Nel segno dell'esilio. Riflessioni, letture e altri saggi Stampa E-mail

Edward W. Said

Nel segno dell'esilio. Riflessioni, letture e altri saggi

Feltrinelli, pagg.651, Euro 45,00

 

said_esilio.jpg  IL LIBRO - A quattro anni dalla morte, il carisma di Edward Said non accenna a diminuire. Critico letterario, musicista, militante palestinese, Said sfugge a ogni tentativo di classificazione: un intellettuale la cui influenza è ben lontana dall’essere confinata al mondo accademico. Nel segno dell’esilio rispecchia questa sua versatilità. È una raccolta di quarantasei saggi, scelti da Said stesso e scritti tra il 1970 e il 2000, su una sorprendente varietà di argomenti: la diaspora palestinese, i ricordi di gioventù al Cairo e Alessandria (con un saggio straordinario dedicato a una famosa danzatrice del ventre), il confronto tra culture, ma anche il machismo di Hemingway e l’epica di Tarzan. E ancora: George Orwell, Giambattista Vico, Naguib Mahfouz, Joseph Conrad, Antonio Gramsci, E. M. Cioran, T. E. Lawrence, W. S. Naipaul, Eric Hobsbawm, in ritratti che confermano Said come uno dei più importanti ed eleganti critici letterari del nostro tempo. Su tutti, il saggio che dà anche il titolo al libro: una riflessione profonda e intensa sull’esilio, il luogo impossibile attorno a cui ruotano la biografia e l’intero percorso intellettuale di Said, esilio che è anche il filo rosso che attraversa tutta questa raccolta di scritti, nella cui ricchezza e magnificenza l’elemento biografico e quello generale, il personale e il politico sembrano ricomporsi.

 

  DAL TESTO - "Scritti nell’arco di più o meno trentacinque anni, questi saggi e questi articoli restituiscono il senso complessivo del mio lavoro di insegnamento e di studio in un’istituzione accademica particolare, la Columbia University di New York: qui sono arrivato fresco di laurea nell’autunno del 1963, e qui sono rimasto come docente nel Dipartimento di inglese e letterature comparate. Al di là della soddisfazione per la durata della mia permanenza in un luogo, l’università americana, che per chi ci insegna e per molti che ci studiano resta ancora l’ultima vera utopia, è soprattutto New York ad aver giocato un ruolo decisivo sul tipo di lavoro critico e interpretativo che ho svolto, e di cui questo libro costituisce una sorta di archivio. Dinamica, elettrizzante, eclettica, carica di energia, instabile e totalizzante, New York è oggi ciò che Parigi è stata un secolo fa: la capitale del nostro tempo. Può apparire paradossale, per certi versi ridondante aggiungere che la centralità di questa città sia dovuta proprio all’eccentricità e al particolare mix dei suoi attributi, ma credo che in fondo corrisponda al vero. E non si tratta di un carattere sempre positivo e confortevole: soprattutto per chi vi risiede senza essere in qualche modo legato a interessi finanziari, immobiliari o nel mondo dei media, lo strano statuto di New York, ciò che ne fa una città diversa da tutte le altre, rappresenta più che altro un aspetto problematico nella vita quotidiana, dal momento che la marginalità e la solitudine dell’outsider possono facilmente avere il sopravvento sulla familiarità dell’abitarci.

  "Per buona parte del XX secolo la vita culturale di New York è parsa svilupparsi lungo mille rivoli, del resto evidenti, la maggior parte dei quali determinati dalla particolare collocazione geografica della città, principale porto d’accesso americano. Ellis Island, luogo par excellence dell’immigrazione, ha visto infrangersi sui suoi scogli ondate di popolazioni tra le più povere della società americana, per le quali New York rappresentava il primo e il più delle volte definitivo luogo di approdo: irlandesi, italiani, europei dell’Est di origine ebraica e non, africani, caraibici, mediorientali e asiatici. Da queste comunità migranti ha tratto origine buona parte dell’identità della città come cuore pulsante e centro radicale della vita politica e artistica, incarnato nei movimenti socialisti e anarchici, nella Harlem Renaissance e nelle sperimentazioni nel campo delle arti figurative, della fotografia, della musica, del teatro. Tali sradicate narrative urbane hanno via via acquisito uno status per certi versi canonizzato (come testimoniano i tanti musei, le scuole, le università, le sale da concerto, i teatri lirici e di prosa, le gallerie d’arte e le compagnie di danza) conferendo a New York quel suo particolare carattere di palcoscenico permanente, ma facendole progressivamente smarrire ogni reale contatto con le sue radici migranti. Come capitale dell’editoria, per esempio, New York non è più il luogo in cui scrittori ed editori d’avanguardia potevano avventurarsi in territori inesplorati, ed è invece diventata punto di massima concentrazione dei principali colossi mediatici globali. Anche Greenwich Village, cuore pulsante della bohème americana, ha da tempo smesso di battere, come del resto la maggior parte delle piccole riviste e delle comunità di artisti che la alimentavano. Quella che resta è una città di migranti e di esuli, in permanente tensione con il centro simbolico (e per lo più reale) dell’economia globalizzata del tardo capitalismo, il cui potere selvaggio, proiettato economicamente, militarmente e politicamente su ogni angolo del pianeta, dimostra una volta di più quanto l’America rappresenti oggi l’unica superpotenza globale."

