Lo spirito gregario. I gruppi universitari fascisti tra politica e propaganda (1930-1940) Stampa E-mail

Simone Duranti

Lo spirito gregario. I gruppi universitari fascisti tra politica e propaganda (1930-1940)

Donzelli Editore, pagg.403, Euro 27,00

 

spiritogregario.jpg  IL LIBRO - Quale fu il ruolo svolto dai GUF (Gruppi universitari fascisti) negli anni trenta a supporto della politica di ricerca del consenso del regime e dell’imperialismo fascista? Il fascismo universitario, battagliero e marziale nei suoi aspetti verbali e d’immagine, viene qui ricostruito per la prima volta nelle sue diverse caratteristiche costitutive, evidenziando la specializzazione dei singoli GUF in specifici settori della propaganda, dalla lotta alla democrazia e al comunismo, alla campagna antiborghese e antisemita, e al culto dell’impero. Questo aspetto in particolare – come l’analisi del «volontarismo goliardico» (gli studenti che si offrono volontari nelle guerre del fascismo rievocando i fasti risorgimentali e della prima guerra mondiale) – è un contributo inedito alla conoscenza delle scelte politico-operative del regime negli anni trenta. Attraverso interviste, spoglio di stampa e un’ingente documentazione archivistica, Simone Duranti approfondisce l’immagine di una élite di giovani che ha contribuito in maniera decisiva al consolidamento del regime, lavorando negli ambiti che il PNF mise loro a disposizione, da quelli culturali a quelli politico-propagandistici, con un atteggiamento solerte, disciplinato, ma anche aggressivo e geloso del proprio status e dei propri privilegi. I destini degli universitari che collaborarono con i GUF hanno alimentato dal dopoguerra il dibattito sugli intellettuali tra fascismo e antifascismo. In questo libro non si nega né si sminuisce il valore di percorsi e parabole individuali, ma si cerca di ristabilire le giuste proporzioni per un fenomeno troppo disinvoltamente considerato come tendenza di una generazione che, grazie anche al GUF, passa dal fascismo al suo opposto. In realtà la maggioranza di questa élite giovanile lavorò con entusiasmo ai progetti del fascismo, magari con atteggiamento critico ma mai antisistemico, all’insegna di quello che l’autore definisce lo «spirito gregario».

 

  DAL TESTO – “I giornalisti professionisti appaiono spesso, fra questi Virginio Gayda, Arnaldo Mussolini e i suoi esempi di stile fascista, ma soprattutto Guido Pallotta. E proprio quest’ultimo rappresenta l’esempio tanto del redattore quanto dell’ipotetico lettore di una rivista che esalta il volontarismo in armi, il sacrificio militare, lo spirito gregario e la disciplina del singolo di fronte ai destini fatali della patria. Pallotta serve da ponte fra vecchio e nuovo arditismo, è in grado con la sola sua presenza di stabilire un legame fra i legionari dannunziani e quei gufini dai quali ci si aspetta collaborazione. Angeletti svolge il ruolo di polemista antislavo in sede diplomatica e sostiene la necessità dell’espansione coloniale di popolamento. Non è sufficiente l’aumento dei commerci nel Mediterraneo e nell’Adriatico: si deve “esplodere dai nostri confini”, sicuri che “l’avvenire negherà fatalmente la vita a qualsiasi popolo che sia nemico dell’Italia. (…) Il predominio dell’Italia sull’Adriatico è un fatto assoluto”. La logica diplomatica di Angeletti si sostanzia nello spirito squadrista e del volontario di guerra, che non discute ma va in prima linea, che quando parla di logica rettilinea pensa alla velocità di un bagliore sulla baionetta. Al di là della scolastica, scevri da impedimenti diplomatici o da rigidezze di protocollo, noi interpretiamo la politica adriatica con tesi nate da logica veloce, da freddezza lineare preparatrice, da libertà, sprezzante aggressiva di legionari. Queste saranno le stesse parole dei legionari universitari in terra africana, con l’unica variante della missione di civiltà, tipica della tradizione retorico-pedagogica del fascismo che istruisce e tutela i sottomessi, inferiori materialmente e moralmente. Questo linguaggio aggressivo e superfascista è una delle caratteristiche che rendono omogenea la rivista. Espressioni come la seguente sarebbero certamente da riportare in un ipotetico campionario di fraseologia fascista e rappresentano una costante dei “Quaderni”, che contribuiscono a diffondere alla nuova generazione il bagaglio retorico irredentista: Ci teniamo a dichiarare che la nostra scienza concepita mobiliante nella rapidità dell’azione, riflessa dalla lucentezza di perfetti metalli, sognata al di fuori dei bivacchi, sospinta in cima allo spirito avventuroso di cercatori di terre e di idee, ha legato una pietra al collo ad un fantasma adriatico ormai di ricordi”.

