Pax deorum. La Religione Prisca di Roma Stampa E-mail

Claudio Rutilio

Pax deorum. La Religione Prisca di Roma

Sear Edizioni, pagg.208, Euro 15,00

 

pax_deorum.jpg  Claudio Rutilio, pseudonimo di Salvatore Ruta, editò e diresse dal 1959 al 1973 la rivista “Il Ghibellino”. Imprigionato nel campo di concentramento di Padula (SA) per aver preso parte in Sicilia, dopo il 1943, alla Resistenza contro gli invasori anglo-americani, fu membro del noto Gruppo dei Dioscuri, un sodalizio tradizionalista di ispirazione pagano-romana.

  Autore di studi e saggi dedicati alla romanità pagana, Ruta scrisse all’inizio degli anni Ottanta Pax deorum, un testo tanto agile quanto esaustivo per chiunque desideri approfondire la conoscenza della religione dei Romani. L’opera, pubblicata nel 1983 dal Centro Studi Tradizionali Arx di Messina, è stata encomiabilmente riproposta dalle Edizioni Sear nell’ambito della collana “Mnemosyne”, diretta da Renato del Ponte.

  «La religione di Roma – scrive Claudio Rutilio -, che il Dumézil definisce "arcaica" e che noi preferiamo qualificare come "prisca", fiorisce nel periodo intercorrente tra le origini e le guerre puniche. Essa è la manifestazione della religiosità dei popoli aryofoni o indoeuropei, portata dall'etnia italica dei fondatori dell'Urbe. Il fatto che abbiamo evidenziato i limiti temporali di quel fiorire non deve trarre a conclusioni premature. Nell'ambito di quel periodo, la religione romana presenta (non sono state ancora accolte divinità straniere ed i relativi culti) caratteristiche sue proprie, ben discernibili, mantenute insino alla soppressione del paganesimo, ma in parallelo alle acquisizioni dal mondo greco ed ellenistico».

  Dalle pagine del libro emerge la centralità del ‘rito’, sia pubblico sia privato, nella religione romana. Esso rappresentava lo strumento volto a favorire la pace degli Dei e degli Uomini. «Da qui – osserva l’Autore – l’intima connessione tra religione e politica, giacché la pace riguarda le comunità organiche dell’Urbe e i singoli che le sostanziano. Come non vi era culto che non fosse, direttamente o indirettamente, sotto la tutela dello Stato attraverso apposite magistrature religiose, così non vi era azione politica – civile o militare – che non fosse preparata da un conveniente fatto cultuale, senza che per questo la Respublica potesse dirsi teocratica».

  Al fine di mantenere la pax deorum, il Romano era legato «a tutta una serie di prescrizioni e di adempimenti che lo impegnavano quotidianamente e per tutta la vita, sempre che fosse a Roma o nella sua dimora o nell’esercito. Si può ben dire che il pio Romano che avesse almeno una religione famigliare, doveva esser sempre presente a se stesso, la qual cosa sta a dimostrare che è la “pratica” a condurre all’experientia religiosa. Si capisce come la tensione religiosa fosse elevatissima a Roma, ma non intendiamo sostenere con ciò che fosse, necessariamente, diffusa in senso ugualitario: non tutti esercitavano gli stessi atti di culto. Era il patriziato a sostenere il massimo onere ed onore religioso, sicché quando parliamo dell’uomo romano abbiamo in vista segnatamente il tipo del patrizio».

  Pax deorum. La Religione Prisca di Roma può essere acquistato presso le Edizioni Sear (via Statale, 11/D-1 - 42013 Casalgrande (Reggio Emilia) – tel. e fax 0522 999170 – posta elettronica: Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. ).