 

  L'AUTORE - Edward W. Said è nato nel 1936 a Gerusalemme. Esiliato da adolescente in Egitto e poi negli Stati Uniti, è stato professore di Inglese e di Letteratura Comparata alla Columbia University di New York. Formatosi a Princeton ed Harvard, Said ha insegnato in più di centocinquanta Università e scuole negli Stati Uniti, in Canada ed in Europa. I suoi scritti sono apparsi regolarmente sul Guardian di Londra, Le Monde Diplomatique ed il quotidiano in lingua araba al-Hayat. Nel suo libro Orientalismo, - pubblicato per la prima volta nel 1978 - ha analizzato l'insieme di stereotipi in cui l'Occidente ha chiuso l'Oriente, anzi, l'ha creato. Questo saggio ha conosciuto un successo mondiale ed è più che mai di attualità perché rievoca la storia dei pregiudizi popolari anti-arabi e anti-islamici e rivela più generalmente il modo in cui l'Occidente ha percepito "l'altro". Edward W. Said ha sempre lottato per la dignità del suo popolo e contro coloro che hanno demonizzato l'Islam. Ex socio del Consiglio Nazionale Palestinese, fu un negoziatore "nell'ombra" del conflitto arabo-israeliano. A causa della sua pubblica difesa dell'autodeterminazione palestinese, a Said è stato impedito l'ingresso in Palestina per molti anni. Si è opposto agli accordi d'Oslo ed al potere di Yasser Arafat, che ha fatto vietare i suoi libri nei territori autonomi. Conosciuto tanto per la sua ricerca nel campo della letteratura comparata quanto per i suoi interventi politici incisivi, Said è stato uno degli intellettuali più in vista negli Stati Uniti. La sua opera è stata tradotta in quattordici lingue. E' morto a New York il 25 settembre 2003.

 

  INDICE DELL'OPERA - Introduzione. La critica e l'esilio - 1. Il labirinto delle incarnazioni - 2. Sense e sensibility - 3. Il corteggiatore dell'insolubile - 4. Una guerra civile interiore - 5. Letteratura araba dopo il 1948 - 6. Tra possibilità e costrizione - 7. Conrad e Nietzsche - 8. Vico e la disciplina dei corpi e dei testi - 9. Un turista in mezzo ai cani - 10. Dispacci amari dal Terzo mondo - 11. L'eminenza grigia - 12. Tra i credenti - 13. Opposizione, pubblico, referenti e comunità - 14. Esplosioni di significato - 15. Riti egizi - 16. Il futuro della critica - 17. Riflessioni sull'esilio - 18. Michel Foucault: 1927-1984 - 19. Rileggere l'orientalismo - 20. Il ricordo delle note suonate - 21. Come non farsi incoronare - 22. Foucault e l'immagine del potere - 23. L'orizzonte di R. P. Blackmur - 24. Il Cairo ricordato - 25. Attraverso gli occhi di un gringo - 26. Alla ricerca di Gillo Pontecorvo - 27. Rappresentare i colonizzati - 28. Dopo Mahfuz - 29. Il richiamo della giungla - 30. Il Cairo e Alessandria - 31. Omaggio a una danzatrice del ventre - 32. Introduzione a Moby Dick - 33. Una politica del sapere - 34. Identità, autorità e libertà - 35. L'incontro anglo-arabo - 36. Nazionalismo, diritti umani e il problema dell'interpretazione - 37. Traveling Theory vent'anni dopo - 38. Storia, letteratura e geografia - 39. Contra mundum - 40. Il genio di Bach, l'eccentricità di Schumann, la crudeltà di Chopin, il talento di Rosen - 41. Il ruolo dell'immaginazione nella costruzione delle nazioni - 42. Sulla sfida e la presa di posizione - 43. Dal silenzio al suono e... ritorno - 44. Sulle cause perse - 45. Tra mondi - 46. Lo scontro delle definizioni - Indice delle fonti