Slanskij, 1952. Processo & impiccagione di un gerarca comunista Stampa E-mail

Josefa Slànskà

Slanskij, 1952. Processo & impiccagione di un gerarca comunista

Edizioni Ares, pagg.160, Euro 15,00

 

slanska_slanskij_1952  IL LIBRO - Rudolf Slànskij, che aveva scalato la gerarchia comunista cecoslovacca fino a diventare segretario del partito e poi vice-presidente del Consiglio dei ministri, cadde in disgrazia nel luglio 1951. vittima delle purghe staliniane, salì sul patibolo il 20 novembre 1952, dopo un processo farsa in cui si auto-accusò dei peggiori crimini contro il regime. Ben tragica farsa, con odiosa inflessione antisemita: Slànskij era ebreo. Il dott. Sommer, il medico che aveva drogato lui e gli altri imputati, si suiciderà anni dopo.
  Il libro raccoglie le strazianti memorie della vedova di Slànskij, con le brutalità di cui la famiglia fu oggetto dopo l’arresto di un uomo che fino a poco prima era stato uno dei più autorevoli feudatari dell’Urss. Sono allegati anche gli atti e le testimonianze del processo, per favorire una riflessione culturale, politica e morale su questa terribile pagina di storia, di intrinseco interesse documentario.
  Quando queste memorie si affacciarono in Occidente durante la «Primavera di Praga», in Italia, scrive Sergio Romano nella dettagliata Prefazione, «vi fu una certa riluttanza dell’opinione pubblica di sinistra ad affrontare un argomento che concerneva, sia pure indirettamente, anche il Partito comunista italiano. Nessuno, fra i membri e gli amici del Pci, aveva voglia di vedersi costretto a spiegare perché la fedeltà all’Urss avesse prevalso sui sentimenti di indignazione e riprovazione che quelle vicende avrebbero dovuto suscitare nei loro animi. Anche per questo un libro come quello di Josefa Slànskà merita di essere ricordato, letto e discusso».

  DAL TESTO - "Dopo un paio di giorni, secondo interrogatorio. In un ambiente diverso, molto più di effetto. Mi trasportarono in un altro chalet distante circa due chilometri. Il verbale, questa volta, lo doveva battere a macchina Janik. Non appena prese posto dietro la tavola, adottò un atteggiamento ufficioso ma anche visibilmente nemico. Mi presentarono alcuni cartellini dello schedario della nostra biblioteca. Volevano che io confessassi che era materiale di spionaggio. Con le mie migliori intenzioni, non potevo proprio accontentarli. Come organizzare del materiale di spionaggio con i cartellini di uno schedario, e le scritte dei nomi degli autori, l'anno e il titolo della pubblicazione, anche se i cartellini (e i loro sospetti si basavano soprattutto su questo) non erano tutti del medesimo colore? Mi minacciarono ripetutamente. Poi persero la pazienza e mi dissero che avrei dovuto scrivere un memoriale consegnando i fogli a Pavel Janik giorno per giorno. Al contrario, me ne guardai bene. «Non ha scritto niente, vero?», mi chiedeva con ironia Pavel Janik ogni volta che veniva per ritirare le confessioni. Dopo cinque o sei visite non mi domandò più nulla. «Lei non può lavorare con noi - mi disse -; potrà però lavare i pavimenti infangati, lavare la biancheria sporca dei guardiani e pulire i gabinetti. Questo lo potrà fare!». Era rosso di collera. Da allora vigilai anche l'arrivo del comandante perché non trovasse la nostra sorvegliante tra le lenzuola, quando dormiva fino a tardi dopo le nottate trascorse con i colleghi. Preferivo che non scoppiassero scene. Sapevo che Janik non desiderava che io lavassi i pavimenti e i gabinetti: me lo aveva ordinato in un momento di rabbia. Ma ormai la nostra sorvegliante riteneva che fosse giusto così e non faceva più niente. Visto che non puliva lei, lo facevo io".


  INDICE DELL'OPERA - Prefazione, di Sergio Romano - Premessa, di Curzia Ferrari - LE MEMORIE DI JOSEFA SLÀNSKÀ - 1. La trappola del Presidente - 2. «Lo sa anche Stalin» - 3. Raffinate sevizie - 4. «Firmi questo». «No!» - 5. Villeggiatura a Veselikov - 6. Il denaro di Gottwald - 7. Il monologo di Ruda - 8. Lavori forzati - 9. Esilio in patria - L'ATTO D'ACCUSA & LA SENTENZA - Una nuova congiura - La motivazione - L'INTERROGATORIO, L'AUTOACCUSA - 1. «Mai comunista!» - 2. Una nuova guerra - 3. Il complice Clementis - LA MACCHINAZIONE ANTIEBRAICA - Il retroscena antisemitico, di Mikulas Landa - Riti propiziatori, di Eduard Goldstucker - Slànskij come Tito - Lo schifoso Fischl - La risposta di Israele - Indice