La marcia su Roma Stampa E-mail

Giulia Albanese

La marcia su Roma

Laterza, pagg.304, Euro 10,50

 

albanese_marcia.jpg  IL LIBRO - Pioggia, pioggia, ancora pioggia. Poco cibo, tende insufficienti e scarse armi. Le truppe fasciste concentrate a nord di Roma per l'attacco alla capitale sono stanche, bagnate e affamate quando si diffonde la notizia che Mussolini è stato nominato capo del governo. Ma l'entrata a Roma non coincide con la sua conquista, anzi in quei giorni la città continua a respingere i fascisti come nessun'altra, e gli scontri si fanno durissimi. Inizia così un nuovo racconto della marcia su Roma che finalmente spiega il ruolo giocato dalla violenza, il motivo per cui la classe dirigente politica non ha compreso subito la gravita degli avvenimenti, il modo in cui lo Stato liberale è crollato. E che mostra come la marcia non sia stata solo quella degli squadristi su Roma, ma anche l'invasione e la trasformazione degli equilibri di potere nelle altre città d'Italia.

 

  DAL TESTO - "A Cremona l'occupazione cominciò più tardi, verso le 19 del 27 ottobre: un gruppo di fascisti riuscì a entrare in questura e a spegnere la luce elettrica in tutto il palazzo. Lo stesso gruppo penetrò poi nell'ufficio del prefetto, senza incontrare alcuna resistenza da parte delle forze armate di guardia, e ne trattò la resa. Il prefetto, dopo qualche minuto di sorpresa, riuscì a riprendere in mano la situazione, cedendo il potere al comandante di presidio di zona e facendo rinchiudere in una stanza i quaranta fascisti che avevano tentato l'assalto della prefettura. Alcune ore dopo, verso le 22,30, un altro gruppo tentava nuovamente l'occupazione della prefettura, usando scale e corde per invadere il palazzo e lanciando automobili in corsa contro i blocchi delle forze dell'ordine per superare le barriere che circondavano gli uffici della prefettura. Gli scontri della serata provocarono quattro morti e alcuni feriti tra i fascisti e sette feriti tra le forze dell'ordine, mentre, nelle ore precedenti, tre persone erano morte a San Giovanni in Croce, fuori Cremona. [...]

  "Successivamente allo scontro, il prefetto riferì al ministero dell'Interno che la sua azione si era limitata alla cessione dei poteri al comandante di presidio. Non giustificò in alcun modo l'utilizzo della violenza nei confronti dei fascisti, sapendo che la sua iniziativa era legittimata dai telegrammi giunti nelle ultime ore e che, comunque, avendo lasciato il potere al comandante di presidio, non vi era da parte sua alcuna responsabilità".

 

  L'AUTRICE - Giulia Albanese, storica, svolge attività di ricerca presso l’Università di Padova. Sul rapporto tra violenza politica e crisi dello Stato liberale ha pubblicato Alle origini del fascismo. La violenza politica a Venezia 1919-1922 (Padova 2001) e Pietro Marsich (Verona 2003).

 

  INDICE DELL'OPERA - Prologo - 1. La politica del colpo di Stato - 2. La violenza politica - 3. Verso la marcia - 4. La marcia su Roma - 5. La marcia dopo la marcia - 6. Il primo anno di governo - Conclusione - Note - Ringraziamenti - Indice dei nomi