I «figli» di Hitler Stampa E-mail
a cura di K. Ericsson e E. Simonsen
 
I «figli» di Hitler. La selezione della «razza ariana», i figli degli invasori tedeschi nei territori occupati
 
Boroli Editore, pagg.204, Euro 14,00
 
 
  IL LIBRO – All’epoca del Terzo Reich si registrò il tentativo di "costruire" ex novo la pura razza "ariana" facendo accoppiare soldati delle SS con donne nordiche, ritenute "di buon sangue". Nacquero così all'interno del progetto razziale Lebensborn (fonte di vita) i cosiddetti "figli della guerra", divenuti dopo la sconfitta del Reich soggetti scomodi, avvolti dal silenzio generale, sui quali pesarono per anni la vergogna e i sensi di colpa di nazioni intere. In questo libro, attraverso una serie di saggi di diversi autori, vengono analizzati l'atteggiamento della pubblica opinione, la questione della nazionalità e del mantenimento, le soluzioni proposte a livello istituzionale ai vari problemi dopo la fine del conflitto, dove alla generosità e ai principi umanitari si alternavano troppo spesso espressioni di cinismo impensabili. Da ultimo vengono presentati alcuni casi personali. È infatti nella vita dei singoli "figli della guerra" e delle loro madri che si catalizzano e si sommano le conseguenze degli eventi storici: l'odio e la vendetta dell'opinione pubblica verso il "bastardo tedesco" o "la puttana del tedesco", il marchio di infamia impresso alle donne "fraternizzanti", i silenzi, il rifiuto. Proprio su questa crudele ripulsa poggia il dramma di quelle vite innocenti.
 
  DAL TESTO – “È probabile che a tutt’oggi molti «figli della guerra» ignorino ancora le loro vere origini e che altri ne siano venuti a conoscenza solo alla morte dei genitori adottivi; in parecchi casi, le leggi che vietavano l’accesso agli archivi e alle rispettive storie familiari furono modificati quando ormai i «figli della guerra» erano adulti se non addirittura anziani. Il silenzio tuttavia non era del tutto impenetrabile. Un cenno oggi, un’allusione domani, e nella loro mente nascevano dubbi e domande inquietanti ma, anche quando trovavano il coraggio di parlarne, non sempre ricevevano risposte dalla famiglia. Spesso era per proteggere i figli che si nascondeva l’identità del loro padre, ma non era questo il mezzo più adatto: non di rado i bambini subirono abusi, rifiuti e quasi sempre la condanna sociale. In molti di loro insorsero vere e proprie crisi di identità; in ogni caso persero comunque l’occasione di conoscere il proprio padre e i parenti tedeschi”.
 
  INDICE DELL’OPERA – Prefazione, di Kjersti Ericsson ed Eva Simonsen – Introduzione – PARTE I: L’EUROPA SETTENTRIONALE – Il Lebensborn e la tutela dei «figli della guerra» norvegesi e delle loro madri, di Kare Olsen – La fraternizzazione delle donne danesi, di Anette Warring – Silenzio pubblico e privato in Danimarca, di Arne Øland – Destinati alla deportazione: il dramma norvegese, di Lars Borgersrud – Storie di «figli della guerra» norvegesi, di Kjersti Ericsson e Dag Ellingsen – PARTE II: L’EUROPA OCCIDENTALE – Les enfants de boches: i «figli della guerra» francesi, di Fabrice Virgili – Stigmatizzazione e silenzio: le donne olandesi, i militari tedeschi e i loro figli, di Monika Diederichs – PARTE III: L’EUROPA ORIENTALE – Le regioni orientali occupate: tra sterminio e germanizzazione, di Regina Mühlhäuser – I bambini della Boemia e della Moravia, di Michal Simunek - Bibliografia