Teofrasto, "Caratteri" Stampa E-mail

Teofrasto

Caratteri. Testo greco a fronte

Garzanti Libri, pagg. XLVIII-108, Euro 7,00

 

teofrasto_caratteri  IL LIBRO – Discepolo di Aristotele, Teofrasto (secc. IV-III a.C.) scrisse diverse opere filosofiche e storico-filosofiche, che gli meritarono un'indiscussa autorità per tutta l'antichità e il medioevo. La sua opera più celebre sono i Caratteri, breve e variopinta galleria di trenta "tipi umani", descritti con fine penetrazione psicologica. Quest'«aureo libretto» - come lo definisce Luigi Torraca nella sua introduzione - ci offre un quadro assai vivo «dell'Atene del IV secolo a.C., con la brulicante folla del mercato, con le botteghe, i bagni, le differenti classi sociali». Più che un trattato morale, quindi, i Caratteri sono un repertorio retorico a uso dei poeti comici, i cui personaggi peccano, più che contro l'etica, contro l'educazione, il buon gusto e la moda.

  DAL TESTO – "1 Molte volte già prima d'ora, ponendovi mente, mi sono meravigliato, e forse non finirò mai di meravigliarmi, come mai avvenga che non tutti abbiamo la stessa costituzione di caratteri, sebbene l'Ellade sia situata sotto un medesimo clima e gli Elleni siano tutti educati in modo analogo. 2 Per questo motivo, o Policle, dato che da lungo tempo mi sono volto ad osservare la natura umana e sono ormai giunto all'età di novantanove anni, poiché, inoltre, ho avuto pratica con molte e svariate indoli, e con grande attenzione ho posto a confronto gli uomini virtuosi ed i viziosi, ho ritenuto di dovere rappresentare in un'opera scritta i comportamenti che gli uni e gli altri hanno nella vita. 3 E così ti esporrò, categoria per categoria, quanti generi di caratteri si ritrovino negli uomini ed in qual modo essi regolino la loro condotta di vita. Ed invero, o Policle, io penso che i nostri figliuoli diverranno migliori, se ad essi saranno lasciate rassegne di tal genere: utilizzandole come termini di riferimento, essi sceglieranno di avere consuetudine di vita e pratica con gli uomini più rispettabili, perché non siano da meno di loro. 4 Ora, dunque, metterò mano alla trattazione: a te spetta venirmi dietro e giudicare se dico bene. Darò inizio al mio discorso da quelli che praticano la simulazione, omettendo di fare preamboli e di spendere molte parole intorno all'argomento. 5 E comincerò, in primo luogo, dalla simulazione e ne darò la definizione; poi, senz'altro, ritrarrò il simulatore, descrivendo quale egli sia e a quale indirizzo di vita sia portato; tenterò, quindi, di mettere in luce, come mi sono proposto, categoria per categoria, gli altri modi di essere".

  L’AUTORE - Teofrasto nacque attorno al 371 a. C. in Ereso, sull'isola di Lesbo, e fu il principale allievo e collaboratore di Aristotele, di cui continuò la scuola dopo la morte, nel 322 a. C. Morì a 85 anni, nel 287 a. C. circa.

  INDICE DELL’OPERA - Teofrasto: la vita - Profilo storico-critico dell'autore e dell'opera - Guida bibliografica - Caratteri morali - Proemio - I. La simulazione - II. L'adulazione - III. Il ciarlare - IV. La zotichezza - V. La cerimoniosità - VI. La dissennatezza - VII. La loquacità - VIII. Il raccontar fandonie - IX. La spudoratezza - X. La spilorceria - XI. La scurrilità - XII. L'inopportunità - XIII. Lo strafare - XIV. La storditaggine - XV. La villania - XVI. La superstizione - XVII. La scontentezza - XVIII. La diffidenza - XIX. La repellenza - XX. La sgradevolezza - XXI. La vanagloria - XXII. La tirchieria - XXIII. La millanteria - XXIV. La superbia - XXV. La codardia - XXVI. Il conservatorismo - XXVII. La goliardia tardiva - XXVIII. La maldicenza - XXIX. La propensione per i furfanti - XXX. L'avarizia - Note