Il teatro italiano nel tempo del Fascismo Stampa E-mail

Gianfranco Pedullà

Il teatro italiano nel tempo del Fascismo

Titivillus, pagg.352, Euro 20,00

 

pedulla_teatro.jpg  IL LIBRO - Fondato su un ampio spoglio di fonti inedite, questo studio ha come oggetto la scena teatrale italiana durante il regime fascista, della quale vengono esaminate le tendenze organizzative (intervento dello Stato, sovvenzioni pubbliche, selezione delle compagnie) ed estetiche (crisi del teatro di tradizione, sviluppi della drammaturgia nazionale, avvento dalla regia). Particolarmente sensibile ai problemi di metodo, Pedullà si muove lungo la linea di una moderna storia sociale del teatro: i dati quantitativi si alternano alle notazioni culturali ed estetiche, i riferimenti alle scelte politiche del fascismo a spunti più generali sullo spettacolo italiano, con una speciale attenzione per l’avvento del cinema. Inoltre, attraverso la comparazione delle varie realtà europee e la descrizione dell’intensa attività di tournée delle compagnie italiane in Europa e nelle Americhe, l’autore apre la propria analisi ad un orizzonte internazionale. Nel ripercorrere i tratti dominanti del teatro in epoca fascista il volume, che mette in luce come in quegli anni si gettino le basi strutturali e linguistiche del sistema teatrale affermatosi nel dopoguerra, ci fornisce un documentato e approfondito capitolo di storia delta cultura italiana del Novecento.

  Si ripropone qui in maniera integrale la versione originale, già Premio I.D.I. Silvio d’Amico 1994 e Premio Diego Fabbri 1995.

 

  DAL TESTO - "L’intervento dello Stato – inaugurato negli anni Trenta dal fascismo attraverso un sistema di sovvenzionamento alle compagnie – conduce progressivamente il teatro verso un consolidato di interessi, un groviglio di vincoli e calcoli burocratici (borderò/contributi/scambi, favori e privilegi) che hanno ingessato la scena italiana. Quella che all’inizio del secolo era stata una "microsocietà" nobile e girovaga si mostra alla fine del Novecento sempre più come una corporazione stanca, che lotta per la riproducibilità di se stessa, nella speranza di non affogare nei flussi delle ricorrenti crisi economiche. Questo si accompagna al progressivo disinteresse di gran parte dei politici, che vedono il teatro come uno strumento di comunicazione sociale sempre meno spendibile sul piano del consenso elettorale. [...]

  "Rispetto a chi ancora si attarda a negare l’operatività di una cultura fascista autonoma, intesa come un corpus dottrinale da imporre all’insieme dei linguaggi e dei codici con i quali la società civile si esprime, bisogna rilevare come il problema sia spesso mal posto; non è possibile oggi affrontare la questione senza riferirsi costantemente alla nuova articolazione fra cultura di massa e medio-alta cultura affermatasi definitivamente nell’Italia degli anni Trenta. Un rapido cambiamento dello stesso sistema di produzione e consumo culturale connota, infatti, in maniera non episodica la nascente società italiana industrializzata1. Gli intellettuali, ai vari livelli di impegno e responsabilità, devono ora misurarsi con nuovi mezzi di divulgazione del sapere che cambiano il senso e la funzione della circolazione delle idee. Non si tratta più dell’egemonia di un sistema di pensiero rispetto ad un altro – e da questo punto di vista la parabola discendente del gentilianesimo negli anni Trenta è emblematica2 –, ma di un rapporto radicalmente diverso fra la sfera della cultura ed il mondo della politica. Questo nuovo livello di relazioni fra lo Stato e la società civile rivela una dimensione sovranazionale, coinvolgendo sicuramente molti paesi europei industrialmente avanzati dove la società mostra nei primi decenni del secolo, secondo scansioni differenziate, una serie di caratteri evidentemente di massa. In Italia questa esperienza decisiva per la vita nazionale avviene sotto il segno del fascismo, durante il quale si afferma un primato del pragmatismo politico, della propaganda e del consenso acritico di ampie masse di cittadini".

 

  L'AUTORE - Gianfranco Pedullà è nato a Crotone ma vive da molti anni in Toscana. Come studioso e come regista si è specializzato sul teatro europeo del Novecento. Ha organizzato mostre e spettacoli su Gordon Craig, ha approfondito il teatro di Tadeusz Kantor, Luigi Pirandello, Georg Büchner, Bertolt Brecht, Alfred Jarry, Samuel Beckett. Ha studiato a Parigi con Georges Banu, seguendo le prove dell’allestimento del Maharabharata di Peter Brook. Il suo testo Il teatro italiano nel tempo del fascismo (edito a Bologna nel 1994 da Il Mulino) ha ottenuto il Premio I.D.I. Silvio d’Amico 1994 per la storia del teatro italiano e il Premio Diego Fabbri 1995 dell’Ente dello spettacolo.

 

  INDICE DELL'OPERA - Prefazione alla seconda edizione - Introduzione (1. Teatro, cultura e fascismo - 2. Tradizione teatrale e società di massa - 3. Una storiografia separata - 4. I limiti della storia del teatro) - Cap. primo. Una crisi strutturale della scena (1. La crisi del "teatro all’antica italiana" - 2. Gli interventi dello Stato nel primo dopoguerra - 3.Teatro e fascismo negli anni Venti) - Cap. secondo. Il teatro non deve morire (1. I dati della crisi - 2. Le risposte alla crisi: proposte del popolo e progetti degli artisti - 3. Il progetto di Silvio d’Amico) - Cap. terzo. Un nuovo volto al teatro italiano (1. L’istituzionalizzazione del teatro - 2. Le sovvenzioni alle compagnie drammatiche - 3. Un nuovo sistema dello spettacolo - 4. Gli interpreti per il teatro di oggi e di domani) - Cap. quarto. La scena degli anni Trenta (1. Il Convegno Volta - 2. Un "teatro di massa" per l’Italia fascista - 3. Il teatro dell’epoca fascista - 4. Il teatro d’arte) - Cap. quinto. Il teatro italiano fuori d’Italia (1. La crisi delle tournées all’estero - 2. Il teatro italiano a Parigi - 3. Le tournées di Petrolini - 4. L’immagine della "nuova Italia" attraverso la scena - 5. Al di là dell’Oceano. Il teatro italiano in Sudamerica - 6. Le tournées di Bragaglia in America Latina) - Cap. sesto. Tra guerra e dopoguerra. Un’estetica media per la nazione (1. Con le armi della scena - 2. D’Amico e i cattolici nel conflitto mondiale - 3. Dopo il fascismo) - Il teatro di massa nel tempo del fascismo. Immagini - Appendice. Compagnie primarie di prosa (stagione 1935-36) - Indice dei nomi