Bettino Craxi: l'ultima intervista Stampa E-mail

a cura di Marco Dolcetta

Bettino Craxi: l'ultima intervista

Aliberti Editore, pagg.161, Euro 16,00

 

dolcetta_craxi  IL LIBRO - Inseguito dalle procure, abbandonato da amici, sodali e clientesche hanno prosperato alla sua ombra negli anni della Milano da bere e dell'Italia da spartire, Bettino Craxi consuma l'ultima fase della sua vita nel duro esilio di Hammamet, minato nel fisico dalla malattia e nell'animo da una rancorosa, indomita volontà di risarcimento morale. Marco Dolcetta, giornalista indipendente e votato a imprese impopolari e politicamente scorrette, riesce a farsi concedere dal leader socialista una videointervista "a cuore aperto". Resterà un documento unico: una conversazione in qualche modo "definitiva" di Craxi con un giornalista. Il bilancio finale, amaro e in più punti umanamente toccante, di una vita. Un testo fino a oggi inedito. In quasi sei ore di "parlato", Benedetto Craxi detto Bettino ripercorre le tappe salienti della sua carriera politica. Da protagonista assoluto, fornisce la sua versione del tramonto della prima Repubblica esplorandone i retroscena, spesso inediti. Si sofferma sul rapporto fra Italia e Usa, passando naturalmente per Sigonella e per i numerosi strappi con l'amministrazione statunitense. E, a più riprese, sembra voler rompere il muro di silenzio sulle trame e i giochi di potere dei quali è stato testimone lavorando trent'anni nel Psi.


  DAL TESTO - "[...] non c'è dubbio che io non sono uno statalista - uno statalista nel senso collettivista burocratico - ma non credo neanche che l'industria di Stato meritasse la sorte che sta meritando, tenuta in scacco per anni e poi praticamente privatizzata obbligatoriamente a condizioni molto spesso discutibili. Non credo in generale che di per sé solo il capitalismo privato sia in condizioni di risollevare le sorti di un'economia in crisi. Guarda caso, appena hanno qualche difficoltà, a chi si rivolgono? A papà no? Un giorno è la rottamazione, un giorno è la cassaintegrati, un giorno è l'agevolazione fiscale, un giorno è il contributo diretto, un giorno è tanto altro... Un giorno saranno, e devono essere, i grandi lavori pubblici, grandi infrastrutture... Possibilmente non più ormai grandi investimenti industriali, perché i grandi gruppi che possono investire, o che hanno in animo di investire laddove sarebbe necessario investire, in grandi lavori pubblici, non ce ne sono. Eppure, senza un impegno pubblico, che comporta quindi tutta una serie di altri ragionamenti sulle spese dello Stato e sugli oneri dello Stato, ma non si può pensare di uscire da una crisi economica di questa portata, con uno sviluppo annuo del Pil dell'l,2 per cento, con una previsione - se tutte le cose vanno bene, e fino adesso non sono andate bene, i dati sono sempre stati inferiori alle previsioni - una previsione per l'anno prossimo del due per cento, per l'anno successivo non mi ricordo se del 2,5 per cento ... Dove andiamo a finire, dove si va a finire?".


  IL CURATORE -  Marco Dolcetta (Milano, 1951) è autore, produttore e regista di cinema, televisione e programmi radio. Tra i suoi saggi si ricordano Politica occulta (Castelvecchi, 1998), Nazionalsocialismo esoterico (Cooper & Castelvecchi, 2003) e Gli spettri del Quarto Reich (Bur, 2007). Collabora con diversi giornali e riviste tra cui «Panorama», «L'Espresso», «Le Monde», «Corriere della Sera», «L'Unità». Tiene corsi di filosofia della politica alla Sorbona di Parigi.


  INDICE DELL'OPERA - Introduzione - Bugiardi ed extraterrestri - Le false rivoluzioni - «Il mio governo non era fatto di comparse» - «Mi rifugio nei libri di storia» - «Da ragazzo ero un mistico» - «Ce ne sono sempre più bravi di me» - «La mia libertà è la mia vita» - I compagni bisogna sempre riunirli - Giochi di potere - «Quello che mi manca è il lavoro» - «È qui che si conclude la guerra d'Africa» - Garibaldi ha vissuto in Tunisia - «Del tutto casualmente scopro la Tunisia» - Cronologia - Indice dei nomi