 

  L’AUTORE – Simone Duranti è assegnista presso la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e allievo della Scuola Superiore di Studi di Storia Contemporanea dell’INSMLI. Si è occupato di antisemitismo e politica concentrazionaria, pubblicando su tali argomenti vari saggi e bibliografie ragionate.

 

  INDICE DELL’OPERA – Prefazione, di Enzo Collotti – Introduzione – 1. Il confronto con Zangrandi e Spinetti – 2. Temi della ricerca, precisazioni metodologiche e cronologiche – I. “Largo ai giovani” – I. “Quaderni di battaglie dalmatiche”, ovvero l’unificazione di vecchio e nuovo squadrismo dell’alba degli anni trenta – 2. Lo scontro generazionale: dalla difesa dei giovani alla deriva di una polemica – 3. L’attività giornalistica espressione della responsabilizzazione politica della gioventù – 4. L’autorappresentazione dei militari del GUF – 5. Ufficialità e intraprendenza fra centro e provincia: alcuni casi editoriali a confronto – 6. I giovani da valorizzare e l’astro nascente di Mezzasoma, motivatore e “normalizzatore” della gioventù degli atenei – 7. La subalternità della compagine femminile nel GUF: largo ai giovani, perché maschi – II. La svolta africana: i GUF per la conquista dell’impero – 1. La mobilitazione dei GUF per l’Africa orientale: Carlo Boidi ideatore del battaglione universitario – 2. IL GUF per il fronte interno: impegno giornalistico, formazione degli scritti e propaganda verso la popolazione – 3. Lo scontro con la Società delle Nazioni secondo l’impostazione dei GUF di Cremona e Bologna – 4. Memoria e retorica: il mito del legionario come riscatto delle “Umili origini” – 5. “Marciare”. Il GUF e la sua stampa in colonia – III. Antiborghesia e antibolscevismo: dai littoriali del lavoro alla guerra di Spagna – 1. La pedagogia dei GUF per i lavoratori: l’operaismo del GUF di Palermo e il “corporativismo autarchico” degli specialisti pisani – 2. L’organizzazione dei littoriali del lavoro come coronamento dell’impegno sul fronte corporativo – 3. La campagna antiborghese secondo due vicesegretari dei GUF: i libri di Gatto e Mezzasoma – 4. “L’eterno borghese” e il varo ufficiale della questione “antiborghese” – 5. GUF e guerra di Spagna – 6. “La marea rossa non passerà”: conduzione della crociata antibolscevica – 7. “Sangue purissimo sui ladri del GUF”: la gestione politica negli atenei del ricordo dei caduti di Spagna – 8. “Dio lo vuole”: la crociata spagnola, i distinguo dei mistici e la suggestione antisemita – IV. GUF e campagna razziale – 1. La pressione di “Vent’anni” sul mondo universitario – 2. La precisazione dell’impulso antisemita: stereotipi e classici del razzismo nella pubblicistica gufina – 3. IL GUF si organizza: l’imprimatur del partito agli studenti, “truppa d’assalto del razzismo fascista” – Epilogo. Il GUF verso l’ultimo conflitto – Bibliografia – Indice dei nomi