Il «Corriere» tra Stalin e Trockij 1926-1929 Stampa E-mail

Salvatore Aponte

Il «Corriere» tra Stalin e Trockij 1926-1929

Fondazione Corriere della sera, pagg.600, Euro 12,00

 

aponte_corriere  IL LIBRO - Le corrispondenze da Mosca di Salvatore Aponte ci portano nel vivo della lotta politica apertasi all'interno del Partito comunista russo dopo la morte di Lenin. In particolare, nel conflitto per la “successione” e nello scontro frontale fra Stalin e Trockij per la guida del partito, grande importanza riveste la storia testuale del cosiddetto “Testamento” di Lenin. La genesi di questo documento e delle sue varianti, la sua diffusione, la storia della sua ricezione nella stampa italiana e internazionale, il ruolo dello stesso Aponte nella trasmissione del testo sono l’oggetto della ricostruzione di Luciano Canfora. Il suo ampio saggio introduce un’antologia di articoli e i carteggi – finora inediti – fra il giornalista e la direzione del «Corriere», raccontandoci l’appassionante vicenda di una “lettera non spedita”.

  DAL TESTO - "Al gran pubblico russo, che può informarsi soltanto a traverso la stampa sovietica e che conosce soltanto l'eloquenza politica dei comunisti, vien presentata di solito un'immagine del Fascismo mostruosamente deformata. Il Fascismo è il brutale spirito di violenza del reazionarismo borghese scatenato. Questa concezione bolscevica non si riferisce propriamente al Fascismo italiano: o meglio, al Fascismo italiano soltanto. Il Fascismo è una specie di «internazionale» della delinquenza politica, cui vanno immediatamente attribuiti tutti i misfatti che avvengano sotto un qualsiasi regime «borghese» ed antibolscevico: si tratti dello scandalo dei falsari ungheresi o dei «pogrom» antisemiti nei Balcani. Ed insomma il Fascismo è quella «peste del mondo» cui ogni buon cittadino dell'«Urss» ha il dovere di gridar «Doloi!» (abbasso!) almeno una volta al giorno.

  "[...] Ma l'Italia fascista che l'ex-ambasciatore sovietico a Roma presenta al suo uditorio non è quella delle orride oleografie bolsceviche. E l'uditorio dura qualche fatica ad orizzontarsi. «A questo proposito, - è costretto a dichiarare Kergenzef di tanto in tanto, descrivendo schematicamente i vari aspetti della odierna vita italiana, - devo dire che qui da noi non si hanno notizie esatte ... ». Egli non vuol certo esaltare l'Italia fascista. Oh, no. La sua fredda obbiettività, fatta di cifre più che di giudizi, non esita a volte a colorirsi leggermente di inimicizia. Ma questa obbiettività è già sufficiente a far balzare dalle parole dell'oratore la vivente realtà italiana: la saldezza del Governo, la forza del partito; sviluppo industriale ed agricolo, la grandiosità e la novità della concezione fascista dello Stato, la volontà di potenza della Nazione, l'aumentato prestigio nell'arena internazionale".

  L'AUTORE - Salvatore Aponte (Vico Equense, 1892–Parigi, 1956) Salvatore Aponte scrive per il «Corriere della Sera» dal 1926 al 1942. Dal 1926 al 1929 è corrispondente da Mosca.

  IL CURATORE - Luciano Canfora (Bari, 1942) insegna Filologia greca e latina presso l’Università di Bari. Tra le sue numerose pubblicazioni, tradotte in tutto il mondo, ricordiamo qui La biblioteca scomparsa (Sellerio, 1986), Giulio Cesare: il dittatore democratico (Laterza, 1999), Noi e gli antichi (Rizzoli, 2002), Il papiro di Dongo (Adelphi, 2005), La democrazia. Storia di un’ideologia (Laterza, 2006), Esportare la libertà. Il mito che ha fallito (Mondadori, 2007), Il papiro di Artemidoro (Laterza, 2008), Filologia e libertà (Mondadori, 2008) e, recentemente, La storia falsa (Rizzoli, 2008) e La natura del potere (Laterza, 2009).

  INDICE DELL'OPERA - Presentazione, di Piergaetano Marchetti - La lettera non spedita, di Luciano Canfora - Articoli - Carteggio - Nota biografica, di Margherita Marvulli - Appendice. Scritti di Lev Trockij - Indici - Elenco degli articoli di Salvatore Aponte nel «Corriere della Sera» (1926-1929) - Indice dei nomi