Bande nere Stampa E-mail

Paolo Berizzi

Bande nere. Come vivono, chi sono chi protegge i nuovi nazifascisti

Bompiani, pagg.288, Euro 17,50

 

berizzi_bandenere.jpg  IL LIBRO - Almeno centocinquantamila giovani italiani sotto i 30 anni vivono nel culto del fascismo o del neofascismo. E non tutti, ma molti, nel mito di Hitler. Un’area geografica che attraversa tutta la penisola: dal Trentino Alto Adige alla Calabria, dalla Lombardia al Lazio, da Milano a Roma passando per Verona e Vicenza, culle della destra estrema o, come amano definirla i militanti, radicale. Cinque partiti ufficiali (Forza Nuova, Fiamma tricolore, la Destra, Azione Sociale, Fronte sociale nazionale) — sei, se si considera anche il robusto retaggio di An ormai sciolta nel Pdl. Circa duecento tra associazioni, circoli e centri sociali sparsi nel paese; 63 sigle di gruppi ultrà (su 85) dichiaratamente di destra, e cioè il 75 per cento delle tifoserie che, dietro “il culto” della passione calcistica, compiono aggressioni e altre azioni violenze premeditate. Sono solo alcuni dei numeri di questa inchiesta. Sufficienti, comunque, a testimoniare che l’onda nera sta entrando potentemente nella nostra società, facendo proseliti tra i giovanissimi e con rapporti quantomeno ambigui con la destra istituzionale.

  Paolo Berizzi con freddezza, curiosità e passione ci accompagna in questo viaggio nell’area nera del nostro paese; un mondo per lo più di ragazzi, intessuto di riti e miti che consideravamo sepolti tra le macerie della Storia; un mondo fluido e magmatico, dai contorni tanto labili quanto inquietanti. Un mondo che, se non lasciasse tracce così marcate nella attualità, sarebbe difficile credere che esista davvero.

 

  DAL TESTO - "Al bar Quinto, tra via Pascarella e via Satta, alle quattro del pomeriggio spuma e ginger vanno via come il pane. Questo è l'orario degli anziani, che a Quarto Oggiaro (un quartiere della periferia nord di Milano) sono due terzi della popolazione. Passano un paio d'ore e la clientela cambia: arrivano i ragazzi in scooter, vent'anni al massimo; alcuni si presentano in gruppo, a piedi, i pantaloni larghi, le sneaker,i giubbotti e i piumini stretti sui fianchi, i capelli rasati o con la sfumatura alta. Qualcuno ha i basettoni che arrivano al mento. Si muovono a ondate, sciamano da un campetto all'altro. I "campetti", a Quarto Oggiaro, sono fazzoletti di verde delimitati da muretti e panchine di cemento stretti negli interstizi dei palazzoni popolari. Su 4 mila appartamenti low cost, l'80% è del comune - ce ne sono 700 occupati abusivamente. I "casermoni" dell'Aler - l'edilizia convenzionata- dagli anni sessanta, quando è nato il quartiere, hanno accolto l'immigrazione meridionale. Siciliana, campana, ma sopratutto calabrese. I "calabresi" di Quarto Oggiaro. Una storia trentennale attraversata da molte ombre. Famiglie di operai ma anche di uomini d'onore legati alle 'ndrine della piana di Gioia Tauro, di Catanzaro, di Reggio. La droga, da queste parti, è sempre stata cosa loro. Dei calabresi e dei siciliani. Clan alleati, attenti a non pestarsi i piedi e semmai a unire le forze in un cartello che ha retto a decine di operazioni di polizia. Nonostante i blitz che scattano periodicamente, Quarto Oggiaro resta un fortino dello spaccio di droga. E' una sorta di specialità del posto. E' cosi da quarant'anni. Una filiera con meccanismi rodati e protagonisti che si riproducono di generazione in generazione.

  "Fiumi di coca arrivano ogni settimana dalla Spagna importati direttamente dal Sudamerica e dall'Africa. Gli stocchisti delle "famiglie" li lavorano, preparano le dosi da distribuire sulla piazza di Milano. Non siamo a Scampia ma anche qui ci sono ragazzini usati come sentinelle. Sono i "pali" della malavita, considerati affidabili e sopratutto puliti. I narcos locali sono organizzati: mettono in pista i più giovani e intanto tengono alta l'asticella della sfida contro le forze dell'ordine. Spediscono le buste con proiettili ai dirigenti di polizia (è accaduto nell'estate del 2008 al coraggioso funzionario Angelo De Simone). Arginano l'emorragia di forza lavoro innescata dagli arresti. In un ambiente come questo, cosi chiuso a riccio, protetto da un'omertà difficile da scardinare, il 26 giugno 2008 per i poliziotti, l'unico modo per stranare la rete di spacciatori è stato piombare con gli elicotteri sui palazzi. Sorprenderli dall'alto. Alle prime luci del giorno. Risultato:29 persone in manette. Tutte legate alle famiglie crotonesi Sabatino-Carvelli. La banda, comandata dal boss Mario Carvelli, con lo spaccio di cocaina ed eroina guadagnava 800 mila euro al mese."

 

  L'AUTORE - Paolo Berizzi, 36 anni, è nato a Bergamo ed è laureato in Filosofia all’Università degli Studi di Milano. È inviato di “la Repubblica”. Scrive di cronaca e politica ed è autore di numerose inchieste: con quella sul lavoro nero e il caporalato nell’edilizia, poi confluita nel volume Morte a 3 euro. Nuovi schiavi nell’Italia del lavoro (Baldini Castoldi Dalai 2008), ha vinto il “Premio Guido Vergani – cronista dell’anno” 2007.

 

  INDICE DELL'OPERA - 1. Dove batte il cuore nero - 2. Roma o forte. I centri sociali di destra - 3. Dai Campi Hobbit ai Campi d'azione - 4. Milano camicia nera - 5. Quarto Oggiaro: tra saluti romani, pistole e 'ndrine - 6. I nazisti di Varese - 7. La Comunità giovanile di Busto Arsizio - 8. Le trattorie del Fascio - 9. Scuole e università - 10. La musica "alternativa" - 11. I libri, il cinema, i fumetti - 12. Fasci on line - 13. Neri da curva: il pianeta ultrà - 14. Fronte del Veneto - 15. I nipotini di Hitler e il turismo dell'orrore - Bibliografia - Indice dei nomi - Ringraziamenti