Il martirio di una nazione Stampa E-mail

Robert Fisk

Il martirio di una nazione. Il Libano in guerra

il Saggiatore Edizioni, pagg.832, Euro 35,00

 

fisk_Il_martirio_di_una_nazione  IL LIBRO - Sono passati sessant’anni da quando, nel 1948,l’esodo palestinese in Libano ha acceso la micciadi un intricato conflitto politico-religioso che ancoraoggi non si placa. Da allora il Libano ha smessodi essere il dolce paese dei cedri e degli ulivi, perdiventare una terra di dannazione eterna, affogatanel sangue delle sue numerose comunità confessionali.Siria e Israele lo hanno invaso e ne hanno fattoil campo di una battaglia fratricida: profughi e civilitrucidati senza pietà, città più volte assediate,bombardate e martoriate, esodi biblici mossi dal terrore.Continui attentati sanguinari hanno incrinatola fragilissima democrazia libanese.Da sempre testimone diretto di quegli eventi,Robert Fisk ripercorre la storia di una nazione martirizzatae del suo popolo, di una catastrofe politicae militare che l’irragionevolezza delle grandi potenzenon ha mai saputo e voluto evitare.
  Scritto da quello che il New York Times ha definitol’inviato di guerra più famoso al mondo, Il martiriodi una nazione fonde reportage di guerra e analisipolitica, diario personale e affresco storico, in un’epicae sconvolgente narrazione che scava nel passatoalla ricerca delle radici del dramma libanese.

  DAL TESTO - "Penso di essere stato in Libano perché credevo, in qualche modo, di essere un testimone della Storia, credevo di assistere con i miei occhi a una piccola parte degli epici avvenimenti che hanno plasmato il Medio Oriente dopo la Seconda guerra mondiale. Per bene che vada, i giornalisti siedono ai margini della Storia come i vulcanologi possono inerpicarsi fino alla bocca di un cratere fumante cercando di guardarvi dentro, allungando il collo per cercare di scorgere, oltre il bordo friabile e attraverso il fumo e la cenere, quello che avviene all’interno. E i governi si assicurano che le cose rimangano così. Io immagino che il giornalismo sia questo, o almeno dovrebbe essere questo: osservare ed essere testimoni della Storia e poi, malgrado i pericoli, i limiti e le nostre umane imperfezioni, riportarla il più onestamente possibile.
  "Gli storici accademici vedono il loro ruolo in modo diverso. Vanno alle fonti primarie, ai documenti delle parti avverse in un conflitto, ai verbali delle riunioni e delle sedute dei consigli dei ministri, ai dispacci militari. Posso capire il piacere di questa particolare ricerca della verità; il mio ultimo libro, una storia dell’Irlanda durante la Seconda guerra mondiale, ha richiesto anni di ricerche negli archivi inglesi e irlandesi e comprende cinquantasei pagine di note, due appendici e una bibliografia di quattro pagine. Ma al momento in Medio Oriente non sono disponibili prove documentarie di questo tipo. In Israele gli studiosi possono approfondire i primordi dello stato ebraico, ma non sono disponibili documenti contemporanei per chi volesse studiare il catastrofico coinvolgimento israeliano in Libano nel corso di questi ultimi anni. Quando nel 1982 gli uomini dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp) se ne andarono dal Libano, portarono con sé, sulle navi che li evacuavano in Tunisia e nello Yemen, una parte dei loro archivi. Alcuni finirono invece in mani israeliane. E la maggior parte fu distrutta a Beirut prima che Israele facesse il suo ingresso in città. In teoria i documenti siriani riguardanti il Libano dovrebbero essere custoditi dietro l’imponente facciata dei nuovi edifici dell’Archivio di stato in fondo al viale Quwwatli, a Damasco: un edificio di proporzioni titaniche davanti al quale è situata la statua di Hafez al-Assad, il presidente che ha sempre voluto essere il punto di riferimento del mondo arabo. Inutile dire che quei documenti non sono di libera consultazione per il pubblico".


  L'AUTORE - Robert Fisk è corrispondente da Beirut per l'Independent. Definito dal New York Times l'inviato di guerra più famoso al mondo, è l'unico giornalista occidentale ad avere intervistato Bin Laden (tre volte) e uno dei pochi a parlare arabo perfettamente. In Italia i suoi articoli sono apparsi su la Repubblica, l'Unità e Internazionale e i suoi libri sono bestseller in tutti i continenti.

  INDICE DELL'OPERA - Prefazione, di Lorenzo Trombetta - Introduzione - 1. Fotografie color seppia appese al muro. Szymon Datner e le fosse cinerarie di Auschwitz - 2. Le chiavi della Palestina. La fondazione di Israele e la diaspora palestinese - 3. Il pifferaio magico di Damasco. Ascesa e caduta dello stato libanese - 4. Il giardino delle delizie. Siriani, palestinesi e israeliani in Libano (1976-78) - 5. Il gentiluomo di Marjuyun. Le Nazioni Unite prigioniere in Libano - 6. Che vengano pure! Le milizie del Libano si preparano alla guerra del 1980-82 - 7. Niente bandiere bianche. Israele invade il Libano (giugno 1982) - 8. Il diario del becchino. L'assedio israeliano di Beirut (giugno-luglio 1982) - 9. Precisione chirurgica. Il bombardamento israeliano su Beirut (luglio-agosto 1982) - 10. L'alba a mezzanotte. L'Olp lascia Beirut Ovest, entrano gli israeliani (agosto-settembre 1982) - 11. Terroristi. Il massacro dei palestinesi a Sabra e Shatila (16-18 settembre 1982) - 12. Il vaso di Pandora. Giornalismo sotto assedio - 13. The Root. Il ritorno della forza multinazionale - 14. Beirut addio. L'Occidente umiliato a Beirut - 15. La ritirata. Gli israeliani costretti a lasciare il Libano meridionale (1983-85) - 16. Aspettami. Il Jihad islamico e il tormento del Libano - 17. Libertà. L'esercito israeliano si ritira - 18. Il massacro. L'artiglieria israeliana trucida centosei libanesi a Qana - 19. Post scriptum a una tragedia. Nuovo diario di guerra (estate 2006) - Ringraziamenti - Note - Cronologia degli eventi - Personaggi principali - Bibliografia - Indice analitico