del partito, rimanevano sbalorditi e smarriti, e protestavano che quella predicata dal direttore dell’Avanti! e dai suoi era faciloneria e “miracolismo”; che così il socialismo faceva il cammino a ritroso, dalla critica e dalla scienza, a cui l’aveva portato il Marx, all’utopia; che si giocava su cattive carte, a rischio di compromettere l’acquistato e di mandare ogni cosa in rovina”.

 

  L’AUTORE – Benedetto Croce (1866-1952) nasce a Pescasseroli. La sua formazione filosofica giovanile risente dell'influenza di Bernardo Spaventa, cugino del padre. Benché la famiglia lo avesse diffidato dal seguirne le lezioni, nel timore che seguendole il giovane Benedetto potesse allontanarsi dai principi della religione, egli comunque disobbedì. Altra figura importante nella sua formazione giovanile fu Antonio Labriola. A detta dello stesso Croce egli gli diede quei principi morali ed etici indispensabili alla formazione del suo carattere svuotato dei valori religiosi. Sempre sotto l'influenza dell'insegnamento di Labriola, condusse, tra gli altri, alcuni studi sul marxismo. La sua attività filosofica si incrocia fatalmente con quella di Gentile. Assieme fondano una rivista filosofico-culturale, "La Critica". Nel 1920 accetta titubante il Ministero della Pubblica Istruzione offertogli da Giolitti. Poi arriva il fascismo. Dopo un breve periodo di appoggio al governo di Mussolini, sceglie la strada dell'intellettuale dissidente, divenendo una delle figure di spicco dell'antifascismo. Questo lo allontana da Gentile, il quale invece aderisce al fascismo prendendo il posto nel ministero che fu suo. Nel 1925 scrive anche un "Manifesto degli intellettuali antifascisti" firmato da molti intellettuali del tempo. La sua opposizione al fascismo, prima che politica, fu morale. Nel dopoguerra diventa presidente del Partito Liberale. Muore a Napoli nel 1952.

 

  INDICE DELL’OPERA – Avvertenza – I. Polemiche politiche in Italia dopo il 1970 e realtà storica – II. L’assetto dello Stato e l’avvenimento dell’economia nazionale (1871-1887) – III. La vita politica e morale (1871-1887) – IV. La politica estera (1871-1887) – V. Il pensiero e l’ideale (1871-1890) – VI. Ripresa e trasformazione di ideali (1890-1900) – VII. Il periodo crispino (1887-1896) – VIII. Conati di governo autoritario e restaurazione liberale (1896-1900) – IX. Il governo liberale e il rigoglio economico (1901-1910) – X. Rigoglio di cultura e irrequietezza spirituale (1901-1914) – XI. La politica interna e la guerra libica (1910-1914) – XII. La neutralità e l’entrata dell’Italia nella guerra mondiale (1914-1915) Annotazione – Nota – Criteri dell’Edizione – Apparato critico – Indice dei riferimenti, dei rinvii e delle citazioni – Indice delle citazioni e dei riferimenti anonimi – Indice dei nomi