Palestina borderline Stampa E-mail

Saree Makdisi

Palestina borderline. Storia di un'occupazione quotidiana

Isbn edizioni, pagg.288, Euro 29,00

 

makdisi_palestina_borderline.jpg  IL LIBRO - Questo libro non racconta storie di kamikaze, ma storie di persone comuni. Come quella di Sam Bahour, un uomo d’affari di Al bireh, di Mohammad Jalud, un agricoltore che vive a Qalqilya, di Samira che lavora a Gerusalemme. Esistenze che sarebbero banalmente normali, se non dovessero fare i conti con gli orrori di un’occupazione quotidiana: check point chilometrici, guardie armate, perquisizioni indiscriminate. Saree Makdisi viaggia nei Territori, scatta fotografie, raccoglie dati e informazioni sulle condizioni di vita dei palestinesi e spiega come il cosiddetto «processo di pace» nasconda di fatto il progressivo restringimento della geografia della Palestina e una serie di misure di sicurezza punitive imposte dallo Stato di Israele. Palestina borderline descrive la realtà di un Paese dai confini di filo spinato, ponendo finalmente l’essere umano al di sopra delle questioni politiche.

 

  DAL TESTO - "I palestinesi non sono membri della nazione ebraica e così, anche se alcuni hanno la cittadinanza nello Stato di Israele, non hanno diritto ai benefici riservati unicamente ai mebri della nazione (conferiti da «istituzioni nazionali» ufficialmente preposte come il Fondo nazionale ebraico). Secondo lo Stato di Israele non esiste niente di simile alla nazionalità israeliana perché, come ha espresso la Corte suprema in una sentenza all'inizio degli anni settanta, «non esiste una nazione israeliana distinta dal popolo ebraico. Il popolo ebraico è composto non solo dagli ebrei residenti in Israele, ma anche da quelli della diaspora». Diversi regolamenti militari in particolare riservano dei diritti agli ebrei non israeliani - «quelli che hanno il diritto di immigrare in Israele secondo la Legge del ritorno» - che vengono negati ai nativi palestinesi, tra cui, per esempio, la libertà di accesso ad alcune «zone militari chiuse». E se la possibilità degli ebrei nati fuori Israele di stabilirsi in Cisgiordania e a Gerusalemme Est, come ha fatto la metà dei coloni ebrei, viene fortemente incoraggiata da Israele, il diritto di palestinesi come Sam Bahour di fare ritorno alla terra di famiglia nei Territori occupati è strettamente limitato, se non addirittura del tutto negato nel caso della terra e delle case palestinesi all'interno dello stesso Israele. Le politiche del governo israeliano sostengono e sono dettate dalla convinzione che gli ebrei abbiano un diritto esclusivo su tutta la «Terra di Israele». Ogni giorno i palestinesi si vedono negare i permessi edilizi e spesso le loro case vengono abbattute, mentre il governo stanzia incentivi per agevolare gli ebrei e le loro famiglie a comprare o affittare un terreno nelle colonie costruite nei Territori occupati".

 

  L'AUTORE - Saree Makdisi nato a Washington e cresciuto a Beirut, insegna Inglese e Letterature Comparate all’UCLA. Ha scritto saggi critici sul Medio Oriente per il Chicago Tribune, San Francisco Chronicle, Los Angeles Times e An-Nahar (Beirut). Vive a Los Angeles.

 

  INDICE DELL'OPERA - Mappe - Nota dell'autore - Introduzione - Fuori - Dentro - Fuori e dentro - Sottosopra - Coda - Ringraziamenti