L'Arcadia è una terra straniera Stampa E-mail

Andrea Maglio

L’Arcadia è una terra straniera. Gli architetti tedeschi e il mito dell’Italia nell’Ottocento

Clean Edizioni, pagg.240, Euro 20,00

 

maglio_arcadia.jpg  IL LIBRO - I viaggi in Italia nel corso dell’Ottocento hanno caratteristiche particolari, poiché il fine culturale è sempre accompagnato da un aspetto formativo o dalla ricerca di modelli per progetti da realizzare nei paesi d’origine. Gli architetti tedeschi in particolare mantengono con l’Italia un legame strettissimo, proprio perché l’architettura ottocentesca in Germania trova nella tradizione italiana una costante fonte d’ispirazione. Grazie a materiale d’archivio in gran parte inedito, il volume mostra i casi più significativi, partendo dal noto episodio di Schinkel, per arrivare a quelli meno conosciuti di Leo von Klenze, figura principale della Monaco di Ludwig I, e di Friedrich August Stüler e Ludwig Persius, allievi di Schinkel e protagonisti della scena berlinese sotto il regno di Federico Guglielmo IV. Le tante immagini d’archivio riprodotte - disegni, acquerelli, dipinti - restituiscono l’immagine di un paese in rapida trasformazione, ma amato soprattutto per le vestigia del suo passato, per il paesaggio e la popolazione, tutti elementi che agli occhi degli stranieri contribuiscono a definire l’idea della perfetta Arcadia.

 

  DAL TESTO - “Uno dei tratti unificanti del variegato panorama dell’architettura tedesca dell’epoca è costituito proprio dalla centralità dell’esperienza italiana, fonte di ispirazione continua per tutto il secolo, come dimostra una lunga serie di edifici e progetti, dal teatro di Karlsruhe (1804-08) di Weinbrenner fino alla chiesa per il Kaiser Wilhelm a Berlino (1891-95) di Franz Schwechten. Da questo punto di vista, al composito mainstream neoclassico nei suoi più tardi esiti vanno ricondotte la tradizione neopompeiana, che produce forse una delle citazioni più fedeli nel Pompejanum di Aschaffenburg (1839-50) di Gärtner, e quella della villa “in stile italiano”, capace di un’ampia diffusione soprattutto a Berlino e il cui prototipo principale resta lo schinkeliano Charlottenhof (1826-29); anche la radice filoellenica, come dimostrano i casi di Weinbrenner e Klenze e l’insegnamento di Hirt, alla base dell’opera di Schinkel, si fonda sullo studio appassionato della Magna Grecia, così come l’evoluzione linguistica della scuola di Karlsruhe, dal rigore classico delle forme di Weinbrenner fino al Rundbogenstil di Hübsch, all’orientalismo di Hessemer e al neorinascimento di Josef Durm, nelle sue diverse facce continua a nutrirsi della tradizione italiana”.

 

  L'AUTORE - Andrea Maglio, architetto, è ricercatore in Storia dell’architettura presso la Facoltà di Ingegneria di Napoli, titolare del corso di Storia dell’architettura II. Già in occasione delle prime attività di ricerca, con la tesi di laurea e poi con il dottorato di ricerca, ha svolto tali attività in Germania, pubblicandone gli esiti in saggi e volumi: tra questi ultimi Hannes Meyer: un razionalista in esilio. Architettura, urbanistica e politica 1930-54 (2002) e Berlino prima del muro. La ricostruzione negli anni 1945-1961 (2003). Ha partecipato a progetti di ricerca di rilevanza nazionale e internazionale, fornendo contributi a convegni, oltre che in Italia, presso il Politecnico di Zurigo e la Hochschule für Bildende Künste di Braunschweig.

 

  INDICE DELL'OPERA - Prefazione, di Fabio Mangone – Introduzione – Karl Friedrich Schinkel e i prototipi del viaggio ottocentesco – Monaco e gli architetti di Ludwig: Leo von Klenze e Friedrich von Gärtner – Il “sogno italiano” dopo Schinkel: Friedrich Wilhelm IV, Friedrich August Stüler e Ludwig Persius – Il colore, l’antico e il “moderno”: da Jacob Ignaz Hittorff a Gottfried Semper – La Germania sud-occidentale: da Karlsruhe verso il Mediterraneo – La scuola berlinese nella seconda metà del secolo – Apparati